Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

mercoledì 27 settembre 2017

Quando l’amore lascia segni

Sono sempre stata attratta dalla letteratura erotica, fin dai tempi del liceo. E ho pure due libri che adoro, che ho sfogliato fino alla consunzione delle pagine. Del Delta di Venere, mi piacevano le atmosfere conturbanti, spesso capaci di imporsi alla stessa trama delle storie; di Histoire d’O mi affascina il turbamento vischioso e nero che il racconto lascia in me. Entrambe parlano di sottomissione e di violenza, di ingiustificabili eccessi e di segni crudelmente lasciati sulla pelle. Tutto ciò, perché nasconderselo, è tremendamente sensuale.
Quel che un tempo sarebbe stato frettolosamente etichettato come “perversione”, oggi possiede invece un pedegree ed un nome che fa decisamente chic. Perché il bondage è ormai sulla bocca di molti, sdoganato da libri campioni d’incasso e conseguenti filmetti per pubblico di bocca buona. Ma il bondage è una filosofia, non una questione di tecniche di annodamento (manco si trattasse di una specialità per “Giovani Marmotte”); è un affare serio, che mette in gioco emozioni potenti (la paura, il sadismo, il possesso, l’abbandono) e squaderna intimità fin lì ben nascoste. Farsi domande sul bondage vuole quindi dire non limitarsi ad un articoletto di costume, buono per solleticare il risolino imbarazzato della signora dalla parrucchiera, ma ci costringe ad una riflessione preliminare scomoda. 
E se tutto questo, che la morale comune etichetta come “robe da malati”, in fondo mi piacesse? 
Forse che la predisposizione per i corsetti, i velluti e le mascherine mi parla di un desiderio latente, che magari aspetta solo il momento giusto di palesarsi? 
Del resto la mia curiosità ha derivazioni nobili, che non sembrano legate alla semplice soddisfazione della libido. Parte dalle tante letture, intrufolandosi nei territori dell’arte pittorica e della fotografica; campi dove il sesso pare potere essere finalmente rappresentato senza falsi pudori borghesi, per la sua ancestrale capacità di fungere da chiave di lettura, ora e sempre, dei moti inconsulti dell’anima. Si pensi ai tanti artisti che hanno rappresentato corpi costretti, torsi ed arti avvinghiati da cinghie e da lacci, pose oscene e sante, capaci di evocare il vizio come la santità. Anche il BDSM, a dispetto della lettura parodistica prodotta da giornaletti e scandalismo d’accatto, nella sua teatralità esasperata rimanda al desiderio artistico, surrealista quasi, di rappresentare la realtà contemporanea. Cosa allora meglio di un dipinto del pittore Saturno Buttò (https://www.facebook.com/Saturno-Butto-60953827784/), o negli scatti del fotografo siciliano Turi Avola (https://turiavola.carbonmade.com/)?  



Come prima lezione, propedeutica, si può dire che questo è un mondo dove non sentirete mai pronunciare la rituale frase: vorrei tanto fare sesso stasera, purtroppo ho un terribile mal di testa (oddio, potrebbe anche… probabilmente finirebbe però per essere interpretata da partner come un invito ad utilizzare sull’arto dolorante, in maniera letterale, una terapia d’urto). 

Come seconda lezione, d’introduzione, si potrebbe aggiungere che, contrariamente al quel che normalmente si pensa, non si tratta di un mondo di bieca violenza e cieca sottomissione. Basterebbe fare un giro sulle pagine di moltissimi sex blogger, che spiegano tecniche ed illustrano risultati, raccontano storie e insegnano come aggiungere pepe alle vite ingrigite dalla sciapa “missionaria”.


