Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

domenica 22 aprile 2018

Il grande freddo, ovvero quella santa di Maria Maddalena



Nelle chiacchiere tra amiche uno dei principali leit motiv riguarda l’inevitabile noia che prende dopo un po’ che frequentiamo un uomo; quando cioè al perentorio “togliti le mutande” il nostro “Lui” inizia a sostituire prolisse discussioni sugli acciacchi di stagione o le difficoltà di fare quadrare i conti di casa. Anche perché se il soggetto è sposato molto spesso si corre il rischio, ascoltandone le lamentele e i racconti, di entrare in rapida confidenza con la “consorte” ufficiale. E si finisce per conoscerla assai meglio di quanto la conosca lui, al punto da trovare assolutamente normale accompagnarlo a fare compere per il loro anniversario. Oh, giuro…  come personal shopper io sono davvero bravissima; e nessuna delle compagne dei miei lui pare si sia mai lamentata dei regali che ho saputo suggerirgli (anzi, a volte proprio quegli oggetti hanno contribuito a trasformare le povere Cenerentole in “pantere del sesso”). Autolesionismo? Forse; ma io che ci posso fare? Il mio spirito da crocerossina evidentemente si applica come un bendaggio non solo al dolore del povero maschio incompreso, ma pure alle sofferenze dell’intera sua famiglia (compresi zii, nipoti e cugini di terzo grado). Confesso, confesso a Dio onnipotente, di avere più volte infranto il nono comandamento; ma giuro di averlo fatto sempre in buona fede e per una giusta causa. A tal punto sono convinta della mia santità da potere affermare di credere alla possibilità di ritrovarmi, alla fine dei tempi, seduta alla destra di San Pietro, premiata da quel gran figo con barba hipster e afrodisiaco profumo da pescatore, quale meritevole “salvatrice di coppie in crisi”. Pensateci bene: e se il fedifrago avesse scelto una donna molto più stronza, magari accecata dalle pretese? Quanto più complicata sarebbe stata la sua povera esistenza? Così ammetto, con luccicante candore, di faticare non poco a comprendere le ragioni delle amiche quando si lamentano dell’indecisione del loro uomo, che non ha ancora deciso di lasciare la compagna e si ostina a rifiutare di lasciare lo spazzolino da denti a casa loro. Io farei lo stesso. Anche perché sono convinta sia meglio vivere con leggerezza una storia, evitando di imbrigliarla nella solita matrice prestampate. Soprattutto, sono convinta che la leggerezza possa preservare da alcuni rischi esiziali: non vorrete mica ritrovarvi ad acquistare, assieme al prodotto principale, anche il pacchetto di amici e parenti vari? E non vorrete mica rischiare, come conseguenza del lavoro dell’avvocato civilista della sua ex, di passare dal ristorante a cinque stelle alla pizzeria d’asporto sotto casa? Ergo, alla fine della fiera, care amiche mie, mi sento di poter dire: lasciate la noia della quotidianità a chi sa stirare una camicia, e non appena il discorso vira sul refrain “io e mia moglie siamo come due amici” fingetevi morte! E ricordatevi che, ne Il grande freddo, è proprio colui che si piange e di cui si vedono solo i piedi a essere diventato famoso.          



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venerdì 13 aprile 2018

Poliamore secondo tempo: m’ama..non m’ama...e se ci amassimo tutti?




Quante coppie si lasciano perché uno dei due è incappato in un momento di libertà? Al che la domanda, che spesso fa capolino nelle discussioni della mia cara sorellanza alcolica; ma non sarebbe tutto più semplice se fossimo onesti, ed accettassimo il fatto che è possibile – anzi più probabile – provare sentimenti d’amore, contemporaneamente, per più persone? Ed ugualmente, è possibile farlo quando si è all’interno di un rapporto di coppia monogamica? Queste stesse domande qualcuno se le pone in modo molto serio, meno rapsodico di quanto possiamo fare noi streghe a chiacchierare davanti a un aperitivo. Volete sapere chi? Bene, sappiate che, dal 2012, è possibile accedere al sito poliamore.org, che si occupa proprio di diffondere anche in Italia i dettami della cultura poliamorista.

