Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

domenica 25 febbraio 2018

orgasmo, orgasmi...molti orgasmi n.2


Fortunatamente viene in mio soccorso Donatella Tarozzi, counselor esperta in mediazione familiare, di coppia ed esperta in consulenza sessuale, che ci può introdurre al mondo dell’orgasmo con il sapere della professionista.

D. Cosa intendiamo con il termine orgasmo?   
R. In estrema sintesi potremmo dire che l’orgasmo è un picco di piacere intenso, in grado di creare uno stato alterato di coscienza

D. Nella storia si è sempre dato spazio al piacere maschile, ma esiste una storia dell’orgasmo femminile?
R. Nell’antica Grecia non esisteva l’idea, tutta cristiana, del peccato; il piacere sessuale era anzi considerato necessario all’equilibrio psicofisico delle persone. Al punto che i medici riconoscevano la necessità, anche per le donne, di praticare il sesso, in modo regolare, al fine di non ammalarsi. A questo fine era lecito masturbarsi usando gli olisboi (peni artificiali in legno e cuoio). Nell’Arte di Amare Ovidio scrive: Quando trovi il punto dove la donna ama essere toccata non essere timido a farlo (…) Vedrai i suoi occhi scintillare (…) Gemerà e sussurrerà parole insensate e sospirerà felice ma stai attento a non galoppare avanti e lasciarla indietro. Cito questo brano perché amare è un’arte, e come tale si affina con l’allenamento e l’esperienza. Poiché nessuno nasce “imparato” la donna dovrebbe sempre spiegare al proprio partner che cosa le procura piacere, il modo, il punto giusto, la velocità, la pressione, ecc. Qualcosa non funziona se il 59% delle donne finge l’orgasmo per non deludere le aspettative del partner. Pensa, cara Ilaria, che nei primi anni del 900 desiderio, fantasie, malinconia irritabilità vengono considerati come sintomi di un disturbo tipicamente femminile: l’histeria. La cura consiste nel massaggio manuale della vulva da parte di un medico e il raggiungimento dell’orgasmo, chiamato parossismo, viene definito “crisi isterica” e serve per purificare il corpo della donna dai suoi umori nocivi.

Esiste del resto un film, del 2011, dal titolo HISTERYA che racconta proprio questo.
Infatti, quello che racconta come nel 1869 il medico inglese G.Taylor inventa il primo vibratore considerato presidio medico. A questo fatto si lega pure la teoria di Freud, che sostiene come la donna matura e “normale” raggiunga l’orgasmo solo attraverso la penetrazione. Se la donna non riesce a raggiungere l’orgasmo coitale o raggiunge quello clitorideo o è immatura o è nevrotica.

D. Come possiamo riprendere il controllo del nostro corpo?  
R. Occorre anzitutto sfatare teorie simili a quelle appena ricordate, e tenere bene a mente che l’orgasmo fa bene alla salute. Avere due o più orgasmi al mese riduce del 50% il rischio di mortalità. soprattutto per le persone che hanno superato gli “anta”. L’ossitocina e il dhea (ormone prodotto durante l’eccitazione e l’orgasmo) svolgono una funzione protettiva contro il cancro, endometriosi, crampi mestruali, emicrania e stress. L’orgasmo, inoltre, rinforza il sistema immunitario con il rilascio di endorfine che sono oppiacei naturali i quali riducono anche ansia stress depressione e aumentano la vitalità. Del resto l’orgasmo è fisiologico: è stato recentemente osservato un feto femminile di 32 settimane che si toccava la vulva con le dita della mano destra concentrando il movimento soprattutto sulla clitoride. Sono stati riscontrati rapidi movimenti pelvici e delle gambe, pausa, rapidi movimenti di tutto il corpo e rilassamento. Questa è la dimostrazione del riflesso orgasmico durante la vita intrauterina.

D. Quanti tipi di orgasmo ci sono?
R. Clitorideo, vaginale, simultanei, multipli. Non è però sempre semplice distinguerli. È infatti vero che le donne italiane sono spesso molto condizionate dal sentimento verso il proprio partner, e poiché l’affettività è ancora molto importante per il raggiungere l’orgasmo durante il coito si capisce che si possa avere qualche difficoltà analitica. Non è neppure casuale che il 42% delle donne inizi un rapporto sessuale per avere un ‘intimità emotiva. La difficoltà è anche data dal fatto che l’orgasmo femminile è più esigente, e per raggiungere l’apice del piacere la donna ha bisogno di sentirsi desiderata, corteggiata e amata. Deve essere sicura, fidarsi del partner ed esercitare l’immaginario sessuale.

