Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

venerdì 3 novembre 2017

Modella per un giorno. A Roma con Turi Avola ed il suo favoloso mondo

Ilaria Cerioli
In un pomeriggio di autunno, col treno sparato a mille verso Termini, percepisco le piccole rughe che segnano il mio viso. All’improvviso il mio pensiero si blocca, gelato dall’idea che potrebbe anche esistere, da qualche parte, nascosto sullo scaffale di una fascinosa profumeria, un miracoloso fondotinta. Che magari consenta di nascondere quell’orrido segno di bisturi che campeggia tronfio sul mio ventre di madre.   
Non ho più vent’anni, ripeto come una litania durante il viaggio.
Non ho forse lasciato un po’ troppo spazio a questo barlume di compiaciuta vanità? Permettendogli di correre spensierato per le assolate praterie del desiderio di vita?
Non ho più vent’anni, mi sono ripetuta poche ore fa, quand’ero ancora nella mia stanza di Ravenna, intenta a selezionare le sete ed i pizzi da sistemare con cura nella valigia.
Subito però arriva in aiuto una vocetta, dal profondo della mia pancia, che mi rassicura; e dice sicura: don’t worry baby, …hai ancora un bel volto, e pure col corpo te la cavi niente male!
Lo so, lo so… quante volte ho sentito ripetere che Anna Magnani andava fiera delle sue rughe, io però ne farei oggi volentieri a meno. Anzi no, mi correggo: io le mie rughe le odio, ad una ad una; ed ho iniziato ad odiarle fin dal momento della loro prima comparsa, quando ho virato la boa dei trenta (appena qualche giorno fa, sia ben inteso). Le odio talmente tanto da avere loro dato un nome, come si affibbia un dispregiativo epiteto al nemico che ti vuole male. Quella in mezzo alla fronte è la Bastarda, quelle che irriverenti e gemelle si accampano agli angoli delle labbra sono la Zoccola e la Maledetta. Alle zampette a baffo di gattino, che si nascondono attorno agli occhi, spetta il titolo di Grandissime Fetenti.   
Ma chi ho voluto ingannare, quando ho acconsentito a farmi fotografare? Perché qualcuno, dotato di senno e di crudeltà non mi ha fermato, ricordandomi che il ritrovarsi davanti ad un obiettivo può trasformarsi, specie per una ex belloccia, in una nemesi degna di uno sgradevole girone dell’Inferno dantesco; una vendetta malignamente ordita da parte di chi pensa che la donna matura debba necessariamente indossare un mezzo tacco e una gonna al ginocchio.
No, no, no…
Ecco che dal ricciolo che copre l’orecchio esce un diavoletto simpatico, dalla chioma perfetta e ben ornata di impeccabili extensions; un diavoletto che urla gioioso come occorra fregarsene delle preoccupazioni, perché – se dio vuole – hanno inventato photoshop! Infatti, se così non fosse, saremmo sommersi di immagini di pancette dovute a stipsi e di primi piani gommosi. Inoltre, non sto mica preparandomi a posare per Novella 2000; io, Ilaria Cerioli da Fidenza, sto per offrire il mio corpo – la mia anima no, quella è bella che andata da tempo… – all’arte raffinata di un fotografo pluripremiato. Per lui certo la bellezza canonica non conterà, perché ciò che importa è l’essere capaci di esprimere altro dalla perfezione delle forme. E poi quel che ocorre è l’essere fotogenici, e su questo punto sono sicura di potere giocare al meglio le mie carte.
Il treno è partito, e nella tratta da Bologna a Firenze riesco ancora a fingere indifferenza. Mi dico che sto scendendo a Roma soprattutto per realizzare una fantastica intervista a Turi Avola, e solo secondariamente per dare il corpo in pasto alla bestia travestita da macchina fotografica. Poi il paesaggio che scorre dal finestrino muta, e le arrotondate colline mi dicono che sono ormai a pochi chilometri dalla meta. Allora inizio una dotta conversazione col vicino, intrecciando rudimenti di fotografia e di Estetica, scivolando allegramente sui presupposti teorici e fenomenologici dell’arte… e tutto ciò – lo so benissimo, perché quando voglio sono una spietata critica di me stessa – solamente per rassicurarmi: quasi che l’intervista non mi interessasse più, perché l’intera mia anima è ora avviluppata dal terrore dell’obiettivo digitale. E comunque, se proprio non dovessi venire bene, avrò in ogni caso avuto l’occasione di conoscere un uomo intelligente e arguto, di sicuro affascinante. Il che non guasta mai... E poi quel che conta è l’intervista!
Seee… a chi la voglio raccontare?
Così l’ansia e la curiosità crescono, mentre il parallelepipedo di Termini mi sta già accogliendo.  
La valigia pesa una tonnellata, ma non è un limite. Quella valigia contiene infatti tutto quel che serve a fare di Ilaria una nuova donna: un po’ giornalista e un po’ blogger, e forse anche un po’ modella.Et voilà, sono arrivata allo studio di Turi Avola (https://turiavola.carbonmade.com/).
Turi Avola
Tutto è semplice, sia l’intervista (professionale e appassionata) che lo shooting (il giorno dopo, tra sottovesti di seta e corpetti in pizzo). Tra l’altro colgo l’occasione per girare, allegra e spensierata, per il quartiere del Pigneto, lasciandomi cullare dalla sua atmosfera bohemienne, ricordando Pasolini e celebrando la vita con un bicchiere in mano.
Mi ricordo del resto ancora quando ho scoperto le opere di Turi Avola, per caso qualche tempo prima alla Galleria Nero, dove esponeva Excessus Mentis. È stata una vera folgorazione, lo ammetto; tanto da indurmi a volere conosce l’autore. Quale ne è stato il motivo? Senza dubbio il riconoscimento di un’affinità di riferimenti culturali, perché anch’io amo il Surrealismo di Man Ray, le atmosfere allucinate di Tim Burton e l’immagine della donna sospesa tra sacro e profano, tra sensualità trasgressiva e candida innocenza. Cosa dire di più? Sono emozionata di fronte allo spettacolo dell’ossimoro, così evidente ed esasperato nella retorica visiva di Avola. Del resto sono una bilancia, coi piatti evidentemente mal tarati.   
Ma è giunta finalmente l’ora, di smettere i panni della professionale reporter per indossare quelli, lo ammetto assai più succinti, di una distratta Amélie d’inizio Novecento; di un angelo in bustier e autoreggenti, che pare aver gioisamente smarrito la strada del paradiso. Senza mostrare alcun pudore, ma lasciandomi guidare dall’esperienza dell’uomo che sa; perché posare è in fondo come fare del buon sesso: deve esserci sintonia tra fotografo e modella, per evitare che lo shooting si trasformi nella meccanica riproposizione della veloce missionaria del sabato sera. Mi rivedo adesso nello studio, seduta come Emmanuelle, ammiccante e scomposta sulla poltrone di velluto rosso, guardando con desiderio sconfinato il fotografo. Perché l’uomo dietro a quella macchina altri non è che un amante da sedurre, ammaliato dall’assoluta mia sottomissione al suo volere. Ho così giocato all’innocenza perduta, ballando a piedi nudi sulle note rosa e cremisi di Edith Piaf.  
Ma dimmi un po’, cara Cerioli, quanto ti sei divertita?
Un mondo, un mondo intero! Soprattutto quando mi sono, a poco a poco, resa conto che non esisteva più alcun confine tra la realtà e la finzione; perché in quel momento io ero solo femminilità, niente altro che pura femminilità. Così penso debba essersi sentita anche Alda Merini, quando offrì il suo corpo all’occhio meccanico di Giuliano Grittini. Orgogliosa di quel suo corpo di donna impudica, colle grosse e bianche mammelle esposte. Ricordo che molti l’accusarono di pornografia… Ma io sorrido di tanta stupidità, perché la pornografia è ben altro e nulla ha a che fare con l’esposizione fiera della propria carne sgraziata, imperfetta, eppure terribilmente vera e attraente. L’immagine di Alda, colla camicia aperta e le labbra rosse, mi ha così accompagnato e resa forte, rendendo polvere e volo di mosca il parlare malevolo di chi ha cercato di sminuirmi e di ferirmi; ha folgorato e reso cenere le voci di chi affermava che una madre, se è tale, non può farsi fotografare in autoreggenti. Come se non fosse anche una femmina. Del resto sono nata donna, e solo dopo sono diventata madre.