Poliamore, un ritorno a Woodstock o un’opportunità  ?
La cosa non poteva non suscitare la mia curiosità, quindi ho domandato a due amici di aiutarmi a comprendere quale sia il significato del termine poliamore. A Luca Boschetto, fondatore e co-redattore di Poliamore.org, e a Daniele, da qualche anno convertito (scusate il termine mistico), dopo varie relazioni monogamica a una realtà affettiva più articolata.
Partiamo dai fondamentali: cosa si intende in realtà per poliamore? La risposta di Luca è semplice:
Amare più persone nella piena consapevolezza di tutti. Il poliamore è infatti una modalità relazionale – qualcuno si spinge a chiamarlo orientamento relazionale –, che riconosce il desiderio di molti di poter intrecciare relazioni affettivo e/o sessuali con più persone allo stesso tempo; sempre però nel rispetto della consapevolezza che ciascuno componente ha di essere pienamente informato delle altre relazioni della (o delle!) persone amate. Il poliamore, quindi, fa parte della famiglia delle cosiddette non-monogamie etiche. 
Cosa intendi per consapevolezza e condivisione?
Un esempio è: io decido che preferisco non sapere, pur sapendo che un altro c'è; oppure la piena libertà reciprocamente tutelata (io non ho bisogno di sapere, anche se mi fa piacere se tu desideri condividere).
Ehh? Non-monogamie etiche? Vabbé, ci ritorneremo. Per il momento m’interessa approfondire un punto preciso (come tutti voi che state leggendo, lo so bene…); ovvero, ma non è che il poliamore sia niente altro che una scusa per fare più sesso, senza troppo farsi angustiare dai sensi di colpa? Luca scuote il capo sorridendo e risponde:
Se fosse solo una questione di sesso, molto probabilmente nessuno di noi si impegnerebbe così tanto per far funzionare i rapporti. Si delinea dunque un mondo davvero alternativo dove tutti si sforzano di trovare armonie proprio laddove solitamente si è abituati ad ascoltare cacofonie. Continua così Luca:
Le coppie monogamiche spesso nascondono tradimenti e infelicità, oppure, stanche del loro vissuto quotidiano, si lanciano alla ricerca di facili distrazioni come lo scambismo; oppure si rifugiano nella scelta della coppia aperta.
Mi chiedo a questo punto quale sia differenza tra questi modi estremi di vivere il rapporto di coppia e il poliamore. E proprio qui torna fuori la questione dell’etica, perché – a parere di Luca – la coppia aperta in fondo non è altro che una tradizionale coppia monogamica di base, caratterizzata dal fatto che i partner decidono di frequentare altre persone purché tutto rimanga a livello di gioco. Discorso in parte simile per la coppia scambista, per cui la tutela della coppia primaria rimane centrale (anche se, nella dinamica del gioco erotico, io momentaneamente “cedo te”). Nell’uno come nell’altro caso è esclusa qualsiasi relazione affettiva con terzi, che finiscono così per assomigliare a semplici “oggetti”. Non così il poliamore, che non solo mira a tenere in piedi relazioni basate su un preciso progetto di vita, ma si sforza di coinvolgere nello stesso, secondo gradi e forme differenti, anche la persona “altra”. In un dialogo continuo, che alla fine rafforza il legame e lo fortifica. L’eticità del poliamore, quindi, non consiste solo nel rifiuto dell’oggettivizzare la terza persona, ma si sostanzia nel riconoscimento della reciproca la libertà dei componenti della coppia.
Credo di avere capito, quindi mi butto sulle cose più pratiche; sì, insomma, quelle che un po’ tutti ci potremmo chiedere: ma come si vive, nel concreto, una quotidianità fatta di più partner, che evidentemente hanno diritto a ottenere attenzione, tempo e impegno?
Chiaramente – risponde Luca – non si può prescindere dal darsi regole condivise; e alle feste comandate, se i rapporti sono chiari, si può partecipare tutti: come una grande famiglia allargata.
E la gelosia? Come la mettiamo, con la strega dagli occhi verdi che sale dal profondo delle viscere?
Di fronte alla gelosia ci si può comportare in due modi: si può far finta di non riconoscerla, tenendosela dentro; oppure la si può esplicitare e affrontare, sempre attraverso il dialogo e sempre evitando di rivolgerla come un’arma contro il partner. Chi sceglie come stile di vita il poliamore può decidere, almeno inizialmente in una fase transitoria, di darsi alcuni limiti. Ad esempio, qualcuno può concordare che si possa andare a letto con un’altra persona (che si pensa di amare) ma che, come regola, poi si torni sempre a dormire a casa.
Mi pare quindi di capire che scegliere la via del Poliamore equivalga a mettersi costantemente in discussione, affrontando con grande maturità e piena consapevolezza le relazioni. Alla continua ricerca di un equilibrio, nel rispetto di tutti. A prima vista potrebbe sembrare un paradiso in terra (peace and love, fratelli e sorelle…), ma a guardare bene è difficile nascondere la presenza di problemi non facili da risolvere. Ad esempio, la grande libertà personale inizia a lasciare il tempo che trova quando questa va a ledere – o a rischiare di ledere – i diritti dei figli. Come possono accettare questi ultimi l’apparente caoticità dei rapporti all’interno della famiglia poliamorosa? A parere di Luca Boschetto, padre di tre figli, si può fare e riesce benissimo; come proverebbe il fatto che vi sono coppie capaci di educare e crescere i figli insieme ai loro secondi partner, creando cioè delle piccole comunità in cui tutti si occupano e hanno cura dei bambini.
Il numero delle persone che si accostano a questa filosofia di vita è oggi in aumento, come dimostrano i dati di gruppi facebook (che contano più di 3000 simpatizzanti) o le numerosissime persone che partecipano ai poliaperitivi e alle riunioni informative). Numeri non disprezzabili, specie considerando che la vita da poliamorosi è tutt’altro che semplice o “allegra”. È ancora Luca a venirmi in soccorso:
Se essere poliamorosi volesse dire “vivo da poligamo” io non sarei qui a spiegare e divulgare la nostra filosofia. In realtà il poliamore è un fatto complesso, che necessita impegno, maturità e tanto, ma tanto, dialogo. Se ci pensate sarebbe molto più semplice comportarsi con ipocrisia, come fanno in molti: tradire e vivere nella menzogna, il tutto con la giustificazione di volere salvaguardare le immancabili e fondamentali apparenze.       