Ma di cosa parliamo quando diciamo amore alternativo? Dell’amore costretto dalle corde e della bellezza disegnata dal frustino sulla natica nuda? Oppure dei segni interiori che rimangono dopo avere avuto un tale tipo di rapporto? Per capirci qualcosa non si può dunque non partire da noi stesse, senza farci condizionare dai tabù che ci autoimponiamo. Allora, come l’acolista anonima che si autodenuncia in apertura di riunione, anche io posso affermare: 
Salve, sono Ilaria e anche io amo l’amore che mi lascia qualche traccia sul corpo! 
E, parlando molto colle amiche, posso assicurare che quel gruppo conterebbe davvero tante e tante persone…Ma cosa ci piace di quella mortificazione? Forse quel che ci piace sono proprio i segni che rimangono, che ci ricordano l’essere state possedute, lacerate, strappate…. Insomma, che ci ricorda come ci siamo concesse interamente, mente, corpo ed orgoglio, all’uomo che amiamo. Ecco, le sento le voci che si alzano, le vedo le dita rabbiosamente spinte verso l’alto per domandare parola… Vi capisco, se fossi in voi anche io nel pubblico pagante mi inalbererei: ma come? Dopo tanti anni di femminismo, di discussioni furiose e di costose sedute dagli psicanalisti, siamo ancora qui a fremere per un uomo dominatore? Un maschio che impartisce ordini umilianti? Si tratta di una domandona, ne convengo. Perché rimane difficilissimo capire come possiamo sentirci attratte, ancora più che da un uomo, da un siffatto meccanismo.
Il cinema può aiutare, per meglio completare il percorso di autoanalisi, se non proprio per darci le risposte cercate. Come non ricordare le conturbanti scene del Portiere di notte? Come non andare a quel gioiellino bondage di Segretary (altro che Trenta sfumature…)? Per non dire del Tokio decadence, o del trasgressivo e urticante Elle. E dopo tante immagini sullo schermo mi ritrovo a pensare al mio passato, rendendomi conto che il ruolo della slave (colla minuscola, perché in questo mondo tutto ha una sua logica) probabilmente mi si addice assai più che quello della Mistress. Volendo fare una piccola concessione al mio Ego scosso potrei dire che sarei comunque una slave imperfetta, immediatamente pronta a scatenare una ribellione per rivendicare il diritto alla consensualità.
Dopo il cinema, si passa alla lettura del bloggers, davvero illuminanti e didattici assai più dell’Enciclopedia Treccani. Mi sono ad esempio imbattuta nei 10 consigli per “la sottomessa novizia e eterosessuale”, che ha il merito di mettere in guardia dal pericolo di affidarsi ad un Master manipolatore (anche chiamato Master “Incubo”). Altre volte l’incontro è stato più divertente. Come considerare il sito che ti rende edotta sull’uso alternativo di tanti comodi oggetti per cucinare? Com’altro potresti usare il frullino per montare le uova? Suvvia, un po’ di creatività! Ed il cucchiaio di legno della padella?    
Una cosa però l’ho capita: qui non si scherza, ed è meglio affidarsi al sapere di un Master vero e proprio, uno di quelli che, da anni e anni, si applica a ridare dignità da epoca del libertinaggio a questa particolare forma di passione.        
 
11 domande al Master Alcor Le Catene

Cosa significa BDSM e quando ha iniziato a diffondersi in Italia? 
Con l’acronimo BDSM si individua che stiamo parlando di: “Bondage-Disciplina” (BD), “Dominazione-Sottomissione” (DS) e “Sadismo-Masochismo” (SM). Personalmente sono 30 anni che concepisco e vivo questa potente forma di Erotismo… in Italia saranno almeno 40 anni o forse qual cosina di più durante i quali si è cominciato a “codificare” questo “movimento erotico”.

Intorno al BDSM esiste molta confusione, spesso alimentata dal moralismo. Tuttavia il cattolicesimo ha la sua parte nell’alimentarlo, pensa ad esempio all’iconografia dei santini cattolici (che io trovo di grande sensualità, soprattutto le martiri). Che differenza c'è tra BDSM e Sado-Masochismo? Sono tra di loro in rapporto?
Il pregiudizio verso il BDSM è dilagante. Sicuramente il moralismo, in una società vessata dai dogmi religiosi, ne è la maggior causa. Interessante questa tua osservazione sui santini cattolici; una sensualità espressa e dipinta nel momento del martirio, come l’espressione anche erotica di una estasi mistica…
Non ritengo, però, ci siano affinità con l’iconografia dei santini cattolici…
È altresì vero che possiamo ritrovare riferimenti alla Sacra Inquisizione, in quanto il pensiero di “torturare” (eroticamente!) accende forti pulsioni; ci sono persone che si costruiscono macchinari evocativi di antichi strumenti medioevali di tormento. Ovviamente anche tipologie moderne di torture erotiche, supportate dalla tecnologia dirompente, avanzano sempre più in questo settore. Il Sado-Masochismo è un astro della galassia BDSM, quindi vi è uno stretto rapporto; questo connubio si esprime sempre in un rapporto tra una parte dominante ed una remissiva. Il Sado-Maso, come dicono le parole stesse, è il rapporto tra due forme erotiche estreme, tra due “Nature”. Il Sadico si eccita a dominare la controparte procurandogli dolore in qualsiasi forma; il Masochista si eccita a subire dolore, sia fisico che mentale.