E se non mi sono mai preoccupata di nascondere il quadro che un giorno un’amica pittrice mi regalò, con me ritratta completamente nuda, colla mano appoggiata, lieve e fugace, appena sopra all’incavo delle cosce, non vedo il motivo per cui ora dovrei rattristarmi di essere divenuta un angelo. Per un pomeriggio, in uno studio fotografico appena fuori Roma.

#turiavola #spocchiosamenteilare #gallerianero #fotografiaerotica  

1 commento:

  1. Ciao, sono Theresa Williams. Dopo anni di collaborazione con Anderson, lui si è rotto con me, ho fatto tutto il possibile per riportarlo indietro, ma tutto era inutile, lo volevo tornare così a causa dell'amore che ho per lui, Gli ho pregato con tutto, ho fatto delle promesse ma lui ha rifiutato. Ho spiegato il mio problema al mio amico e lei mi ha suggerito che dovrei piuttosto contattare un incantesimo che potrebbe aiutarmi a lanciare un incantesimo per riportarlo indietro, ma sono il tipo che non credo mai in magia, non avevo altra scelta che provarlo. inviò il cinguettino e mi disse che non c'era nessun problema che tutto andrà bene prima di tre giorni, che il mio ex tornerà da me prima di tre giorni, lancia l'incantesimo e, sorprendentemente, nel secondo giorno, era alle 16.00. Il mio ex mi ha chiamato, sono stato così sorpreso, ho risposto alla chiamata e tutto quello che ha detto è che lui era così dispiaciuto per tutto quello che è accaduto che voleva che io torni a lui, che mi ama tanto. Sono stato così felice e sono andato a lui che è stato come abbiamo iniziato a vivere insieme felicemente felicemente. Da allora, ho promesso che chiunque conosco che abbia un problema di relazione, sarei d'aiuto a tale persona, facendo riferimento a lui o lei all'unico vero e potente cronometro che mi ha aiutato con il mio problema. email: drogunduspellcaster@gmail.com potrai inviarlo via email se hai bisogno della sua assistenza nel tuo rapporto o in qualsiasi altro caso.

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