Due parole con un poliamoroso, da otto anni disintossicato dall’insano vizio della monogamia

Premesso che abbracciare la filosofia di vita della “non monogamia etica” non vuol dire trasformare il letto nell’equivalente di un incrocio stradale nel centro di Tokio all’ora di punta, si può ricordare che si possa essere poliamorosi anche mantenendo intatta la coppia iniziale (trasformandola però in una triade). Prendete il caso di Daniele, un ragazzo che da otto anni vive le sue relazioni all’insegna del poliamore; ebbene, Daniele ha avuto una storia importante con due ragazze, tutta basata sulla regola della polifedeltà. Mi spiega allora che, assai più che il sesso, quel che conta è la salvaguardia delle dinamiche relazionali. In una triade – ovvero in una relazione paritaria tra tre persone – tutti i membri si muovono alla ricerca del perfetto equilibrio tra loro. Daniele mi informa che esistono però anche altri modelli di relazione:
Esiste la relazione a T, dove un partner secondario frequenta la coppia primaria unita già da un legame forte; in questo caso si accoglie il nuovo elemento legato ad uno dei due partner. Ed esiste la relazione a V, dove cioè un elemento fa da punto di riferimento tra gli altri due, i quali non intessono alcuna relazione sentimentale o sessuale tra loro (insomma entrambi amano X, ma non si amano tra loro).
Mi racconta poi d’essere venuto a contato con questo modo di vivere l’affettività frequentando i rainbow, esperienze caratterizzate dalla presenza di un forte concetto di egualitarismo. Quel che del poliamore gli è subito piaciuto è il suo essere prima di tutto un concetto filosofico, etico e politico (dal momento che prefigura la costruzione di una nuova società). Ascoltandolo sento risuonare in me una frase di Irvine Welsh, che dice:
L’essere umano è immerso in un continuo divenire, un equilibrio dinamico, che lascia spazio a infinite forme di espressione e a variabili e possibili relazioni con gli altri e l’ambiente
E penso che probabilmente si dovrebbe ridacchiare meno di queste forme di relazioni affettive, mostrando invece la massima curiosità e “compersione” (stato di gioia empatica che si prova quando anche l’altra persona è felice con un altro partner) per la felicità del proprio partner. Anche quando questa si raggiunge coll’aiuto di altre persone. 

  
        per chi volesse approfondire l'argomento rimando allo splendido sito
https://www.poliamore.org/ dove trovate tante informazioni, approfondimenti, curiosità e una nutrita bibliografia sul tema.

