L’Enciclopedia della donna. Aggiornamento (Valeria Parrella, Einaudi) e Il frutto della conoscenza (Liv Strömquist e S. K. Milton Knowles, Fandango)
Di quello che preferiscono gli uomini non
me ne frega niente
Si
tratta di una citazione del libro di Valeria Parrella, un libro talmente
irriverente e liberatorio che bisognerebbe prescriverlo come farmaco a tutte le
donne, prima e dopo i pasti, specie quando si percepisca un iniziale sintomo di
senso di colpa o vittimismo; un libro, insomma, che ammetto tranquillamente avrei
tanto voluto scrivere io. Che sia un segnale di
svolta? Mi scopro infatti a pensare che, se tra i banchi della libreria posso oggi
trovare un libro come questo, allora ciò significa una cosa solo: che le donne
hanno finalmente imparato, dopo le pionieristiche sollecitazioni date da Paura di volare, a farsi beffa dei
pregiudizi e dei divieti morali. Magari scoprendo il piacere di non provare
alcun rimorso ripensando alla notte prima, quando, novelle Emanuelle, ci si è allungate feline sulle poltrone alla ricerca di
un qualche sconosciuto viaggiatore a cui dedicarsi. Iniziamo così col dire che si tratta di un libro
divertente, che non infiocchetta la realtà delle cose e che parla molto semplicemente
di sesso. Ferme lì, vi sento mugugnare a bassa voce; so bene come possa
sembrare impossibile, nell’epoca di Pornhub, potere parlare
in modo realmente innovativo di questo tema. Eppure è così, credetemi. Ad esempio, nella Enciclopedia della donna non troverete mai l’idealizzazione dell’atto
sessuale, magari latamente associato all’immagine della felicità a due. Perché
nel libro si tratta solo del piacere declinato al singolare, e neppure di quello
“olistico” (che coinvolge e fa bene a tutto il corpo). Qui il fuoco dell’attenzione
è unicamente centrato sulla F***. Si, avete proprio letto bene; e non fate
quelle faccette allibite. Valeria Parrella ci svela infatti l’esistenza dell’acqua
calda, ovvero che l’interesse della F*** non ha sostanzialmente nulla a che
fare colle ragioni del cuore o del cervello. Del resto non è così che funziona per
il collega maschile, quello cioè che condivide con la F*** sia la latitudine che
la longitudine? Se al C**** non viene richiesto di farsi guidare dal sentimento,
perché mai alla F*** non dovrebbe essere consentito di fare altrettanto? La
cosa evidentemente un po’ ci turba, anche perché noi donne siamo le prime a
sostituire questa incriminata parola col più accettabile e ginecologico lemma
di “vagina”. Quindi riappropriamoci della parola F***, che spazza via tante
ambiguità; perché il termine in questione è fisicità pura, con un valore
denotativo che non ammette confusione, uso di vezzeggiativi o di immagini
romantiche. Anche grazie a questa parola, così semplice e così
immediata, il romanzo di Valeria Parrella si candida apertamente quale sfrontato
aggiornamento della famigerata Enciclopedia
della donna. Quel vecchio testo, largamente diffuso negli anni Sessanta, regalato
dalle madri alle figlie con l’obiettivo esplicito di fornire loro un manuale che si potesse usare per impostare una sana familiare, condita di consigli per imparare a bene rammendare
e a ben cucinare, per dimostrare di sapere accudire il prezioso maritino e gli ancor
più favolosi pargoletti, aveva bisogno infatti di una bella spolveratina. Allora
l’aggiornamento scritto da Valeria Parrella dovrebbe essere scaricato da tutte
le donne, esattamente come si fa per l’ultima versione di Windows o di Android.
Anzi, dirò di più: l’aggiornamento scritto da Valeria Parrella dovrebbe essere
regalato e fatto leggere agli amici maschi, perché in realtà le donne da tempo sanno
che l’immagine di loro proposta dalla pubblicità non esiste più. Toccherebbe allora
all’altra metà del mondo rendersi conto di come noi donne non crediamo più da
tempo alle storie proposte da Liala, e se pure quei romanzetti leggiamo è solo perché speriamo sempre
che dopo il bacio appassionato con l’aviatore in divisa bianca leggeremo del
momento in cui la protagonista gli toglierà di dosso tutti i vestiti. La
notiziona che dunque mi sento di dare è che, alle donne, la “scopata senza
cerniera” di Erica Jong piace solitamente assai più che il romantico abbraccio
tra gli innamorati del Titanic. Stavo
leggendo questo simpatico inno all’erotismo ironico e leggiadro, quando mi è
venuto spontaneo associare tale testo ad un altro libro: Il frutto della conoscenza di della fumettista svedese Liv Strömquist. Cosa li accomuna? Anzitutto il fatto che entrambe le autrici, la Parrella
attraverso il romanzo, la Strömquist usando il linguaggio della graphic novel,
rivendicano il diritto della donna a non provare vergogna rispetto al desiderio
di godere di una vita sessualmente attiva e spregiudicata. Al pari della
Parrella, anche Liv non si fa dunque distrarre dalle voci esterne. Punta così il
fascio di luce direttamente sull’organo femminile, quello che da sempre è l’oggetto
morboso del desiderio maschile (e che, paradossalmente, le donne finiscono invece
assai spesso per dimenticare; come se non appartenesse al loro corpo, per
sbaglio dislocato alla congiunzione delle due cosce). Così, ripercorrendo le
diverse fasi storiche dell’umanità, l’autrice denuncia le credenze popolari e le
opinioni malsane; così come rimprovera le costrizioni che soffocano il naturale
rapporto tra la donna e la sua vulva, le limitazioni che impongono divieti
castranti e pratiche mediche ingiuriose. Come quella che considerava l’orgasmo
alla stregua di una malattia che la donna doveva assolutamente evitare. E così
la storia è purtroppo costellata di uomini in camice, che dall’alto del loro
stetoscopio propongono l’asportazione del clitoride come mezzo necessario per calmare
il “naturale” isterismo delle donne. L’obiettivo di entrambe le autrici è
dunque il medesimo: fare tornare la donna ad essere pienamente consapevole del
suo diritto di essere padrona del proprio corpo. Si veda allora la figura urticante proposta nel romanzo della Parrella,
perché la cinquantenne Amanda è una donna in carriera, madre di due gemelli
adolescenti, che non ha alcun problema col proprio corpo. Non teme gli anni che
passano, anzi si sente sempre più libera e gestisce con abilità la sua vita
privata. Per lei il sesso è continua sperimentazione, fonte di conoscenza di sé
e dell’altro. Così Amanda decide di bandire la parola amore, preferendovi un sesso
vissuto come «sempre e solo un presente», una cosa che «esiste finché c'è, poi
svanisce, che meraviglia, come l'alcol di un profumo, e lascia solo una vaga
essenza sul corpo». Amanda rifiuta qualsiasi svenevolezza femminea,
concedendosi al completo appagamento dei sensi; non prova alcun tipo di
gelosia, e pretende di non essere limitata nel suo desiderio di libertà e
ricerca sessuale. Usando moltissima
ironia, in un profluvio di battute rapide ed incisive, Valeria Parrella ci
rende più consapevoli, sicure e dotte; esattamente come fa Liv Strömquist, che, sdoganando il ciclo mestruale, denuncia l’ipocrisia
del linguaggio usato nelle pubblicità per gli assorbenti. Insomma,
si tratta di due libri che ci ricordano come si forse giunto il momento
di rispolverare i gonnelloni,
ritrovarci tutte assieme in
una piazza ed urlare felici
ancora una volta: l’utero è mio e lo gestisco io!
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