Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

martedì 19 settembre 2017

separate alla nascita. Number 8: il prof di religione delle medie

Prima che lo Stato offrisse agli studenti la possibilità di essere esentati dall'ora di religione, questa non si poteva assolutamente evitare. Del resto non esisteva proprio che un ragazzo, o una ragazza, non ricevesse tutti i sacramenti, non fosse presente all'ora di dottrina o non frequentasse le compagnie dell'oratorio. Per le famiglie era spesso motivo di vanto avere un chierichetto che servisse messa, per non parlare della figlia animatrice dei pulcini della parrocchia.
Tutti, credenti o meno, comunisti o no, come tanti Pepponi dovevamo ricevere le benedizioni ed i rimproveri dai Don Camillo di turno (magari i preti avessero avuto la grandezza del personaggio uscito dalla penna di Guareschi). Ebbene, io alle medie avevo il prete più imbarazzante della provincia. Quello che cercava senza tregua di fare il piacione, l'amicone degli studenti e soprattutto delle studentesse. Insomma, quello che non perdeva occasione per elargire sorrisi e sfoderare battute che neanche nel peggior bar di Caracas… 
E non è tutto. Il canonico aveva anche l'abitudine di bullizzare i più deboli ed i più timidi, sostenendo che lo faceva per il loro bene perché così avrebbero ricevuto una bella scossa. E questo, per un nostalgico del regime, abituato al nero delle vesti e dell’anima, era un perfetto sinonimo di buona salute. Insomma, si diceva convinto che gli scapaccioni alla base del collo e le grasse battute sull’aspetto fisico delle persone avrebbe aiutato a formato il carattere dei più somari, dei più "stravaganti" e pure degli effemminati. 
Date le premesse una bambina filosofica qual ero io, molto riservata con i coetanei, ma pure capace di esprimersi in maniera ostinatamente contraria al pensiero comune (sul modello di Bartleby lo scrivano, avete presente quello col suo solito “preferirei di no”; perché se venivo chiamata interrogata in matematica quella era sempre la mia invariabile risposta…), finivo per diventare la sua vittima naturale. 
Ricordo in particolare un episodio, legato ad un abito giallo che mi stava effettivamente malissimo (avevo solo 13 anni, e quel vestito mi infagottava al punto da farmi sembrare un enorme girasole). Quel giorno il prof, che tanto più bello di me certo non era, e che ricordo tutto orgoglioso della capigliatura resa corvina da una tintura fatta in casa, si ferma davanti a me. Mi squadra bene, poi si mette a raccontare alla classe la famosa battuta di Celentano:

“Sapete cosa fa un passero di 20 chili su un albero?”.
Silenzio tra i presenti, al che il religioso prorompe in un barbarico: “Ciooooop!” 
Per poi così concludere: “Ilaria oggi sembri proprio un passerone” (ebbene sì, proprio questa parola ha detto…).
Tra le risate della classe, il darsi di gomito generale e le lacrime a stento trattenute posso giurarvi di averlo odiato, e di avergli augurato di crepare tra i più atroci dolori. Ebbene, forse sarò che sono una fattucchiera; oppure sarà che qualcun altro lassù si era alla fine rotto i coglioni (perché il prete era davvero un pessimo rappresentante della ditta), fatto sta che il religioso in questione è stato da lì a poco richiamato alla casa madre.

 Ahimè, caro il mio prete bello, cenere eravamo e cenere diventeremo.

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