Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

domenica 13 agosto 2017

Libri e lenzuola: consigli di lettura per letto a due piazze:Le età di Lulu, di Almudena Grandes

Sono convinta che, per scrivere qualche riga sensata di commento a questo libro, discontinuo e urticante come pochi altri, occorra bere; ma bere molto molto: birra o vino, a seconda dei gusti personali (anche se io preferisco il vino e confido che, con due bicchieri di Franciacorta in circolo, ci si possa forse riuscire).
La prima parola che mi viene in mente è “wow “, anzi “doppio wow”!
Perché si tratta di un’opera che mi ha letteralmente lasciata senza respiro, dalla prima all’ultima pagina. 
Le età di Lulù, regia di Bigas Luna (1990)
E questo nonostante l’ostentazione dei sentimenti di misoginia e misantropia, cosa che solitamente produce nella sottoscritta un’immediata reazione di rigetto. Allora cos’è che mi ha tenuta avvinta, impedendomi di sbattere immediatamente a terra – ops, sorry… sulla sabbia arroventata dal sole – il povero supporto cartaceo? Forse il fatto che si tratti di una storia piena di chiaroscuri, continuamente sospesa tra passato e presente; soprattutto, una trama assolutamente incapace di offrire una risposta rispetto a ciò che una risposta non ha: cosa sia lecito e cosa non lo sia all’interno di una dinamica sessuale. E poi il fatto che questa incapacità di scegliere e di giudicare sia raccontata da una scrittrice, perché solamente una donna poteva affrontare, in modo tanto crudo (e, a suo modo, anche epico), il coacervo di pulsioni irriverenti e irritanti che si agitano nel corpo di una ragazza. Lulù è infatti carnefice di se stessa, almeno quanto risulta vittima della perfidia e del sadismo altrui.
Contrariamente a quel che molti pensano Le età di Lulù non è un romanzo pornografico, da leggere di nascosto, nel chiuso della propria cameretta quando le luci della casa si spengono e i genitori vanno a dormire: Le età di Lulù è una struggente, anomala e crudele storia d’amore; talmente intensa da produrre un fiume di lacrime quando si arriva all’ultima pagina e all’inevitabile “e così vissero, felici e contenti, con le loro manette e collezione di frustini”.
Altro che 50 sfumature di grigio… In Le età di Lulù la sessualità si veste dell’intero pantone di colori!
Sullo sfondo aleggia un’atmosfera di spesso pessimismo, che si fa habitus naturale di una donna ben decisa, fin dall’adolescenza, ad evitare la maschera straniante della castità e dell’ordinarietà; dietro l’apparente goffaggine, fin dalle prime pagine troviamo una Lulù che progetta accoppiamenti irrituali, sognando orgasmi multipli e mettendo in campo ogni strategia funzionale alla conquista dell’uomo che ama. La protagonista non è quindi un’innocente vittima della perfidia altrui, e non desidera in alcun modo essere redenta dal peccato in cui è consapevolmente caduta. Tutti sono peccatori, dal primo all’ultimo personaggio. Attorno a lei si muove infatti una pletora di comprimari, invariabilmente in bilico tra perversa razionalità e lucida follia, che il lettore non riesce mai bene a inquadrare, perché sempre incerto nel valutarne l’essenza (sono cioè veri e propri demoni o insulsi poveracci). Solo Lulù se ne distacca, perché la ragazza costituisce l’unica “alienata” ben conscia di sé e della sua condizione; al punto che, una volta oltrepassato il confine dell’inferno, non esita a proseguire, anche da sola, senza bisogno di farsi guidare da un pigmalione, lungo il cammino che si è scelta. Dunque scordatevi l’immagine di una Lulù ingenua e manipolata; perché lei è una tipa tosta, che accetta volontariamente il ruolo di “donna-bambina” nelle mani di un illuso di nome Pablo.