Il BDSM ha come fine il raggiungimento del piacere sessuale o può avere anche un semplice valore artistico-culturale? Per parte mia penso che sia, dal punto di vista estetico, molto bello a vedersi. Che
cosa spinge una persona ad avvicinarsi al BDSM?
Il piacere sessuale è quasi sempre uno degli obiettivi, quando si tratta di erotismo. Nel BDSM il sesso lo vedo più che altro come una opzione, dipendente dalla visione e mentalità delle persone coinvolte. Ci tengo comunque ricordarti che questo “Mondo”, di elevato tenore erotico, pone le sue basi sulla complementarietà erotico-mentale tra due individui, oltre che l’attivazione del sistema erotico-emozionale. Nella Natura umana si possono individuare persone con caratteristiche erotiche dominanti e altre con caratteristiche remissive (oppure con caratteristiche miste di queste due componenti). Questi concetti sono assolutamente mentali, poiché è la Mente che tutto crea, soprattutto in termini erotici; la complementarietà delle pulsioni (ad esempio: il mio sadismo è complementarizzato dal tuo masochismo). L’espressione artistica è spesso esplicitata attraverso alcune forme facenti parte di questo movimento erotico, ad esempio nel Fetish ( cioè ispirato al feticismo, con particolare riferimento a capi di abbigliamento o ad accessori eroticamente aggressivi o all’esaltazione di dettagli) e nel Bondage (quella pratica che si basa sulla costrizione fisica del partner mediante legature, cappucci, bavagli, ecc.). Ciò che spinge una persona ad avvicinarsi al BDSM direi che è la propria “Natura”, la consapevolezza di rispondere a certe pulsioni ed emozioni nonché la curiosità di condividerle con un’anima complementare.

Chi pratica BDSM? Esistono categorie sociali? Ne sono più attratte le donne? O più gli uomini? 
Pratica BDSM chi è spinto dalla curiosità di dare una risposta alle proprie pulsioni-emozioni, una volta captate dalla propria sensibilità e spirito di osservazione… almeno per me è stato così… Non ho mai riscontrato diverse categorie sociali. Non saprei dirti se sono attratte più le donne o gli uomini e in quali ruoli maggiormente; una volta anch’io pensavo che gli uomini avessero maggiori pulsioni dominanti (visione egocentrica? J), ma invece mi sbagliavo… credo ci sia una equa distribuzione delle pulsioni e dei ruoli.

Si parla sempre di “consensualità”, non si rischia però, all’interno di un rapporto di coppia, di farsi prendere dal desiderio di “puntare sempre più in alto”, finendo per focalizzare l’intera sessualità sul concetto di "famolo strano"? Cioè, la location “letto di casa” non rischia di diventare alla fine troppo banale e troppo poco eccitante?
La differenza tra BDSM e “famolo-stranismo”, a mio avviso, è molto spiccata; nel BDSM vi è la ricerca di esprimersi mossi da un concetto estremamente erotico-mentale-emozionale, mentre nel “famolo-strano” vi è una espressione spiccatamente sessuale, pur nella ricerca di variare situazioni, eventualmente con l’ausilio di alcuni oggetti in comune con il BDSM. La Consensualità, nel BDSM, è necessaria, ed è uno dei principi che ne specifica il movimento erotico stesso; mancante la Consensualità parlerei di violenza.

Leggendo l'Histoire d'O ho notato come la donna sia spesso “oggettivizzata”; insomma finisca per perdere, a poco a poco, oltre che la sua indipendenza, anche la sua Anima. La cultura BDSM non alimenta la discriminazione di genere, non riduce i diritti delle donne?
Histoire d’O parla di una fortissima esperienza nella quale, nel ruolo di schiava, cioè la parte remissiva, vi si trova una donna. Ma nel BDSM il ruolo remissivo può essere inteso anche per un uomo. Ovviamente tali pulsioni vengono vissute parimenti nel pianeta Gay, Lesbo, Trav o Trans. Il BDSM non è legato a congetture filo social-politiche, ma esprime semplicemente, in modo “onesto”, la propria Natura erotica.
Quali danni ha fatto “Cinquanta sfumature di grigio”?
A mio avviso, ma non solo mio, questo film ha creato molta confusione. È un film paradossale che ha estremizzato alcuni concetti; un film-favola erotico.

È vero che il BDSM spesso finisce per sfociare nell’adozione di pratiche di scambismo?
Non mi risulta.

