Sono sempre stata attratta
dalla letteratura erotica, fin dai tempi del liceo. E ho pure due libri che adoro,
che ho sfogliato fino alla consunzione delle pagine. Del Delta di Venere, mi piacevano le atmosfere conturbanti, spesso
capaci di imporsi alla stessa trama delle storie; di Histoire d’O mi affascina il turbamento vischioso e nero che il
racconto lascia in me. Entrambe parlano di sottomissione e di violenza, di
ingiustificabili eccessi e di segni crudelmente lasciati sulla pelle. Tutto
ciò, perché nasconderselo, è tremendamente sensuale.
Quel che un tempo sarebbe
stato frettolosamente etichettato come “perversione”, oggi possiede invece un pedegree ed un nome che fa decisamente
chic. Perché il bondage è ormai sulla
bocca di molti, sdoganato da libri campioni d’incasso e conseguenti filmetti
per pubblico di bocca buona. Ma il bondage
è una filosofia, non una questione di tecniche di annodamento (manco si
trattasse di una specialità per “Giovani Marmotte”); è un affare serio, che
mette in gioco emozioni potenti (la paura, il sadismo, il possesso,
l’abbandono) e squaderna intimità fin lì ben nascoste. Farsi domande sul bondage vuole quindi dire non limitarsi
ad un articoletto di costume, buono per solleticare il risolino imbarazzato
della signora dalla parrucchiera, ma ci costringe ad una riflessione
preliminare scomoda.
E se tutto questo, che la morale comune etichetta come
“robe da malati”, in fondo mi piacesse?
Forse che la predisposizione per i corsetti,
i velluti e le mascherine mi parla di un desiderio latente, che magari aspetta
solo il momento giusto di palesarsi?
Del resto la mia curiosità ha derivazioni
nobili, che non sembrano legate alla semplice soddisfazione della libido. Parte
dalle tante letture, intrufolandosi nei territori dell’arte pittorica e della fotografica;
campi dove il sesso pare potere essere finalmente rappresentato senza falsi
pudori borghesi, per la sua ancestrale capacità di fungere da chiave di
lettura, ora e sempre, dei moti inconsulti dell’anima. Si pensi ai tanti
artisti che hanno rappresentato corpi costretti, torsi ed arti avvinghiati da
cinghie e da lacci, pose oscene e sante, capaci di evocare il vizio come la
santità. Anche il BDSM, a dispetto della lettura parodistica prodotta da
giornaletti e scandalismo d’accatto, nella sua teatralità esasperata rimanda al
desiderio artistico, surrealista quasi, di rappresentare la realtà
contemporanea. Cosa allora meglio di un dipinto del pittore Saturno Buttò (https://www.facebook.com/Saturno-Butto-60953827784/), o
negli scatti del fotografo siciliano Turi Avola (https://turiavola.carbonmade.com/)?
Come prima lezione, propedeutica, si può dire che questo è un mondo dove non sentirete mai pronunciare la rituale frase: vorrei tanto fare sesso stasera, purtroppo ho un terribile mal di testa (oddio, potrebbe anche… probabilmente finirebbe però per essere interpretata da partner come un invito ad utilizzare sull’arto dolorante, in maniera letterale, una terapia d’urto).
Come seconda lezione, d’introduzione, si potrebbe aggiungere che, contrariamente al quel che normalmente si pensa, non si tratta di un mondo di bieca violenza e cieca sottomissione. Basterebbe fare un giro sulle pagine di moltissimi sex blogger, che spiegano tecniche ed illustrano risultati, raccontano storie e insegnano come aggiungere pepe alle vite ingrigite dalla sciapa “missionaria”.
Ma di cosa parliamo quando
diciamo amore alternativo? Dell’amore
costretto dalle corde e della bellezza disegnata dal frustino sulla natica
nuda? Oppure dei segni interiori che rimangono dopo avere avuto un tale tipo di
rapporto? Per capirci qualcosa non si può dunque non partire da noi stesse,
senza farci condizionare dai tabù che ci autoimponiamo. Allora, come l’acolista
anonima che si autodenuncia in apertura di riunione, anche io posso affermare:
Salve, sono Ilaria e anche io amo l’amore
che mi lascia qualche traccia sul corpo!
E, parlando molto colle amiche,
posso assicurare che quel gruppo conterebbe davvero tante e tante persone…Ma
cosa ci piace di quella mortificazione? Forse quel che ci piace sono proprio i
segni che rimangono, che ci ricordano l’essere state possedute, lacerate,
strappate…. Insomma, che ci ricorda come ci siamo concesse interamente, mente,
corpo ed orgoglio, all’uomo che amiamo. Ecco, le sento le voci che si alzano, le
vedo le dita rabbiosamente spinte verso l’alto per domandare parola… Vi
capisco, se fossi in voi anche io nel pubblico pagante mi inalbererei: ma come?