D. È vero che si può provare orgasmo stimolando altre parti del corpo?
R. Non dimentichiamoci del seno, che svolge un compito importante per il raggiungimento dell’orgasmo. Il grado di eccitazione prodotto dalla stimolazione dei capezzoli è infatti molto intenso, e in alcune donne può eguagliare, se non addirittura superare, la stimolazione clitoridea.

D. Quando si può parlare di alterazione dell’orgasmo?
R. Farmaci, menopausa, stress ambientale e relazionale, stimolazioni dirette e troppo energiche provocano fastidio anziché piacere. Ma la stessa cosa potrebbe dirsi per l’uso di manuali per il piacere fuorvianti (che generalizzano e uniformizzano ciò che per definizione è da descrivere al singolare), oppure la velocità errata della stimolazione o la violenza, la prevaricazione, ecc.

D. Perché le donne temono il desiderio?
R. È importante sapere che esistono due tipi di desiderio: il desiderio spontaneo (che dipende dall’immaginario sessuale, quando cioè lo stimolo parte dal cervello) e il desiderio responsivo (concernente il desiderio sessuale, che si attiva dopo la stimolazione meccanica della donna). Questo significa che il desiderio non è sempre necessario per dare inizio all’attività sessuale

D. Secondo gli studi di H. Masters e Virginia E, Johnson (1954) esistono fasi dell’orgasmo. Ce le vuoi spiegare?
R. Sì esistono quattro fasi. Queste sono: la Fase dell’eccitamento – immaginario sessuale o libido (quando il sangue affluisce più rapidamente e la vulva comincia a gonfiarsi ed inumidirsi e la clitoride aumenta di volume); la Fase plateau – stimolazione meccanica (quando la durata di questa fase dipende dalla qualità della stimolazione genitale; a quel punto l’eccitamento sessuale prevede accelerazione del battito cardiaco, aumenta il respiro e la tensione muscolare); la Fase dell’ orgasmo (che prevede da cinque a dodici potenti contrazioni a intervalli di 0,8 secondi e liberazione di tutta la tensione sessuale accumulata nelle due fasi precedenti. In questa fase si nota un picco massimo del battito cardiaco, aumenta la pressione sanguigna e la velocità di respirazione); la Fase di risoluzione o periodo refrattario (il corpo della donna ritorna ad uno stato rilassato e privo di eccitazione). Quando si ha un orgasmo multiplo dallo stato di orgasmo si ritorna a quello di plateau per diverse volte con lo stato di risoluzione solo nella fase finale.

D. Si parla addirittura di dieci tipi di orgasmi che noi donne possiamo provare. Quali sono i più frequenti?
R. Due sono i più frequenti: l’orgasmo clitorideo e quello vaginale. Nel 1966 Master & Johnson sostennero che ogni orgasmo parte dalla clitoride e che alcuni di questi si estendono alla vagina. Il 70% delle donne raggiunge l’orgasmo clitorideo e solamente il 51,2% delle donne raggiunge l’orgasmo vaginale senza stimolazione clitoridea, mentre il 35,52% ha bisogno della stimolazione clitoridea per raggiungere l’orgasmo.  Il 13,46% non ha mai raggiunto un orgasmo vaginale durante la penetrazione. Gli stessi autori ipotizzano la stimolazione clitoridea come cura per l’anorgasmia.

D, Quale tipo di orgasmo è preferito tra le donne italiane?
R. Le percentuali si aggirano su queste cifre: il 33% preferisce l’orgasmo vaginale, il 34% quello clitorideo, il 33% entrambi.

D. Parliamo di masturbazione, è una pratica che le donne utilizzano o è ancora oggi considerata “impropria?
L’84% delle donne italiane afferma di essersi masturbata almeno una volta nella vita; il 50% delle donne afferma di averlo fatto prima dei 15 anni; il 62% afferma di riuscire regolarmente a raggiungere orgasmo grazie alla masturbazione; al 53% occorrono meno di 5 minuti per raggiungere orgasmo e solo il 20% ricorre alla masturbazione più di una volta la settimana.