E Pablo chi è? A mio parere siamo alle prese con l’Humbert dei poveri (leggasi alla voce Lolita di Nabokov); perché se è vero che alcune sue caratteristiche non ci lasciano indifferenti (in virtù del sempiterno fascino bohèmien del protagonista maschile: più grande di lei, uomo di poche parole, dissidente politico, poeta e ricercatore universitario… e pure figo), è pure esatto dire che uno come Pablo non lo si può augurare neppure alla mia peggior nemica. Mi sono poi anche chiesta quale sia l’errore più grande compiuto da questo Belzebù in sedicesimo. E mi sono dato una risposta: soprassedendo allo schifo di una violenza anale imposta, alla costruzione di un gioco incestuoso e alla masochistica tendenza a concedere le grazie della compagna a cani e porci (sì insomma, per capirci si faccia riferimento alla categoria del cuckhold del sito pornhub), il suo errore più imperdonabile è senza dubbio imporre a Lulù una depilazione brasiliana – della vagina, così per i meno esperti – con la lametta.
Orrore!
Horribile dictu et horribile facto!
A tutto c’è un limite!
Perché noi donne sappiamo bene come la lametta sia uno strumento barbaro e dannoso, assolutamente inadatto alla nostra pelle delicata (tra l’altro i peli poi crescono più rigogliosi e più ardui da disboscare). Il che mi porta, in un rapsodico fluire, a parlare della Spagna; di un paese che usciva a rilento dall’opprimente cultura del regime franchista e che, evidentemente, non conosceva ancora la civiltà del perizoma e della ceretta dall’estetista! Per inciso, quanto materiale per gli storici!!!!
In quello stesso 1990, anno di pubblicazione del libro, usciva pure il brano Vogue di Madonna. Voi a questo punto direte: “cosa diavolo c’entra adesso Madonna? E come si collega al romanzo di Almudena Grandes?”.
Probabilmente nulla; però dovete abituarvi al fatto che non sono del tutto normale, quindi adoro andare alla ricerca di collegamenti spericolati.
E allora vediamo perché vi parlo di Madonna: partiamo dal titolo della canzone – Like a Virgin –, che sono sicura sarebbe piaciuto moltissimo a Pablo; poi proseguiamo col rilevare l’implicito legame esistente tra i testi della cantante americana e la fascinazione – tema centrale del libro della Grandes – rispetto all’universo gay. Avete presente il brano Vogue? Quello in cui Madonna recupera icone di stile (come Tamara de Lempicka o Marlene Dietrich, famose anche per la loro ambiguità), svelando le atmosfere conturbanti dei locali gayfriendly: ecco, anche Almudena Grandes ci parla del mondo omosessuale; ma lo fa dandoci un’immagine molto più violenta, accompagnandoci tra i vicoli e i bar malfamati dove i ragazzi si prostituiscono. Senza gioia, senza lustrini e senza reti di protezione.   
Si parla tanto di uomini in questo libro, i quali a dire il vero non fanno una bella figura. Non a caso l’unico maschio che dimostri una qualche umanità finisce per essere un Trans (Ely). È infatti quest’ultima la sola persona in grado di comprendere, accudire e accettare Lulù. Nonostante la sua dolente imperfezione, proprio per il suo dolore imperfetto.
E così facendo Ely pare indicare anche agli altri, a Pablo prima di tutti, l’unica strada per la salvezza: uscire dalla gabbia di finzioni, costruita sull’obbligo di essere sempre e solamente uguali a quel che si deve essere, rifiutando i ruoli che ci vengono imposti fin dalla nascita ma anche quelli che noi stessi ci costruiamo.




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2 commenti:

  1. Ciao, dopo quanto tempo, i peli ispessiti dalla lametta ritornano normali se si smette di radere e senza ceretta?
    Curiosità perfettamente in tema con l'articolo ;).

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  2. Il sesso, i ruoli, gli atteggiamenti e le "irregolarità" raccontati con gusto. Bene!

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