Dopo tanti anni di femminismo, di discussioni furiose e di costose sedute dagli
psicanalisti, siamo ancora qui a fremere per un uomo dominatore? Un maschio che
impartisce ordini umilianti? Si tratta di una domandona, ne convengo. Perché
rimane difficilissimo capire come possiamo sentirci attratte, ancora più che da
un uomo, da un siffatto meccanismo.
Il cinema può aiutare, per
meglio completare il percorso di autoanalisi, se non proprio per darci le
risposte cercate. Come non ricordare le conturbanti scene del Portiere di notte? Come non andare a
quel gioiellino bondage di Segretary (altro che Trenta sfumature…)? Per non dire del Tokio decadence, o del trasgressivo e
urticante Elle. E dopo tante immagini
sullo schermo mi ritrovo a pensare al mio passato, rendendomi conto che il
ruolo della slave (colla minuscola,
perché in questo mondo tutto ha una sua logica) probabilmente mi si addice
assai più che quello della Mistress.
Volendo fare una piccola concessione al mio Ego scosso potrei dire che sarei
comunque una slave imperfetta,
immediatamente pronta a scatenare una ribellione per rivendicare il diritto
alla consensualità.
Dopo il cinema, si passa
alla lettura del bloggers, davvero illuminanti e didattici assai più
dell’Enciclopedia Treccani. Mi sono ad esempio imbattuta nei 10 consigli per
“la sottomessa novizia e eterosessuale”, che ha il merito di mettere in guardia
dal pericolo di affidarsi ad un Master manipolatore (anche chiamato Master
“Incubo”). Altre volte l’incontro è stato più divertente. Come considerare il
sito che ti rende edotta sull’uso alternativo di tanti comodi oggetti per
cucinare? Com’altro potresti usare il frullino per montare le uova? Suvvia, un
po’ di creatività! Ed il cucchiaio di legno della padella?
Una cosa però l’ho capita:
qui non si scherza, ed è meglio affidarsi al sapere di un Master vero e
proprio, uno di quelli che, da anni e anni, si applica a ridare dignità da
epoca del libertinaggio a questa particolare forma di passione.
11 domande al Master Alcor Le Catene
Cosa significa BDSM e quando
ha iniziato a diffondersi in Italia?
Con
l’acronimo BDSM si individua che stiamo parlando di: “Bondage-Disciplina” (BD),
“Dominazione-Sottomissione” (DS) e “Sadismo-Masochismo” (SM). Personalmente
sono 30 anni che concepisco e vivo questa potente forma di Erotismo… in Italia
saranno almeno 40 anni o forse qual cosina di più durante i quali si è
cominciato a “codificare” questo “movimento erotico”.
Intorno
al BDSM esiste molta confusione, spesso alimentata dal moralismo. Tuttavia il
cattolicesimo ha la sua parte nell’alimentarlo, pensa ad esempio all’iconografia
dei santini cattolici (che io trovo di grande sensualità, soprattutto le
martiri). Che differenza c'è tra BDSM e Sado-Masochismo? Sono tra di loro in
rapporto?
Il
pregiudizio verso il BDSM è dilagante. Sicuramente il moralismo, in una società
vessata dai dogmi religiosi, ne è la maggior causa. Interessante questa tua
osservazione sui santini cattolici; una sensualità espressa e dipinta nel
momento del martirio, come l’espressione anche erotica di una estasi mistica…
Non
ritengo, però, ci siano affinità con l’iconografia dei santini cattolici…
È
altresì vero che possiamo ritrovare riferimenti alla Sacra Inquisizione, in
quanto il pensiero di “torturare” (eroticamente!) accende forti pulsioni; ci
sono persone che si costruiscono macchinari evocativi di antichi strumenti medioevali
di tormento. Ovviamente anche tipologie moderne di torture erotiche, supportate
dalla tecnologia dirompente, avanzano sempre più in questo settore. Il
Sado-Masochismo è un astro della galassia BDSM, quindi vi è uno stretto
rapporto; questo connubio si esprime sempre in un rapporto tra una parte
dominante ed una remissiva. Il Sado-Maso, come dicono le parole stesse, è il
rapporto tra due forme erotiche estreme, tra due “Nature”. Il Sadico si eccita
a dominare la controparte procurandogli dolore in qualsiasi forma; il
Masochista si eccita a subire dolore, sia fisico che mentale.