D. È vero che noi donne possiamo provare orgasmi multipli?
R. Le donne sono in grado di avere orgasmi ripetuti e sequenziali, con intervalli molto brevi. Il periodo refrattario post eiaculatorio può infatti essere anche di soli pochi minuti (in alcuni casi l’orgasmo si può ripetere immediatamente).

D. Qualche donna si sente in imbarazzo perché nel momento del piacere ha una specie di eiaculazione
R. Si tratta di eiaculazione femminile, cioè il 70% delle donne riferisce un’emissione di liquido dai genitali in corrispondenza dell’orgasmo.

D. Che cosa intendiamo con il termine Squirting?
R. Si tratta dell’espulsione involontaria, durante l’attività sessuale, di un fluido composto di urina e secrezioni prostatiche (sperma femminile).

Commentino semiserio: insomma, grazie a Donatella, abbiamo oggi imparato che i nostri orgasmi sono più che legittimi, che dovremmo conoscere meglio il nostro corpo e che è buona cosa pretenderlo.

DONATELLA TAROZZI
donatellatarozzi@gmail,com
https://www.facebook.com/studiocounselingdonatellatarozzi/


orgasmo, orgasmi..molti orgasmi


10, 9, 5, 4… ma, insomma, quante tipologie di orgasmo noi donne possiamo avere?
A dire il vero, mi pare di assistere a una gara di quelle con giuria dotata di palette; oppure alla proiezione di un film dal titolo senza bisogno di commenti: Alla ricerca dell’orgasmo perduto. E questo perché, spulciando un po’ in rete, scopro articoli che paiono ricordarci quale fortuna abbiamo, noi donne, a possedere cotanta scelta. Un po’ come quando, alla mattina, sostiamo indecise davanti all’armadio spalancato (cosa possiamo indossare oggi? Orgasmo vaginale od orgasmo multiplo? Ma con le scarpe nuove si abbinerà meglio l’orgasmo onirico oppure quello mentale?). 
Non so se lo sapete, ma sulla stampa si favoleggia di 10 tipi diversi – dico 10! – di orgasmi; e questo quando la maggior parte di noi per provarne uno decente deve raccomandarsi a chissà quale divinità indiana. Certo, si può sempre avere la botta di culo, e ritrovarsi tra le lenzuola un partner in tutto e per tutto simile al Mr Grey del famoso romanzo, super accessoriato e full optional; purtroppo, però, il più delle volte dobbiamo ritenerci fortunate se il Lui in questione possiede un po’ di cortesia e non si sottrae alla delicata attenzione che la nostra vagina merita. Magari trascorrendo qualche secondo in più tra le cosce, in ascolto attento e non annoiato dei fremiti del corpo della donna (che qualche volta è cosa buona che i treni arrivino in ritardo, con moooooolto ritardo in stazione!).
Il problema è che, spesso, l’uomo proprio non sa nulla del piacere femminile. Vuoi perché il piacere femminile dista migliaia di chilometri da quello maschile, vuoi perché tutti siamo in fondo vittime di vecchi e accaniti stereotipi. 
Mi sembra quindi giusto fare un po’ di chiarezza.
Non so quante di voi raggiungano orgasmi soddisfacenti, la mia sensazione è che molte si accontentino di provare qualcosa; che certo si avvicina, ma non è ciò che dovrebbe essere. Insomma non si sentono le campane di San Pietro suonare a martello!
E inoltre, chi di voi ha sperimentato, oltre all’assai spesso autoprocurato orgasmo clitorideo, un appagante e nerboruto orgasmo vaginale? Come dice Elle:
