Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

giovedì 30 novembre 2017

La storia del mio matrimonio: ovvero ridatemi i miei 30 anni


A volte il mondo può sembrare un luogo ostile e sinistro. Ma credeteci quando diciamo che ci sono più cose buone che cattive. Dovete osservare con attenzione. E quella che magari appare una serie di sfortunati eventi, può, di fatto, essere il primo passo di un viaggio


Cosa succede quando una donna varca la soglia dei 30 anni
Ve lo dico io: puntuale come la bolletta del gas scatta l’orologino biologico. 
E se poco prima quella stessa creatura fatta di aria fresca non aveva occhi che per l’ultimo modello di scarpe, quello esposto in grande spolvero nella vetrina della boutique più costosa del centro cittadino, improvvisamente ella si accorge dell'esistenza di un mondo alternativo. Anzi, no... del "sottosopra" (chi ha visto Strange Things? Io, sì!). Un mondo fatto di passeggini colorati da un artista orbo, carrozzine accessoriate come un'auto sportiva di lusso e di pance troppo tonde per essere l'effetto di una condotta alimentare sregolata. Così passa dalle chiacchiere colle amiche e dalla minuziosa programmazione delle vacanze alle dotte disquisizioni sulle lune, l'influenza delle maree e sui giorni fertili. 
E la casa si riempie di riviste patinate, tutte ricolme di immagini di donne famose che sfoggiano, con orgoglio degno di un nobel per la biochimica, tanti pancini tondi tondi. Il cambiamento di stato ti è anche certificato dal comparire su facebook, nel riquadro in angolo, dove prima si pubblicizzava una destinazione esotica e assolata, della pubblicità dell’ultima carrozzina della nota marca per bimbi. Appena sopra alla notizia dei vantaggi impareggiabili offerti da una comoda guaina contenitiva post parto.
Insomma, non c’è più tregua. 
Tutto sembra cospirare contro di te, povera trentenne fino a quel momento rimasta ignara e felice. 
Ci si mette pure Vanity Fair, con l’articolo in cui si insegna a tornare perfettamente in forma dopo il parto. 
E il nuovo modello di donna? Ne vogliamo parlare? 
Ovvio, tutte come Amal Alamuddin (essì, la signora Clooney): più figa di prima, nonostante le due gemelle.
Quando hai un'età che varia dai trenta ai quaranta anni, rischi poi di diventare la vittima perfetta per la crudeltà di mamme, zie e cugine; le quali non sanno se compatirti o biasimarti alla notizia del tuo essere da poco tornata single.
Credetemi se vi dico che è del tutto inutile dare spiegazioni, ed è inutile raccontare loro che hai sbattuto fuori di casa lo stronzo nel momento in cui hai  scoperto nel suo telefonino la vagina spalancata e sorridente della tua vicina di casa.
Tua zia sarebbe capace di dirti che bisogna chiudere un occhio, e che gli uomini sono in fondo fatti così. E di portare pazienza, perché cambiano diventando padri.    
Voi non  ci crederete, ma quando io mi sono trovata in quella fase di età in cui la maggioranza delle donne inizia a sognare l’abito bianco (anche se il bianco mi sbatte in viso e non si intona al mio incarnato) io proprio non sapevo decidermi su quale uomo svegliare con un bacio alla mattina. Pertanto, in preda al dubbio amletico se fosse proprio necessario dividere il mio spazio vitale con un uomo, trovavo terribilmente irritante la curiosità morbosa sulla mia vita “dissipata” da parte dei parenti; così come trovavo patetici i loro tentativi di accasarmi con amici o colleghi di lavoro (una volta, addirittura, una zia acquisita insistette per presentarmi un suo amico, secondo lei adatto a me in quanto “artista e depresso”. Figuriamoci, sapeva pure leggere!).
Così, dribblando tra l’ennesimo tentativo di appuntamento al buio e le domande sempre più pressanti sul perché fossi così refrattaria ai legami seri, avevo inventato una serie di refrain di cui andavo fiera, decisamente scorretti e trasgressivi. 
La scusa migliore? 

Io e la mia compagna lesbica abbiamo in mente una maternità surrogata con sperma di un afro americano. Perché a noi piace la famiglia multietnica.

In preda allo sconforto per l’altrui mancanza di rispetto, ero giunta al punto di convincere me stessa che provavo una vera e propria repulsione per le donne gravide, ritenendo inoltre il parto una delle forme di violenza più gravi verso il corpo femminile.
Insomma. nella mia vita libera e libertina, priva di vincoli e orari, quasi apolide, ci stavo proprio bene.  Non l’avrei mai cambiata per nulla al mondo.
All’epoca, infatti, sceglievo coscientemente relazioni assolutamente a distanza, preferibilmente anche più di una in contemporanea proprio per non cadere nella trappola dell’innamoramento.
Guardate però: il mio comportamento irriverente nei confronti dell’amore era in realtà un atto di generosità verso i miei partners. Sapevo bene, infatti, di non essere tanto brava come fidanzata: troppo capricciosa, incostante nei sentimenti e terribilmente egoista. E all’anello al dito preferivo di sicuro un piercing all’ombelico. In coppia non davo il meglio di me e rischiavo sempre di scatenare guerre nelle famiglie altrui. Se uno dei miei fidanzati mi presentava ai suoi alla cena di Natale? Un disastro! Si finiva a discutere sulla fame del mondo davanti ad un trionfo di aragosta; a parlare di sfruttamento della prostituzione con uno zio attempato e single appena tornato da Cuba o del diritto dei deboli all’esproprio proletario con il suocero imprenditore. 
Due sono in particolare gli episodi scolpiti nella mia memoria, grazie ai quali ho capito che nel film Tutti assieme appassionatamente il ruolo di nuora non sarebbe mai stato mio. 
Il primo quando mi sono presentata in jeans e maglione ad una festa di fine anno in villa dove era d’obbligo l’abito lungo e l’altra quando ho litigato con il padre del mio ragazzo di allora accusandolo di  appropriazione indebita di materiali archeologici (nella vetrinetta del salotto buono, infatti, era in mostra una collezione di vasi apuli non dichiarata alla Soprintendenza).
Così, se a trent’anni avevo deciso che la fedeltà era un’imposizione borghese, e preferivo dividere l’appartamento con due ragazzi (giocando a The Dreamers di Bertolucci) prima o poi può succedere comunque di incontrare, una notte d’estate sui colli bolognesi, qualcuno più matto di te con cui sfidare il tuo personale guinness del numero di orgasmi in un giorno.
E se la sfida la vinci, ricordati che il premio previsto può essere un bonus “paghi due e prendi tre”.   
Così, all’improvviso, con una pancia che sembrava un’anguria, senza tanti preamboli o preparativi, ho deciso di convolare a nozze nel giro di 4 mesi. Non sto scherzando. L’ho fatto sul serio e pure con vestito bianco e velo (perché se si fa qualcosa di importante occorre farla bene).
E mentre lievitavo, fregandomene della linea e dei chili di troppo, mi sono ritrovata in un amen davanti ad un consigliere comunale a pronunciare il mio sì mentre le note di kalashnikof di Bregovich risuonavano alte nella sala matrimoni del Comune di Ravenna.


To be continued… 

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