Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

domenica 10 settembre 2017

Questa sera a casa di Luca…



Ma la sera a casa di Luca  che musica c’è, poiché la sera a casa di Luca ognuno è nient’altro che se’…




Luca è tra le persone più vere che io abbia mai incontrato, un esempio di quanto sia per me pieno di sorprese questo strano, stranissimo, 2017. Siamo seduti ad un tavolo di caffè, che pare tanto un bistrot della rive gauche, a parlare come se assieme rincorressimo le nuvole in cielo. Perché le nuvole non sono altro che figurine candide ed eteree, che sfilano eleganti lassù nel cielo azzurro.


Ci vuole del resto stile, molto e parecchio, per uscire un giorno allo scoperto, e dichiarare al mondo da che parte si sta.Per dire a tutti – non gridare, no… quello lasciamolo ai tanti benpensanti che intasano bacheche e prime pagine – che non si è solo figli di Adamo o di Eva, ma anche di Lilith (oltre che, potenzialmente, di un’altra mezza dozzina di angeli ribelli). 
Ci vuole tanto stile per fare un passo avanti, uscendo dal coro, e fare notare al maestro che al cantare l’alleluja si preferirebbe il ben più licenzioso happy birthday Mr President.

Luca ha inseguito quel che era fin da piccolo, quando c’era chi si preoccupava perché al calcio preferiva i giochi con le bambine, senza adombrarsi più di tanto se nella gita scolastica delle superiori i coetanei lo rifiutavano come compagno di camera. Tante altre volte basta poco per stroncare una piantina, farla seccare e morire. Fortunatamente questo non è il caso di Luca, che è cresciuto all’interno di una famiglia straordinaria, capace di accogliere un ragazzo un poco ribelle e molto artista, preferendo la prospettiva di avere un figlio felice a uno triste, anche se vestito dei panni grigi di un ragioniere dell’estrema provincia meccanica. Poi quel ragazzo, seguendo un’inclinazione che non è stata uccisa, si scopre appassionato di piume di struzzo, boa e trucchi. Si apre un nuovo mondo, una vita fatta di lustrini e paillettes.

E Luca rinasce a nuova vita.

Il primo passo sul cammino del travestitismo è quello fatto inseguendo la carovana magica del cosplay, agghindandosi come il Pokemon preferito. E, tra raduni di Super Saiyan e starship troopers, dopo alcuni premi vinti per l’originalità del travestimento, si compie il passo che porta ad indossare le vesti di questa o quella icona cinematografica del passato ... happy birthday Mr President.
Luca è bravo a cantare, e sul palcoscenico si muove benissimo. Ha del resto fatto sue le lezioni della Non Scuola alle superiori; così decide di compiere il grande passo, e diventa Star per una notte nello spettacolo di Nerico, star dell’underground ravennate. Solo per una notte? Ma siamo proprio così sicuri? La verità è che, da quel momento, Luca non è più sceso dal palco. Come Drag queen ha vinto poi premi ai concorsi, sempre cercando forme di comunicazione artistica che fossero completamente sue.

Adesso siamo qui, seduti ad un tavolino che potrebbe essere il Cafè de Flore di Jean Paul Sartre e di Simone de Beauvoir, e che, solo per una sbagliata piega spazio-temporale, si trova a Ravenna nel 2017. Siamo qui seduti, e Luca mi spiega come ci siano vari stili nel travestimento: da quello più tradizionale (avete presente Priscilla regina del deserto?), che basa tutto sulla parodia dell’ibrido, fino a quello più originale, dove è l’arte a prevalere. Ma poiché io sono di coccio, Luca decide di prendermi per mano in modo da farmi comprendere le tante distinzioni esistenti. Perché il transessuale non è semplicemente un “travestito”, bensì un en travesti. Ha quindi una tradizione artistica consolidata, che risale alla scena berlinese della Repubblica di Weimar, quando austeri padri di famiglia si esibivano nel famoso locale “Eldorado” (cfr. Vladimir Luxuria, Eldorado, Bompiani, 2001) per arrotondare lo stipendio falcidiato dalla grande crisi del ‘29. E poi via in una sfilza di sottocategorie, accomunate dal solo fatto di condividere, come prefisso, la parola “trans”.

Insomma, vi assicuro che muoversi nel mondo della varietà dei genere è veramente un’impresa; mi sono cioè sentita come Teseo, alle prese con l’ennesima scelta all’interno del labirinto costruito da quel genio BSDM di Dedalo. Una cosa però l’ho capita, e bene: essere Drag rappresenta una vocazione complicata, perché necessita di tanto tempo ed assorbe moltissimo denaro (pensate solo a quanto occorre per elaborare i costumi, tutti fantastici, ed “indossare” tutto quel trucco). Anche perché una Drag queen che si rispetti non può certo sfoggiare le orrende scope di saggina esposte nei negozi cinesi, ed un paio di zeppe numero 46 non possono che essere trovate nell’unico, specializzatissimo e costosissimo, negozio nel capoluogo.

Ora Luca è Aurora Perla Madonna, un nome d’arte che è nato accostando quello delle due principesse Disney con Madonna Ciccone. A mio parere si tratta di un nome perfetto per Luca, anche considerando che questi deve piantarsi come un chiodo nella memoria di chi frequenta gli spettacoli. E quello scelto da Luca, anche in virtù di una sottile e spassosa ironia, si ricorda molto bene.

Ma qual è la vita di una Drag? Vi assicuro che non è per nulla banale. Deve anzitutto sapersi vestire, truccare e muovere esattamente come una donna; anzi no, come “LA” donna (intesa come quintessenza della femminilità). Del resto ci vogliono giorni di preparazione, intessuti di un’infinita pazienza, per nascondere le fattezze maschili; come occorre una non comune perizia per stendere un buon fondotinta e nello scegliere la parrucca più adatta. Ma alla fine, come per incanto, esiste solo Aurora; e non importa a quanti possa dispiacere, perché lei è autentica. Esattamente quanto Luca. Perché, per dirla come Agrado nel film di Pedro Almovodar, una è più autentica quanto più somiglia all’idea che ha sognato di se stessa.

Ps: Ringrazio vivamente il mio amico (o amica del cuore) dott. archeologo Simone Barbieri per la consulenza storica; come ringrazio Gabriele che mi ha permesso di conoscere Luca, a cui vanno tutto il mio affetto e stima.    










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