Il
BDSM ha come fine il raggiungimento del piacere sessuale o può avere anche un semplice
valore artistico-culturale? Per parte mia penso che sia, dal punto di vista
estetico, molto bello a vedersi. Che
Il
piacere sessuale è quasi sempre uno degli obiettivi, quando si tratta di erotismo.
Nel BDSM il sesso lo vedo più che altro come una opzione, dipendente dalla
visione e mentalità delle persone coinvolte. Ci tengo comunque ricordarti che
questo “Mondo”, di elevato tenore erotico, pone le sue basi sulla
complementarietà erotico-mentale tra due individui, oltre che l’attivazione del
sistema erotico-emozionale. Nella Natura umana si possono individuare persone
con caratteristiche erotiche dominanti e altre con caratteristiche remissive (oppure
con caratteristiche miste di queste due componenti). Questi concetti sono assolutamente
mentali, poiché è la Mente che tutto crea, soprattutto in termini erotici; la complementarietà
delle pulsioni (ad esempio: il mio sadismo è complementarizzato dal tuo
masochismo). L’espressione artistica è spesso esplicitata attraverso alcune
forme facenti parte di questo movimento erotico, ad esempio nel Fetish ( cioè ispirato al feticismo, con particolare riferimento a
capi di abbigliamento o ad accessori eroticamente aggressivi o all’esaltazione
di dettagli) e nel Bondage (quella pratica
che si basa sulla costrizione fisica del partner mediante legature, cappucci,
bavagli, ecc.). Ciò che spinge una persona ad avvicinarsi al BDSM direi
che è la propria “Natura”, la consapevolezza di rispondere a certe pulsioni ed
emozioni nonché la curiosità di condividerle con un’anima complementare.
Chi
pratica BDSM? Esistono categorie sociali? Ne sono più attratte le donne? O più
gli uomini?
Pratica
BDSM chi è spinto dalla curiosità di dare una risposta alle proprie pulsioni-emozioni,
una volta captate dalla propria sensibilità e spirito di osservazione… almeno
per me è stato così… Non ho mai riscontrato diverse categorie sociali. Non
saprei dirti se sono attratte più le donne o gli uomini e in quali ruoli
maggiormente; una volta anch’io pensavo che gli uomini avessero maggiori
pulsioni dominanti (visione egocentrica? J), ma invece mi sbagliavo… credo ci sia
una equa distribuzione delle pulsioni e dei ruoli.
Si
parla sempre di “consensualità”, non si rischia però, all’interno di un
rapporto di coppia, di farsi prendere dal desiderio di “puntare sempre più in
alto”, finendo per focalizzare l’intera sessualità sul concetto di "famolo
strano"? Cioè, la location “letto di casa” non rischia di diventare alla
fine troppo banale e troppo poco eccitante?
La
differenza tra BDSM e “famolo-stranismo”, a mio avviso, è molto spiccata; nel
BDSM vi è la ricerca di esprimersi mossi da un concetto estremamente erotico-mentale-emozionale,
mentre nel “famolo-strano” vi è una espressione spiccatamente sessuale, pur
nella ricerca di variare situazioni, eventualmente con l’ausilio di alcuni
oggetti in comune con il BDSM. La Consensualità, nel BDSM, è necessaria, ed è
uno dei principi che ne specifica il movimento erotico stesso; mancante la Consensualità
parlerei di violenza.
Leggendo
l'Histoire d'O ho notato come la
donna sia spesso “oggettivizzata”; insomma finisca per perdere, a poco a poco, oltre
che la sua indipendenza, anche la sua Anima.
La cultura BDSM non alimenta la discriminazione di genere, non riduce i diritti
delle donne?
Histoire
d’O parla di una fortissima esperienza nella quale, nel ruolo di schiava, cioè
la parte remissiva, vi si trova una donna. Ma nel BDSM il ruolo remissivo può
essere inteso anche per un uomo. Ovviamente tali pulsioni vengono vissute
parimenti nel pianeta Gay, Lesbo, Trav o Trans. Il BDSM non è legato a
congetture filo social-politiche, ma esprime semplicemente, in modo “onesto”,
la propria Natura erotica.
Quali
danni ha fatto “Cinquanta sfumature di grigio”?
A mio avviso, ma non solo mio, questo
film ha creato molta confusione. È un film paradossale che ha estremizzato
alcuni concetti; un film-favola erotico.
È
vero che il BDSM spesso finisce per sfociare nell’adozione di pratiche di
scambismo?