         
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martedì 3 aprile 2018

Seduzione e giochi erotici: quando e come usare la fantasia nel rapporto di coppia



Siamo arrivate all’ultimo appuntamento della rassegna Evulvendo, un percorso nella sessualità condotto insieme a Donatella Tarozzi counselor e mediatrice familiare e Francesca Viola Mazzoni, attrice e poetessa, che ci ha fatto emozionare con I monologhi della vagina e altri brani tratti dalla letteratura contemporanea.
Questi incontri, nati quasi per caso dai testi di Spocchiosamente, mi hanno permesso di capire quanta reticenza ci sia a parlare al partner dei loro bisogni sotto le lenzuola o pretendere una vita sessuale più appagante. Quanti falsi miti e tabu intorno alla sessualità. Possibile che le vecchie regole delle nonne siano valide oggi come un tempo? Possibile che “darla via” ti identifica come una poco di buono ed essere “uno stallone” invece significa che tu uomo sei un gran figo?
A queste ed altre domande abbiamo cercato di dare risposte, per fare chiarezza ma soprattutto per distogliere quella cappa fastidiosa di giudizio morale che ancora persiste intorno al desiderio femminile.     

Ecco la mia intervista a Donatella Tarozzi, counselor e mediatrice familiare.
Cara Donatella, poco tempo fa abbiamo parlato di come è cambiata l’idea della sessualità nel corso del tempo e abbiamo accennato all’uso dei giochi erotici già nell’antichità.   
Il sex toy per eccellenza è il dildo e se ne ha notizia già nel 500 a.C. nell’antica Grecia mentre il primo vibratore che nasce nel 1869 come presidio medico per curare l’histeria  che affliggeva le donne che nn avevano rapporti sessuali. All’epoca la donna doveva solo soddisfare il marito e non era contemplato che avesse un orgasmo. Il medico curava insonnia e nervosismo facendo raggiungere il Parossismo cioè l’orgasmo con l’aiuto del vibratore.
A cavallo degli anni venti e gli anni trenta con l’industria pornografica i vibratori vengono relegati allo sola sfera ludico sessuale mentre nel 1968 è diventato l’emblema dell’emancipazione sessuale femminile
I sex toys sono stati sdoganati grazie anche all’impeccabile designe. Talvolta vengono proposti come scherzi goliardici durante le cene tra amiche o come regalo piccante a qualche coppia. In realtà esiste ancora molta confusione e imbarazzo per tante donne nell’acquisto di un sex toy solo per sé. Eppure se ormai è abbastanza nota l’idea che i sex toys possano essere molto utili nella coppia, perché allora molte donne si sentono offese se il partner li propone?
Oggi molte donne fanno uso abituale di sex toys (spesso da sole o in alternativa alla coppia).
C’è ancora molto pudore ad usare un sex toy all’interno della coppia perché c’è il retaggio legato allo “sporco” del film porno. Spesso la donna teme il giudizio negativo del proprio partner.
In realtà i sex toys possono essere utili per rinverdire un rapporto stanco e abitudinario, per provare un ‘intimità diversa, per sopperire ad un deficit erettile del partner, dopo interventi chirurgici, in coppie con portatori di handicap, ecc..Se la donna vive bene la propria sessualità si permette di giocare in coppia e di trasmettere le proprie fantasie in maniera positiva al proprio partner .
La presenza di un Dildo in una coppia non deve essere visto quindi come alternativa all’uomo, ma in relazione al rapporto. Perché le donne devono praticare autoerotismo?
Diciamo che è importante per la donna praticare l’autoerotismo in modo da conoscere il proprio corpo, le reazioni della propria vagina ed i punti precisi dove provare più piacere. Inoltre durante l’orgasmo c’è un rilascio di endorfine e alla fine un grade rilassamento del corpo. Inoltre l’autoerotismo permette alla donna di attivare tutta la sua immaginazione e fantasia. Inoltre dopo interventi chirurgici  è importante l’uso per ripristinare la sensibilità della vagina.
E’ da poco arrivato sul mercato un vibratore anti-age che aiuta le donne a riattivare i tessuti e fa ripartire la sessualità. E che potrà essere prescritto dal medico. Si tratta infatti del primo 'sex toy' con la certificazione Ce medicale, proprio come un normale apparecchio di cura e sarà totalmente 'made in Italy'.
 Quando usare un sex toy?
Il sex toy va usato quando il desiderio mi richiama quella fantasia (un esempio? bevo regolarmente il caffè ma ogni tanto bevo caffè con panna. Ecco il sex toy è la panna!).
Ma, devo sempre essere in grado di fare l’amore senza, altrimenti diventa dipendenza.
Perché è importante sceglierli consapevolmente e con cura (tenendo conto che non tutte noi proviamo lo stesso tipo di orgasmo)?
Poi una serata speciale, soddisfare un desiderio del partner, soddisfare una curiosità, provare un piacere più intenso, rompere le abitudini, festeggiare un compleanno in maniera diversa, allora uso sex toys, sempre in sicurezza, fatti con ottimi materiali e devono sempre essere ben lavati (ricordiamo che entrano nel nostro corpo).
Come scegliere il sex toy più adatto a noi?
E’ importante sceglierli bene perché come già detto ogni persona è unica e ha fantasie diverse e il sex toy serve a soddisfare le fantasie. Inoltre a livello fisico c ‘è la necessità di stimolazioni più o meno forti, quindi se non siete soddisfatti di una scelta non fermatevi e continuare a cercare quello che fa per voi. Ci sono sex toys specifici per l’orgasmo clitorideo, per quello vaginale e quello anale.
Ci sono molti tipi di sex toys in commercio, tra i più venduti:
           Vibratore singolo e di coppia
           Geisha balls o palline vaginali per il pavimento pelvico
           Anello fallico
           Cobra vaginatore e spider vagina
           Bambole gonfialbili
           Cuneo e vibratore anale
           Guanto vibrante
           Cellulare che si trasforma il vibratore

