Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

sabato 11 novembre 2017

E' tutta una questione di stile

Siamo davvero certe che alle donne spocchiose dispiaccia l’uomo deciso e arrogante, quello cioè che non deve chiedere mai
Argomento spinoso, indubbiamente. Specie se il tuo mondo è popolato di amiche militanti e femministe, oltre che di aristocratiche signore (con cane carlino d’ordinanza, abbinato alla barca a vela ormeggiata nella darsena); tutte comunque pervase dalla stimmate della radical chic, sempre controcorrente e fieramente snob. 
Felicemente immersa tra queste amabilissime streghe ci sono io, mosca bianca per la capacità di avventurarmi in storie amorose per lo meno azzardate. 
Io, che adoro innamorarmi, incontrando – chissà poi perché? Che ci sia del dolo? – solo lupi cattivi da denti aguzzi e luccicanti.
Helen Lam
Le guardo ed un poco pure le invidio, dal momento che i loro problemi hanno spesso a che fare - invidia, invidia - con la scelta della giusta borsa di haute couture. Tuttavia, spesso tali amiche fascinose si rivolgono a me; e mi chiedono consiglio, domandandomi se sia opportuno aggiungere il focoso palestrato alla già ricca collezione di giovani amanti. In questo caso sono piuttosto ferma, invero molto spocchiosa (forse perché non ho mai amato l'idea di fungere da Amerigo Vespucci dell’ammmore). Allora rilancio, e m'informo a proposito dell’intellettuale, coetaneo e tanto carino, con cui le ho viste chiacchierare poco tempo fa. Sì, proprio quello che cita tenute e vitigni come se fossero canti della Divina Commedia... 
Di solito, nove volte su dieci, mi rendo conto di avere sbagliato il tiro: il loro viso infatti si distorce in un ghigno schifato e rivelatore. 
Allora comprendo.... 
Hanno ragione loro, perché l'esperienza ha insegnato loro a diffidare di tale prototipo di seduttore. Troppe volte sono state infatti abbandonate al momento di pagare il conto; e troppe volte sono state lasciate sole da colui che, dopo aver per l'intera serata parlato di sé e della sua opera (che non può essere esposta a New York perché un giorno l’impegnato artista ha bruciato una bandiera americana in piazza), si è improvvisamente eclissato. Hai voglia ad aspettarlo… 
Evidentemente il bel cavaliere oscuro, da mezzora asserragliato nel cesso, ha qualche problema colle ostriche di cui si è strafogato… 
Alla fine, povere penelopi esasperate, ferite dalle occhiate pettegole degli altri commensali, le mie amiche finiscono per estrarre la fedele mastercard, porgendola alla cassa colla stessa dignità con cui Maria Stuarda offriva il collo al boia.
Et voilà!
Proprio quando stanno per abbandonare al triste destino il gentile accompagnatore, evidentemente ingoiato dal pagliaccio sbucato dal tubo di scarico della toilette, eccolo ricomparire trionfante. E con il sorriso stampato in viso, a quel punto l'eroe dell'epica battaglia invariabilmente pronuncia la frase: Grazie cara, ma non dovevi; mi raccomando, però: la prossima volta tocca a me!

Applausi! Trenta minuti di ovazione in piedi!

Devo ammettere che, ascoltando tali racconti, un po’ sogghigno; perché avrò certo fatto scelte imbarazzanti, alternando maschi in eskimo ad artisti appena usciti dai centri sociali, ma su una cosa mai e poi mai ho transatto: se invito a cena qualcuno, allora pago io; se qualcuno mi propone una serata assieme, allora io sono sua ospite
Trattasi tuttavia di un falso problema, almeno per me; non mi sono cioè mai troppo interessata delle regole d’ingaggio rispetto all’azione dell’estrarre il bancomat.
L’ansia me l’ha sempre piuttosto prodotta l’aspettativa rispetto al dopocena.
E se l’affascinante mio accompagnatore si rivela un imbranato adolescente al momento di sganciare il reggiseno? Allora non c’è che una strada da percorrere: abbozzare una qualsiasi scusa e lasciare rapidamente il palcoscenico, perché il soggetto non ha evidentemente conseguito gli obiettivi minimi e deve ancora consolidare le competenze. Che si ripresenti quindi al mio cospetto solo dopo avere fatto la giusta e doverosa pratica!
Come? Non avete ben compreso il mio punto di vista?
Bene, approfondiamo allora la questione.
Nel caso si esca in amicizia – okkio, che non ci siano troppi desideri sottointesi – allora non si pone problema: essendo completamente a mio agio, mi sento libera di sparare cazzate, crogiolandomi nella proverbiale logorrea e nel turpiloquio da scaricatore di porto. La serata alcolica finirà quindi seguendo un copione rigoroso, che prevede canzoni ululate a squarciagola, imbarazzanti balletti ska o lacrimoni che riflettono le immagini di un vecchio film romantico.
Se però il dopo cena prefigura un incontro ravvicinato tra il lui di cui si diceva ed il mio completo intimo, allora state certi che diverrò più esigente della Miranda interpretata da Meryl Streep (dunque, alla larga tutti i giovani amanti inesperti; come pure i farfuglianti Woody Allen e gli aggressivi Schwarzenegger). 
Giunti al “dessert del dessert” bisogna insomma sapere “dove” e “come” mettere le mani, preferibilmente in silenzio, senza chiedere il permesso e senza ansimare che mi si vuole “aprire come una cozza”. E poi, sia chiaro: dal momento che il mio corpo non è un pezzo di carne qualsiasi (se proprio volessimo stare all’analogia gastronomica non esiterei a paragonarmi ad un gustoso filetto di manzo di kobe), ed è provvisto di molteplici zone erogene, oltretutto rivestite di costosa seta nera, allora pretendo professionalità. Quindi la passione ne suffit pas, perché occorre anche dimostrare attenzione per l’estetica dell’amplesso (il gesto deve essere cioè armonioso, gentile come un passo a due di Roberto Bolle). 
Ecco allora qualche utile consiglio, onde evitare il calo del desiderio nella donna (soprattutto nella sottoscritta):

1.  Non pronunciare mai l’orrida frase: Ma questo coso come si leva? (sappiate che l’ultimo modello del reggiseno La Perla ha l’apertura sul davanti…);
2.   Ricordare che non è necessario spogliare completamente la partner, soprattutto se questa ha superato di qualche anno la ventina (oppure, a scelta, non esibisce orgogliosa una quarta siliconata);
3.  Trattenersi dal gettarsi a capofitto sulla zona “nota”, la stessa che noi donne spocchiose curiamo come fosse un’aiuola; ogni tanto ci farebbe infatti piacere ricevere attenzioni anche al resto. Ecché diamine, esistono pure il collo, l’incavo delle braccia, le caviglie e l’interno coscia…

Piccola avvertenza finale
quando indossiamo una parigina (per i maschi meno avezzi, trattasi di una carezzevole sottoveste), vi abbiniamo sempre un perizoma oppure una mutandina brasiliana. Le stesso che, per prima cosa fate volare via sotto l’impeto del desiderio. 
Ora… per evitare che vadano perse, costringendo la vostra partner a rincasare furtivamente priva di un fondamentale indumento, si consiglia di non gettarle come viene. 
Anche perché correte anche un altro rischio… E se, rovistando al fondo del letto, tra il piumone e le lenzuola, alla disperata ricerca della mutanda perduta, si finisse per ritrovare il capetto di pizzo nero lasciato dalla precedente ospite
Non sarebbe chic; no, no, no….     
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