Non
mi risulta.
Che
cosa spinge una persona a sottomettersi ad un'altra? Amore? Dedizione? Bisogno
di compiacere?
Bella
domanda… La mia Natura erotica è dominante ed alle volte ho chiesto alle mie
partner remissive la tua stessa domanda. La risposta che ho sempre avuto è
stata: “è la mia Natura e quando mi trovo in sintonia con una persona in cui
sento la sua forza dominante verso di me, mi sento appagata, emozionata, viva e
voglio donare tutta me stessa”. Diventa uno stile di vita che però non deve
essere inteso come un segno di debolezza; anzi nella maggioranza dei casi è
esattamente il contrario. Infatti per donarsi serve Consapevolezza, forza di Volontà,
determinazione e Amore. L’Amore per me è un pilastro del BDSM, ma non inteso
ineluttabilmente come il “classico” concetto che conosciamo nel sociale; ogni “Sessione”
è sorretta dalla forza d’Amore. Altro pilastro fondamentale del BDSM, è la
Fiducia… totale! Se non c’è Fiducia decade il concetto culturale di questo
movimento erotico. Ovviamente succede anche nel BDSM che due persone possano
innamorarsi e decidere di condividere la vita o parte di essa, come nella vita
“normale” e formare una Famiglia.
Cosa
spinge una persona al desiderio di sottometterne un'altra? Desiderio di
possesso? Narcisismo sfrenato?
Anche
in questo caso sono le pulsioni e le emozioni della propria Natura erotica a
delinearne il desiderio, complementariamente a quanto scritto sopra per il
ruolo sottomesso. Scattano meccanismi di varia Natura: desiderio di possesso
perché no, narcisismo forse, sadismo (a vari livelli), oggettivizzazione del
soggetto remissivo, ma soprattutto il desiderio di scavare, da parte del
Dominante, nella Mente del suo sottomesso, in particolare per espandere i
confini mentali, andare oltre alla ricerca di più ampie emozioni, sempre
seguendo i concetti più importanti del rapporto, che deve essere Sano, Sicuro e
Consapevole.
Prima
mi hai parlato di “torture” erotiche. Che cosa intendi per “Torture”? In
pratica, cosa succede durante una “Sessione” tra il Dominante ed il remissivo?
Nel
Mondo BDSM si usa effettivamente una dialettica non usuale tra i “normali” e
vengono utilizzate parole “forti” che vanno ad imprimersi nella Mente di
entrambi, in particolare quando tali parole vengono pronunciate, con
preponderanza e perentoriamente, dalla parte dominante verso quella
complementare. Le “Torture” erotiche partono sempre dall’imprinting mentale ed
emozionale che il Dominante riesce a creare verso il sottomesso; una sorta di
pathos codificato dal sistema endorfinico. Ma considerando che i confini devono
essere estesi ulteriormente, al “preludio” mentale possono seguire azioni
determinate sul corpo del sottomesso, che viene messo a dura prova. Importante
è la conoscenza che ha il Padrone della psiche del suo complementare, in modo
che intenda bene i limiti invalicabili del sottomesso o le possibilità di
imprimere sempre più determinazione nelle sue azioni, per “usarlo” in modo
impeccabile, per arrivare all’Anima. In gergo del BDSM, il luogo dove si
svolgono le “Sessioni” viene chiamato “Dungeon”, immaginando e come se fosse
una prigione medioevale. Tale luogo (che nella maggioranza dei casi è la camera
da letto o lo scantinato di una delle due parti oppure una camera di albergo)
ha in se una attrezzatura di base (portata in genere dal Dominante): corde,
manette, frustini e fruste, clip o mollette, collare e guinzaglio, cinghia,
dildi, catene, candele di cera, divaricatori, stimolatori elettrici ed altri
oggetti. In genere i Dominanti sono definiti: Mistress o Padrona se donna,
Master o Padrone se uomo. Mentre i sottomessi sono slave o schiavo/schiava a
seconda del sesso. Le variabili possono essere veramente infinite.
Bellissimo articolo, finalmente un po' di luce sull'eros libero.Brava la giornalista a raccontare l'esperienza del Master.Ottimo,9 e mezzo con lode.
RispondiEliminaRicollegandomi al discorso della moralità cattolica : Flavia, la monaca musulmana 1974. E' un film però che richiede una certa predisposizione, è realizzato da un documentarista che in quell'occasione ha voluto strutturare una pellicola come se fosse un racconto teatrale in tre atti, e si tratta di Gianfranco Mingozzi. Un libro interessante invece è La donna d'ombra di Martin Luisge
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