Esiste la possibilità di trasformare oggetti casalinghi in spettacolari sex toys, basta un poco di “zucchero e la pillola va giù”..(scusate l’ironia) ne vogliamo parlare?
I sex toys casalinghi sono numerosi: preservativo pieno di acqua e messo nel congelatore cubetti di ghiaccio da strofinare sulla pelle; Spazzolino elettrico;collana di perle con lubrificante per massaggiare la clitoride.
Per i vegetariani si può utilizzare tanta frutta e verdura di stagione (la pannocchia ad esempio è molto gettonata per i chicchi che forniscono una maggiore stimolazione vaginale).
Per i raffinati: olii per massaggi con l’aggiunta di spezie menta e zenzero per rinfrescare e cannella per riscaldare.
Per chi ama 50 Sfumature: bondage casalingo con foulards, cravatte e calze di nylon, spazzola con il retro largo per sculacciare il partner. Candele di cera (la cera è lavabile e modellabile) per far cadere gocce calde sul corpo – pennello per il fard manico coperto da preservativo mentre i peli usati per accarezzare zone erogene anche lo swiffer (il più prosaico piumino) o telefono della doccia con le diverse intensità;  arricciacapelli; i rossetti, la sigaretta elettronica; i barattolini delle spezie, ecc..

Insomma, è proprio il caso di dire che le vie del piacere sono infinite. l'importante è essere sempre consapevoli che si tratta di un gioco da condividere in due.

per chi volesse invece approfondire dal punto di vista letterario si consiglia la lettura di alcuni classici dell'erotismo:


Il più famoso Justine di De Sade 1791; Memorie di una donna di piacere (meglio conosciuto col titolo Fanny Hill) è un romanzo erotico di John Cleland, pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1748
Venere in pelliccia è un romanzo erotico dell'autore austriaco Leopold von Sacher-Masoch. Pubblicato nel 1870, fa parte della raccolta L'eredità di Caino all'interno del primo volume della serie dedicato all'amore.
Histoire d'O è un romanzo erotico di sottogenere BDSM, pubblicato nel 1954 dall'autrice francese Dominique Aury sotto lo pseudonimo di "Pauline Réage", con la prefazione dello scrittore e critico letterario nonché membro dell'Accademia di Francia Jean Paulhan. 
infine il più recente 50 sfumature
  