L'orgasmo vaginale è il classico, quello da rapporto di coppia. L'amore che sboccia sul letto. Ma non è poi così facile da raggiungere, in realtà. La penetrazione non dà sempre i risultati sperati. E ci vuole comunicazione, intesa, impegno e concentrazione, non fosse altro per trovare la posizione che più vi soddisfi” (da http://www.elle.it/emozioni/sesso/news/a1370728/9-tipi-di-orgasmo-femminili-da-provare/ )
Pare dunque di capire che, per arrivare al “classico”, occorra essere quanto meno un contorsionista del circo Togni; figuriamoci allora il grado di difficoltà per arrivare a provare un orgasmo misto, o uno tantrico, o uno anale e vaginale assieme. Quanta confusione, quanta fatica. Quasi che, per provare un po’ di piacere con un uomo, la donna debba essere flessibile come la Comaneci, multitasking anche a letto (Eccazzo, anche qui… non basta tutto il resto?).
A questi tipi si aggiungono poi quelli casuali, cioè quelli che non dipendono dal partner; ovvero, quello onirico, quello mentale e pure quello dovuto ad attività fisica (eccovi che vi vedo, già pronte a passare dall’abbonamento mensile all’annuale in palestra!). Comunque in questa giungla di orgasmi, popolato di liane di maggiore o minore lunghezza, quel che manca è sempre alla fine il vero Tarzan. Quello che deve portarci, ben strette a lui, ad almeno tre metri sopra il cielo.
Ecco dunque, torniamo al pezzo ...ehm…. sì, torniamo al punto… Quali corde deve toccare il nostro Tarzan per farci vivere un orgasmo come Dio comanda?
Se per l’uomo il provare piacere è una questione fisica assai più che mentale (come si evince dalla durata media dell’orgasmo, che oscilla in un range temporale dai 3 ai 10 secondi), per le donne le cose sono decisamente più complesse. Noi abbiamo bisogno dei preliminari, e non parlo solo di quelli una volta raggiunto il letto, ma anche quello legato allo storytelling complessivo. Non so voi, ma perché io abbia un orgasmo è assolutamente necessario prevedere che la persona entri con attenzione e prepotenza assieme nella mia vita, perché io devo potere immaginare cose che voi umani…. Devo potere vedere, assaporare, discutere, dialogare… poi, e solamente poi, la persona potrà avere accesso alle mie mutandine in seta. Del resto, questa regola ancor più vale per chi, come me, non ha più vent’anni e, avendo già sperimentato tutte le “cinquanta sfumature della passione fugace e scomodissima”, consumata voracemente sulla lavatrice, sulla scrivania, in macchina, al cinema, nei bagni pubblici, in un bagno del treno, nei campi d’estate, in aereo, in una casa in costruzione, in un magazzino tra cassette di reperti, in cucina sul tavolo, davanti allo specchio del bagno, in piedi in una scomoda doccia o riversa a carponi in un corridoio”, può andare benissimo anche fare il tutto su quella cosa orizzontale che i volgari profani si ostinano a chiamare letto. Basta poco in fondo, solamente un po’ di impegno, magari una bottiglia di champagne e due calici, un vassoio con ostriche e qualche candela accesa. Perché sono tremendamente complicata, in tutto tranne che in una cosa: perché diavolo si deve perdere tanto tempo in manovre se esiste un'intera carreggiata dove lasciare l'auto?

