Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

mercoledì 2 agosto 2017

Un ricordo indelebile

Dove eri tu il due agosto?
Si, dico proprio il due agosto; quel giorno maledetto, di un’estate che fin lì era apparsa del tutto uguale alle altre: il sole che picchiava forte, Gianni Togni che dalla radiolina gracchiava Luna mentre le famiglie italiane stipavano gli ultimi bagagli nella loro 127 (noi però, avevamo l’Alfetta…; très chic, n’est pasa?). Io? Quanto a me, ero già partita; da tempo. Da quindici giorni ero infatti in campeggio. Con le nonne, ça vas sans dire….
All’epoca avevamo una roulotte, acquistata nuova dopo aver rottamato un qualcosa che vi assomigliava (i miei genitori erano molto hippies, quindi se n’erano costruita una da soli con l’aiuto di un amico… ma questa è un’altra storia, che vi racconterò poi). Per noi quel caravan, nuovo di zecca, che odorava intensamente del profumo della plastica, rappresentava un indiscutibile salto di qualità nella scala sociale: il simbolo stesso del nostro piccolo, personalissimo, boom economico; dopo anni di vacanze in tenda, sul greto dei fiumi e coi conti da pagare a settembre.
Mio padre, fino a quel momento troppo giovane per fare il padre, aveva trovato finalmente la sua strada nel settore dell’industria farmaceutica; mentre mia madre iniziava un lungo cammino che l’avrebbe portata, in futuro, a fare i conti con il rimpianto di una carriera universitaria lasciata bruscamente.  Insomma, s’iniziava a stare bene; ad essere felici e vivaddio spensierati. Niente più liti tra coniugi, a rinfacciarsi una giovinezza abbandonata per l’arrivo improvviso di due figlie; niente più debiti e nottate a rifare i conti.
Quel giorno io ero al mare; ricordo il caldo intenso e umido.
E le mie nonne? Probabilmente stavano giocando a carte, sotto la veranda in attesa ansiosa dell’ora di pranzo. A me, bambina grassoccia, invece quel pranzo pesava come un macigno: proprio allora iniziavo ad avere paura di mostrare il mio corpo e le sue rotondità. Dunque mi rivedo in disparte chissà dove, come sempre arrabbiata col mondo, e naturalmente sdraiata a leggere; perché non avevo amici e certo non partecipavo ai giochi stupidi organizzati dall’animazione del camping.
Poi arrivò la botta, con la televisione che ti portava il male del mondo fin dentro al paradiso di un’estate sempre uguale.
Non so se le immagini che ricordo siano tutte mie, o siano state col tempo condizionate dal rivedere periodicamente gli spezzoni dei telegiornali dell’epoca; però di certo è mio, vivido come fosse ora, il ricordo della veranda silenziosa e attonita. Con le persone pietrificate, alla ricerca di un perché.
La mia infanzia terminava in quei giorni, colla adolescenza che bussava ormai alla mia porta; e se prima di allora la storia era quella raccontata dalle suore, impregnata di racconti di sante che assomigliavano a regine dolenti delle fiabe, ora dalla STORIA venivo rapita e stuprata come Proserpina da Ade.

Mi ritrovavo, di lì a poco, a fare i conti con le mie prime mestruazioni; oltre che con l’ennesimo, insoluto e terribile, mistero italiano.

5 commenti:

  1. Io, di quel terribile giorno, ricordo solo un nome fra i tanti innocenti che hanno perso la vita: quello di Anna Maria, cugina di una zia acquisita. Aveva solo 22 anni e portava con sé i sogni di una ragazza giovane, distrutti all'improvviso, così...

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  2. Grazie per aver voluto condividere il tuo ricordo. Credo che sia stato uno di quegli eventi che hanno segnato gli album dei ricordi di tutti noi

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    1. Ero appena rientato a casa, in Sicilia. Avevo preso il treno la sera prima, dopo aver cindolato, indolente, per quasi tre ore proprio in quella sala d'aspetto. La morte mi era passata accanto - pensai - e non mi aveva preso

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  3. 14 anni , ero in bicicletta all'edicoka vicino a casa ....a ravenna

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    1. essenziale ma efficace. eravamo tutti bambini, chi in bicicletta, chi al mare chi in viaggio. qualcuno ha percepito più di altri ma tutti alla fine ne abbiamo il ricordo.

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