lunedì 2 aprile 2018

Invito a cena con sorpresa

Avevo deciso di concedergli un’ultima chance, nonostante si fosse fatto la mia migliore amica e non si facesse vivo da due settimane Quante inutili promesse di cambiamento, che avrebbe imposto a se stesso solo e soltanto perché il suo era vero amore. Tempo sprecato, inutilmente sprecato. Aspettavo però un suo messaggio, che sarebbe senza dubbio arrivato, perentorio e freddo, esattamente come deve essere la convocazione al cospetto di chi non ha tempo da perdere in faticose conversazioni. Del resto lui è così, non certo l’uomo da presentare al pranzo domenicale coi genitori; incredibilmente portato tra le lenzuola, ma per il resto…  
Non mi chiedo neanche più perché alla fine mi presento sempre al suo appello, dal momento che ormai ho capito che ciò avviene solo e soltanto perché sono drogata dal suo modo di fare all’amore. Perché lui è pura energia, perché lui è disinibito e arrogante, come un bambino viziato che ha imparato a pretendere senza domandare. E poi è bello, di una bellezza non convenzionale (anche se ben curata, ammaestrata da sedute intense di addominali). Di una bellezza che attrae lo sguardo delle donne, come miele che appiccica le dita di chiunque osi toccarlo.
Le mie amiche lo definirebbero un uomo orribile (ma sono sicuro che lo subirebbero anche loro, eccome se lo subirebbero).
Mi ha dato l’indirizzo, senza parole inutili (“come stai?”, “tutto bene?”, “sei sempre bellissima…”). Si tratta di una trattoria, con ambizioni da ristorante (almeno a giudicare dallo sforzo di nobilitare l’ambiente a forza di ricami e vetri preziosi). Tra l’altro lo sforzo pare rafforzato dall’apertura, appena dopo il grande salone, nascosto da paraventi orientali che fanno a pugni colle tappezzerie a tema venatorio, di un ambiente appartato e volutamente protetto dagli occhi indiscreti. A me quel posto non piace, ma lui è un cliente affezionato e non mi ha chiesto il permesso (sono del resto sicura che ha prenotato il tavolo nella stanzetta privata, quella non condivisa con nessun altro). Non ho detto di no, perché amo da morire prestarmi come vittima sacrificale dei suoi giochi; e bastano pochi bicchieri di vino per avviare la partita: sulla scacchiera non vi sono torri e neppure cavalli, non ci sono pedoni e neppure alfieri, ma solamente un re nero e una regina bianca.
Come previsto apre la partita accarezzandomi le gambe nude, arrivando in un attimo alla seta delle mie mutandine. Come previsto non allontana la mano neppure al giungere del cameriere, che arrossisce per l’imbarazzo e distoglie lo sguardo in direzione della porta. Sento le sue dita che rovistano e cercano, e sento la sua voce tranquilla discettare di vini, di annate e di cantine, e sento la mia bocca emettere gemiti appena trattenuti. Come previsto mi ha domandato di tenere slacciata la camicetta bianca, in modo da lasciare che si intraveda la linea tra i seni e questi ultimi possano muoversi arroganti, sussultando al ritmo dei miei sospiri.
Ora il cameriere ha lasciato la stanza, e lui mi porge una piccola scatola nera, da cui estrae un altrettanto piccolo dildo rosso. Un piccolo e buffo pene di gomma, che a vederlo strappa anche un sorriso. Ma lui non ride, anzi mi ordina di accenderlo e di strofinarlo contro il clitoride. Neppure accenno a una resistenza: con lui si gioca sapendo che non si prevarrà mai. Così, mentre avverto le prime vibrazioni e sento che là sotto tutto prende vita, lui si alza e si posiziona dietro alla mia sedia. Poi slaccia la camicetta, fino a liberare del tutto i seni. Colle dita mi pizzica i capezzoli, stringendoli così forte da farmi male.
"Zitta, altrimenti disturbiamo la clientela e arriva il cameriere a sgridarci"
Sussurra le parole all’orecchio, col tono di un ragazzino che invita l’amico a non farsi scoprire mentre si è in bagno a fumare. Poi colla mano prende il calice di vino, versandone alcune gocce sul collo e sugli omeri; e subito dopo s’avventa sulla mia pelle, leccandola e aspirandola avidamente.
In quel momento il giovane cameriere rientra in sala. Ci guarda, rimane per un istante immobile, poi s’avvicina e balbetta: "gradite altro?" Il mio occhio cade sui suoi pantaloni, che paiono sul punto di esplodere per la vistosa erezione. Anche il mio uomo vi si sofferma per un istante, poi gli fa cenno di avvicinarsi e, girandomi con le mani la nuca in modo che io possa stare colla bocca contro di lui, 
sorridendo esclama: "Sì, la signora desidera il dessert".