#orgasmo #orgasmoalfemminile #orgasmimultipli #preliminari #tribeca #monologhidellavagina  #evulvendo


per approfondire il tema vi consiglio di leggere anche il post successivo, dal titolo Orgasmo, orgasmi.. molti orgasmi n.2


domenica 18 febbraio 2018

la botte piena e la moglie ubriaca, questione di poliamore


Poliamore, poliamore... ma di cosa stiamo parlando? Di un malattia rara o di un disturbo della personalità? Di un animale esotico o di una setta esoterica? Mettetevi comode, care amiche mie, che proviamo a ragionarne assieme.
A furia di frequentare playboy, playgirl, trav, trans, scambisti, sexy shop, sensual shop, ghost players, locali alternativi e Comuni hippie in mezzo alle montagne, ho finito per imbattermi anche in persone che abitualmente esercitano il poliamore. Veri e propri guru che si dedicano alla cosiddetta affettività aperta, senza vincoli e generosa, spontanea e disponibile alla reciprocità. Lo so, lo so… vi vedo, pronte a storcere il naso con l’aria di avere già capito tutto: no, non si tratta del classico, e in fondo obsoleto, scambio di coppia; e non si tratta neppure di un modo gentile per definire la classica orgiona in allegria. Al contrario, con questa locuzione s’intende la condizione per la quale si rifiuta consapevolmente l’obbligo sociale dell’avere un solo partner alla volta. Non solo quindi il rifiuto dell’aborrita monogamia, ma l’orgogliosa rivendicazione della pubblicità del “tutti insieme appassionatamente” (nelle infinite varianti, dal tutti insieme qui ed ora al tutti insieme a giorni alternati). Un refrain del Sessantotto? Un ritorno al gioioso e carnale fango di Woodstock? A me questa cosa ispira parecchio, tanto che ho deciso di approfondire l’argomento e dedicarci un articolo. E mentre studio il significato, leggendo le dichiarazioni di chi vi si dedica, mi sento vieppiù conquistata. Vuoi vedere che sono stata un’inconsapevole pioniera del poliamore? Vuoi vedere che quel mio comunicare allegra al fidanzato di turno di non essere il solo a scaldarmi i piedi gelati nelle fredde notti d’inverno altro non era che un manifesto alla maniera di Dada? Vuoi vedere che la funambolica abilità nel pormi sempre al centro delle diversificate geometrie della carne rappresentava una bandiera avanguardista?
La cosa mi intriga, e quindi vado oltre le prime cose che trovo in rete. E se, una volta tanto nella vita, mi ritrovassi ben inserita, come un pisello nel suo baccello (chi ha riconosciuto la citazione?), in una precisa categoria sociale? Senza essere biasimata, e neppure considerata con l’epiteto di… “quella strana”. Grazie alla sociologia innovativa potrò mostrare una bella patente, una targa di riconoscimento che certifichi la naturalità di quella mia inveterata propensione all’amore libero. Finalmente posso supportare, con un solido ragionamento filosofico di tipo maieutico, basato sul sillogismo, il mio rifiuto dell’idea stessa di “appartenenza”. Il significato infatti che ne dà il dizionario è:
La posizione filosofica che ammette la possibilità che una persona abbia più relazioni intime contemporaneamente, nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti, in opposizione al postulato della monogamia sociale come norma.
Detta così mi pare davvero una figata pazzesca!
Fammi capire, significa che posso davvero avere più relazioni contemporaneamente, senza dovere nascondere nulla di quel che accade e nell’attesa comprendere – per decantazione, direi quasi – di chi io sia realmente innamorata? Il tutto alla luce del sole, senza alcun senso di colpa? E soprattutto senza rischiare di finire davanti agli avvocati, a litigare per chi debba tenere il cane? Se è così allora faccio outing: vostro onore, signori e signore della giuria, ammetto di essere sempre stata una poliamorosa. Inconsapevole forse, ma dotata di grandissime potenzialità. Anzi, se solo lo avessi saputo prima... probabilmente mi sarei evitata la fatica di troppi sotterfugi, lo sforzo mnemonico delle tante bugie inventate all’impronta; e avrei evitato le patetiche scenate di gelosia, accompagnando con signorilità inglese alla porta chi avesse preteso di farmi l’uomo addosso.