Che cosa spinge una persona a sottomettersi ad un'altra? Amore? Dedizione? Bisogno di compiacere?
Bella domanda… La mia Natura erotica è dominante ed alle volte ho chiesto alle mie partner remissive la tua stessa domanda. La risposta che ho sempre avuto è stata: “è la mia Natura e quando mi trovo in sintonia con una persona in cui sento la sua forza dominante verso di me, mi sento appagata, emozionata, viva e voglio donare tutta me stessa”. Diventa uno stile di vita che però non deve essere inteso come un segno di debolezza; anzi nella maggioranza dei casi è esattamente il contrario. Infatti per donarsi serve Consapevolezza, forza di Volontà, determinazione e Amore. L’Amore per me è un pilastro del BDSM, ma non inteso ineluttabilmente come il “classico” concetto che conosciamo nel sociale; ogni “Sessione” è sorretta dalla forza d’Amore. Altro pilastro fondamentale del BDSM, è la Fiducia… totale! Se non c’è Fiducia decade il concetto culturale di questo movimento erotico. Ovviamente succede anche nel BDSM che due persone possano innamorarsi e decidere di condividere la vita o parte di essa, come nella vita “normale” e formare una Famiglia.

Cosa spinge una persona al desiderio di sottometterne un'altra? Desiderio di possesso? Narcisismo sfrenato?
Anche in questo caso sono le pulsioni e le emozioni della propria Natura erotica a delinearne il desiderio, complementariamente a quanto scritto sopra per il ruolo sottomesso. Scattano meccanismi di varia Natura: desiderio di possesso perché no, narcisismo forse, sadismo (a vari livelli), oggettivizzazione del soggetto remissivo, ma soprattutto il desiderio di scavare, da parte del Dominante, nella Mente del suo sottomesso, in particolare per espandere i confini mentali, andare oltre alla ricerca di più ampie emozioni, sempre seguendo i concetti più importanti del rapporto, che deve essere Sano, Sicuro e Consapevole.

Prima mi hai parlato di “torture” erotiche. Che cosa intendi per “Torture”? In pratica, cosa succede durante una “Sessione” tra il Dominante ed il remissivo?

Nel Mondo BDSM si usa effettivamente una dialettica non usuale tra i “normali” e vengono utilizzate parole “forti” che vanno ad imprimersi nella Mente di entrambi, in particolare quando tali parole vengono pronunciate, con preponderanza e perentoriamente, dalla parte dominante verso quella complementare. Le “Torture” erotiche partono sempre dall’imprinting mentale ed emozionale che il Dominante riesce a creare verso il sottomesso; una sorta di pathos codificato dal sistema endorfinico. Ma considerando che i confini devono essere estesi ulteriormente, al “preludio” mentale possono seguire azioni determinate sul corpo del sottomesso, che viene messo a dura prova. Importante è la conoscenza che ha il Padrone della psiche del suo complementare, in modo che intenda bene i limiti invalicabili del sottomesso o le possibilità di imprimere sempre più determinazione nelle sue azioni, per “usarlo” in modo impeccabile, per arrivare all’Anima. In gergo del BDSM, il luogo dove si svolgono le “Sessioni” viene chiamato “Dungeon”, immaginando e come se fosse una prigione medioevale. Tale luogo (che nella maggioranza dei casi è la camera da letto o lo scantinato di una delle due parti oppure una camera di albergo) ha in se una attrezzatura di base (portata in genere dal Dominante): corde, manette, frustini e fruste, clip o mollette, collare e guinzaglio, cinghia, dildi, catene, candele di cera, divaricatori, stimolatori elettrici ed altri oggetti. In genere i Dominanti sono definiti: Mistress o Padrona se donna, Master o Padrone se uomo. Mentre i sottomessi sono slave o schiavo/schiava a seconda del sesso. Le variabili possono essere veramente infinite.

2 commenti:

  1. Bellissimo articolo, finalmente un po' di luce sull'eros libero.Brava la giornalista a raccontare l'esperienza del Master.Ottimo,9 e mezzo con lode.

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  2. Ricollegandomi al discorso della moralità cattolica : Flavia, la monaca musulmana 1974. E' un film però che richiede una certa predisposizione, è realizzato da un documentarista che in quell'occasione ha voluto strutturare una pellicola come se fosse un racconto teatrale in tre atti, e si tratta di Gianfranco Mingozzi. Un libro interessante invece è La donna d'ombra di Martin Luisge

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