Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

venerdì 13 aprile 2018

Poliamore secondo tempo: m’ama..non m’ama...e se ci amassimo tutti?




Quante coppie si lasciano perché uno dei due è incappato in un momento di libertà? Al che la domanda, che spesso fa capolino nelle discussioni della mia cara sorellanza alcolica; ma non sarebbe tutto più semplice se fossimo onesti, ed accettassimo il fatto che è possibile – anzi più probabile – provare sentimenti d’amore, contemporaneamente, per più persone? Ed ugualmente, è possibile farlo quando si è all’interno di un rapporto di coppia monogamica? Queste stesse domande qualcuno se le pone in modo molto serio, meno rapsodico di quanto possiamo fare noi streghe a chiacchierare davanti a un aperitivo. Volete sapere chi? Bene, sappiate che, dal 2012, è possibile accedere al sito poliamore.org, che si occupa proprio di diffondere anche in Italia i dettami della cultura poliamorista.

Poliamore, un ritorno a Woodstock o un’opportunità  ?
La cosa non poteva non suscitare la mia curiosità, quindi ho domandato a due amici di aiutarmi a comprendere quale sia il significato del termine poliamore. A Luca Boschetto, fondatore e co-redattore di Poliamore.org, e a Daniele, da qualche anno convertito (scusate il termine mistico), dopo varie relazioni monogamica a una realtà affettiva più articolata.
Partiamo dai fondamentali: cosa si intende in realtà per poliamore? La risposta di Luca è semplice:
Amare più persone nella piena consapevolezza di tutti. Il poliamore è infatti una modalità relazionale – qualcuno si spinge a chiamarlo orientamento relazionale –, che riconosce il desiderio di molti di poter intrecciare relazioni affettivo e/o sessuali con più persone allo stesso tempo; sempre però nel rispetto della consapevolezza che ciascuno componente ha di essere pienamente informato delle altre relazioni della (o delle!) persone amate. Il poliamore, quindi, fa parte della famiglia delle cosiddette non-monogamie etiche. 
Cosa intendi per consapevolezza e condivisione?
Un esempio è: io decido che preferisco non sapere, pur sapendo che un altro c'è; oppure la piena libertà reciprocamente tutelata (io non ho bisogno di sapere, anche se mi fa piacere se tu desideri condividere).
Ehh? Non-monogamie etiche? Vabbé, ci ritorneremo. Per il momento m’interessa approfondire un punto preciso (come tutti voi che state leggendo, lo so bene…); ovvero, ma non è che il poliamore sia niente altro che una scusa per fare più sesso, senza troppo farsi angustiare dai sensi di colpa? Luca scuote il capo sorridendo e risponde:
Se fosse solo una questione di sesso, molto probabilmente nessuno di noi si impegnerebbe così tanto per far funzionare i rapporti. Si delinea dunque un mondo davvero alternativo dove tutti si sforzano di trovare armonie proprio laddove solitamente si è abituati ad ascoltare cacofonie. Continua così Luca:
Le coppie monogamiche spesso nascondono tradimenti e infelicità, oppure, stanche del loro vissuto quotidiano, si lanciano alla ricerca di facili distrazioni come lo scambismo; oppure si rifugiano nella scelta della coppia aperta.
Mi chiedo a questo punto quale sia differenza tra questi modi estremi di vivere il rapporto di coppia e il poliamore. E proprio qui torna fuori la questione dell’etica, perché – a parere di Luca – la coppia aperta in fondo non è altro che una tradizionale coppia monogamica di base, caratterizzata dal fatto che i partner decidono di frequentare altre persone purché tutto rimanga a livello di gioco. Discorso in parte simile per la coppia scambista, per cui la tutela della coppia primaria rimane centrale (anche se, nella dinamica del gioco erotico, io momentaneamente “cedo te”). Nell’uno come nell’altro caso è esclusa qualsiasi relazione affettiva con terzi, che finiscono così per assomigliare a semplici “oggetti”. Non così il poliamore, che non solo mira a tenere in piedi relazioni basate su un preciso progetto di vita, ma si sforza di coinvolgere nello stesso, secondo gradi e forme differenti, anche la persona “altra”. In un dialogo continuo, che alla fine rafforza il legame e lo fortifica. L’eticità del poliamore, quindi, non consiste solo nel rifiuto dell’oggettivizzare la terza persona, ma si sostanzia nel riconoscimento della reciproca la libertà dei componenti della coppia.
Credo di avere capito, quindi mi butto sulle cose più pratiche; sì, insomma, quelle che un po’ tutti ci potremmo chiedere: ma come si vive, nel concreto, una quotidianità fatta di più partner, che evidentemente hanno diritto a ottenere attenzione, tempo e impegno?
Chiaramente – risponde Luca – non si può prescindere dal darsi regole condivise; e alle feste comandate, se i rapporti sono chiari, si può partecipare tutti: come una grande famiglia allargata.
E la gelosia? Come la mettiamo, con la strega dagli occhi verdi che sale dal profondo delle viscere?
Di fronte alla gelosia ci si può comportare in due modi: si può far finta di non riconoscerla, tenendosela dentro; oppure la si può esplicitare e affrontare, sempre attraverso il dialogo e sempre evitando di rivolgerla come un’arma contro il partner. Chi sceglie come stile di vita il poliamore può decidere, almeno inizialmente in una fase transitoria, di darsi alcuni limiti. Ad esempio, qualcuno può concordare che si possa andare a letto con un’altra persona (che si pensa di amare) ma che, come regola, poi si torni sempre a dormire a casa.
Mi pare quindi di capire che scegliere la via del Poliamore equivalga a mettersi costantemente in discussione, affrontando con grande maturità e piena consapevolezza le relazioni. Alla continua ricerca di un equilibrio, nel rispetto di tutti. A prima vista potrebbe sembrare un paradiso in terra (peace and love, fratelli e sorelle…), ma a guardare bene è difficile nascondere la presenza di problemi non facili da risolvere. Ad esempio, la grande libertà personale inizia a lasciare il tempo che trova quando questa va a ledere – o a rischiare di ledere – i diritti dei figli. Come possono accettare questi ultimi l’apparente caoticità dei rapporti all’interno della famiglia poliamorosa? A parere di Luca Boschetto, padre di tre figli, si può fare e riesce benissimo; come proverebbe il fatto che vi sono coppie capaci di educare e crescere i figli insieme ai loro secondi partner, creando cioè delle piccole comunità in cui tutti si occupano e hanno cura dei bambini.
Il numero delle persone che si accostano a questa filosofia di vita è oggi in aumento, come dimostrano i dati di gruppi facebook (che contano più di 3000 simpatizzanti) o le numerosissime persone che partecipano ai poliaperitivi e alle riunioni informative). Numeri non disprezzabili, specie considerando che la vita da poliamorosi è tutt’altro che semplice o “allegra”. È ancora Luca a venirmi in soccorso:
Se essere poliamorosi volesse dire “vivo da poligamo” io non sarei qui a spiegare e divulgare la nostra filosofia. In realtà il poliamore è un fatto complesso, che necessita impegno, maturità e tanto, ma tanto, dialogo. Se ci pensate sarebbe molto più semplice comportarsi con ipocrisia, come fanno in molti: tradire e vivere nella menzogna, il tutto con la giustificazione di volere salvaguardare le immancabili e fondamentali apparenze.       