Forse il mio punto di vista è drogato dal fatto che all’epoca ero io a sfuggire come la peste la stabilità; ma se mi fosse capitato di ritrovarmi dall’altra parte della barricata? Cioè nella condizione di innamorarmi di un uomo inflessibilmente votato alla libertà? Pensandoci bene, ciò in effetti mi è successo. Ed è stata un’esperienza impegnativa, specie per chi come me detesta essere seconda… (figuriamoci terza o quarta!). All’epoca ho messo da parte l’orgoglio, e mi sono imposta una strategia di più lungo respiro, lavorando ai fianchi l’inconsapevole preda, usando l’intelligenza ed evitando di fare nascere in lui il sospetto che pretendessi più di quello che era disposto ad offrirmi. Mi cercava? Io mi negavo. Mi inseguiva? Io scappavo. Mi diceva che aveva proprio in quell’istante nel suo letto l’altra? Io ridevo e gli auguravo di divertirsi anche per me, sparendo poi per giorni senza dare notizie e lasciandolo a rodersi nella domanda su chi fosse in mia compagnia.
E allora, care amiche, ecco due consigli sempre validi:
1) se volete un uomo che vi veneri, lasciate pure perdere il devoto del poliamore; il narciso individualista, egocentrico e autoreferenziato, non è proprio il vostro tipo.
2) se proprio non riuscite ad allontanarvi da lui, almeno evitate di offrirgli troppo presto sul classico piatto d’argento l’ambita pietanza. Anzi, non dategliela proprio. Del resto è pieno di donne pronte a concedersi, quindi cosa se ne dovrebbe fare di un’altra vagina? Siate diverse, siate furbe! Perché, come dicevano gli antichi, l’asino insegue sempre la carota.          
Ciò detto, rimane in piedi la domanda delle domande: è possibile gestire più relazioni contemporaneamente? Magari innamorandoci pure perdutamente dell’uno e dell’altro? A molte amiche è capitato di vivere intensamente emozioni forti, senza dovere necessariamente fare scelte. Oddio, non devo neppure andare troppo lontano nella casistica di riferimento; perché alla sottoscritta è successo più volte. In particolare, ho avuto due grandi amori in contemporanea. Persone fantastiche, in gamba e intelligenti, e potenzialmente, tutti e due, “uomini della mia vita”. Mi sono anche chiesta se l’uno non fosse il complemento dell’altro. Così, ho coltivato la doppia relazione finché mi è stato possibile; senza sotterfugi e bugie. No, non si trattava del triangolo alla Renato Zero: i miei due fidanzati non si conoscevano, non si sono mai incontrati e non avevano la minima intenzione di farlo. Hanno resistito per un po’, poi la gelosia ha prevalso, compendiandosi nella più classica delle affermazioni: O con me, o con lui! A quel punto ho deciso di esercitare la disciplina olimpica che mi vede indiscussa primatista: la rapida fuga, con immediata migrazione verso pascoli più verdi. Del resto, dal momento che proprio non potevo scegliere tra l’uno e l’altro, allora entrambi avrebbero dovuto uscire dalla mia vita.
Credo che praticare il poliamore sia tutt’altro che facile, perché occorre una formidabile maturità. Nella gran parte delle situazioni capita infatti che quando si ama veramente sia quasi inevitabile concentrarsi solo su un’unica persona. E se il poliamore non fosse che una raffinata giustificazione della scelta, più che legittima ovviamente, di coltivare con coerenza la singletudine. Insomma, un’evoluzione della più prosaica teoria dell’allegra trombamicizia?
        

