Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

sabato 23 settembre 2017

Separate alla nascita. Number 4: la madre del mio ex

Dovete sapere che, quando abitavo a Santa Maria Capua Vetere, ho sperimentato la verità dei racconti di Saviano (i versamenti illeciti, gli atti mafiosi di diversa natura, i sarti che fanno abiti a bassissimo prezzo per le firme più costose del mondo, la vendita abusiva di sigarette, ecc..). Però io posso vantarmi di essere andata ancora più in là del Roberto nazionale, perché per un certo periodo sono entrata a fare parte - Gabanelli, tze tze... impara - di una famiglia casertana benestante.
Più per noia che per passione iniziai infatti una storia con un ragazzo del posto. Molto simpatico, molto bello e molto sveglio. Un bronzo di Riace in salsa partenopea che, dopo alcuni mesi di sola polvere di scavo, mi ha fatto riporre gli scarponi per ricordarmi d'indossare pizzi e completi ben abbinati. Era del resto davvero carino, gestiva un locale alla moda ed aveva una fidanzata bellissima, Soprattutto, sapeva dove mangiare la pizza migliore della provincia! E poi a me andava più che bene: avrebbe garantito il giusto, per un tempo più che accettabile. La classica storia "tanta resa poca spesa". Non sono gelosa, e non avevo alcuna intenzione di portarlo via alla modella bionda tanto amata dall'intero paese.
Purtroppo, che sia stato il mio fascino da disinibita settentrionale (un po' come le tedesche a Rimini negli anni '50), vuoi che la loro storia fosse in fondo già finita, com'è come non è, mi sono ritrovata invischiata nei pranzi di famiglia, Con annessi pomeriggi in compagnia della futura suocera.
Una descrizione veloce di Milady? Una stronza totale: ex insegnante di filosofia al liceo, comandante assoluto della casa, giudice di pace e dotata nel pedigree di ascendente nobiliari. Dico solo che aveva la cameriera con la divisa, il suo bagno personale e una certa propensione al rompermi i coglioni a proposito di  come vestivo, di cosa mangiavo e del lavoro che facevo. Con una smorfietta inimitabile ascoltava i disdicevoli racconti della futura nuora, che all'epoca viveva in promiscuità con ben dieci persone (tra cui anche alcuni uomini). A suo dire una donna avrebbe dovuto infatti avere come unica preoccupazione quella di fare un buon matrimonio e diventare insegnante. 
Per farla breve, durante l'ennesima discussione sull'abitudine casertana di abbandonare i rifiuti lungo la strada, con tanto di mio lamento lamento a proposito del degrado di alcune aree pubbliche della città, la signora s'inalbera, perché "da nordica" pretendo di giudicare la camorra, che fa tanto bene a gente altrimenti senza lavoro. Poi prende il posacenere e, con sguardo beffardo, rovescia dal balcone panoramico del suo bell'appartamento l'intero contenuto di sigarette e cenere. 
Era una sfida bella e buona, come a dirmi: fai, fai... tanto poi comando io...
L'ho odiata senza più alcuna speranza di tregua, ed è partito un barbarico e salvifico MAVAFFANCULO!.
Come è finita la storia? 
Che sono emigrata velocemente, prima a Roma e poi in Emilia. 
Il mio guaglione  napoletano? Disperato, mi ha inseguita; presentandosi pure dai miei genitori, ai quali ha teatralmente chiesto l'onore della mia mano (con tanto di fiori a me, a mia madre e alla cagnetta che avevo raccattato e portato con me da Napoli). I miei stanno ancora ridendo. 

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