Due parole con un poliamoroso, da otto anni disintossicato dall’insano vizio della monogamia

Premesso che abbracciare la filosofia di vita della “non monogamia etica” non vuol dire trasformare il letto nell’equivalente di un incrocio stradale nel centro di Tokio all’ora di punta, si può ricordare che si possa essere poliamorosi anche mantenendo intatta la coppia iniziale (trasformandola però in una triade). Prendete il caso di Daniele, un ragazzo che da otto anni vive le sue relazioni all’insegna del poliamore; ebbene, Daniele ha avuto una storia importante con due ragazze, tutta basata sulla regola della polifedeltà. Mi spiega allora che, assai più che il sesso, quel che conta è la salvaguardia delle dinamiche relazionali. In una triade – ovvero in una relazione paritaria tra tre persone – tutti i membri si muovono alla ricerca del perfetto equilibrio tra loro. Daniele mi informa che esistono però anche altri modelli di relazione:
Esiste la relazione a T, dove un partner secondario frequenta la coppia primaria unita già da un legame forte; in questo caso si accoglie il nuovo elemento legato ad uno dei due partner. Ed esiste la relazione a V, dove cioè un elemento fa da punto di riferimento tra gli altri due, i quali non intessono alcuna relazione sentimentale o sessuale tra loro (insomma entrambi amano X, ma non si amano tra loro).
Mi racconta poi d’essere venuto a contato con questo modo di vivere l’affettività frequentando i rainbow, esperienze caratterizzate dalla presenza di un forte concetto di egualitarismo. Quel che del poliamore gli è subito piaciuto è il suo essere prima di tutto un concetto filosofico, etico e politico (dal momento che prefigura la costruzione di una nuova società). Ascoltandolo sento risuonare in me una frase di Irvine Welsh, che dice:
L’essere umano è immerso in un continuo divenire, un equilibrio dinamico, che lascia spazio a infinite forme di espressione e a variabili e possibili relazioni con gli altri e l’ambiente
E penso che probabilmente si dovrebbe ridacchiare meno di queste forme di relazioni affettive, mostrando invece la massima curiosità e “compersione” (stato di gioia empatica che si prova quando anche l’altra persona è felice con un altro partner) per la felicità del proprio partner. Anche quando questa si raggiunge coll’aiuto di altre persone. 

  
        per chi volesse approfondire l'argomento rimando allo splendido sito
https://www.poliamore.org/ dove trovate tante informazioni, approfondimenti, curiosità e una nutrita bibliografia sul tema.

         
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1 commento:

  1. Volevo visitare questo blog il 7 aprile, ma poi mi era passato di mente. Questo articolo spiega bene il poliamore. Mi piacerebbe parlare di te su Youtube.

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