#poliamore #trombamico #amorelibero #iltriangolono #renatozero

sabato 10 febbraio 2018

Vagina e dintorni

Ripetiamo tutti insieme, con passione e amore: 
va-gi-naaaa
Non vi sembra che la parola stessa abbia un suono incantevole, armonioso e luccicante? Pensateci bene: quando la si pronuncia a voce alta pare infatti di avere a che fare con una canzone. Prevale la A, vocale aperta; e per pronunciare bene il termine occorre spalancare le labbra e scandire il tutto quasi sorridendo. In una esplosione di glitterata gioia.
Le mie amiche ed io siamo del resto vagine, e non ci vergogniamo punto di definirci tali; anche perché in questi anni l’abbiamo usata proprio bene, e ce ne siamo prese cura con dedizione. L’abbiamo regalata con disinvoltura a coloro che la meritavano, amici, amanti o compagni. L’abbiamo però anche coccolata, perché mica ce la siamo tenuta nascosta come una reliquia. E perché mai avremmo dovuto farlo? Del resto, se la dai di solito non se la tengono e anzi ti viene spesso anche poi restituita. Per lo più felice e rilassata, come dopo una settimana di terme e Spa.
Ricordo quando per la prima volta ho scoperto la sua esistenza. Che emozione... (scusate, sono sopraffatta…). Allora, riprendiamo: avevo circa sei o sette anni, e facevo il bagno con due amichetti. Le nostre mamme erano molto amiche e quindi capitava che noi bambini trascorressimo molto tempo assieme, dormissimo nello stesso letto e condividessimo spazi e giochi. Eravamo quindi nella tinozza, e abbiamo iniziato a spruzzarci col getto dell’acqua della doccetta mirando con precisione alle parti intime. Fiiii, dei veri cecchini! Devo dire che la cosa non mi ha lasciata indifferente, e credo che lo stesso sia capitato ai miei occasionali amichetti (non vorrei sbagliare, ma secondo me, a partire da allora, tutti e tre, nelle rispettive camerette, ci siamo esercitati a quel nuovo gioco… tanto, tanto esercizio). Dunque, la morale della favola mi pare sempre una: non condanniamo l’autoerotismo; del resto, come sostiene Woody Allen, si sta solo facendo sesso con qualcuno che si stima molto. Poi è venuta la sperimentazione scientifico-artistica, con noi ragazze desiderose di guardare negli occhi il mondo ormai sempre più spesso guidate dalle parole di un qualche cantautore-mentore. A fare l’amore alla boia di un Giuda e al freddo in una stanza di altri e spoglia.. era più un fatto “di clima e non di voglia”. Chi ci ha aiutato allora sono stati amici generosi e curiosi, dimenticando le raccomandazioni di nonne e mamme in ansia per l’integrità del nostro imene. E alla fine, guardando oggi indietro, devo dire che ce la siamo cavate più che bene.
Per tornare a LEI, quanta ignoranza c’è intorno alla vagina?
Tanta, e non solo maschile. Basterebbe citare un piccolo aneddoto. Quando frequentavo il primo anno di università avevo un’amica terrorizzata per il test di gravidanza che avrebbe dovuto fare: il suo ragazzo, con cui non aveva mai avuto rapporti completi, aveva infatti eiaculato in prossimità della sua vagina. In prossimità? In prossimità quanto? Se non hanno bisogno di google maps per arrivare a destinazione allora forse c’è da preoccuparsi; però anche se giungessero al punto, quei cattivoni di spermatozoi saranno poi dotati di materiale d’alpinista per scalare in sicurezza la vulva? Mica saranno tutti emuli di Messner alla conquista dell’Everest! Spero che nel frattempo la ragazza abbia ampliato le sue conoscenze geografiche.
Vagine rilassate e vagine arrabbiate. Come quella volta che ho seguito l’autorevole consiglio di un’amica viaggiatrice, di quelle molto ma molto esperte in adventure travel (se dovessi un giorno riferire di essermi iscritta a un viaggio simile, per pietà abbattetemi subito… ve ne do facoltà), la quale enumerava i vantaggi della depilazione completa Molto più igienica, mi diceva… e vuoi mettere la comodità quando si tratta di staccare una qualche sanguisuga maliziosa che proprio lì è andata a svernare.
Pur non avendo alcuna intenzione di avventurarmi al di fuori di paesi di comodi bidet (ed è molto dura, ormai… parbleu), quel consiglio ho finito per farlo mio approdando alla pratica estrema della depilazione brasiliana. Mannaggia a me, non l’avessi mai fatto e mi fossi tenuta il mio pelo riccio da barboncina di lusso. Adesso mi ritrovo a spendere patrimoni al fine di conservare lo stato della pelouse, rinnovando a frequenza settimanale la potatura (piccola avvertenza per le giovani naviganti: se si inizia con la ceretta totale, poi non c’è più luce in fondo al tunnel e ne diventi schiava). Per farsi perdonare dalla povera nostra compagna di viaggio e di giochi la tortura della forzata tosatura diviene poi opportuno non farsi mancare copiosi acquisti di biancheria in seta, impalpabile e delicata, che accarezzi le parti intime arrossate e ne accompagni il ristoro come una carezza birichina. Adesso però basta parlare dei miei ricordi e del rapporto con la migliore amica che ho, passo la parola a Donatella Tarozzi, che molto più seriamente di me è in grado di spiegare come funziona e quali accortezze donne e uomini debbano avere per maneggiarla con cura.


Liv Stromquist ha creato un fumetto sulla vulva. La disegnatrice svedese, femminista convinta, affronta, con intelligenza e grazia, un tema spinoso: la vulva nella storia. Le donne sono state quasi sempre identificate, un’epoca dopo l’altra, come soggette sottomesse ai desideri irrazionali espressi dalla loro vulva, come se questa vivesse di una vita propria. A tuo parere quanti conoscono realmente cosa sia questo spazio delle delizie, ben protetto in mezzo alle gambe femminili? 
In realtà la vagina è solo una parte dell’organo sessuale femminile. La parte esterna dei genitali femminili si chiama VULVA e comprende l’area dal monte di Venere all’ano cioè clitoride, piccole labbra, grandi labbra e vestibolo vaginale cioè l’entrata in vagina.  La vulva è composta da tessuto erettile elastico e spugnoso ricco di vasi sanguigni e gioca un ruolo fondamentale nelle sensazioni sessuali e nell’eccitamento. La clitoride è formata dal glande che è la parte esterna lunga 1-2 cm circa particolarmente sensibile alla stimolazione manuale ed orale e da una parte interna che misura 3-4 cm a riposo fino a circa 7 cm in erezione. E’ simile al corpo spongioso del pene e la sua stimolazione contribuisce alla lubrificazione della vagina essendo a stretto contatto con la parete vaginale anteriore. Pertanto solo la parte interna dei genitali femminili è chiamata VAGINA ed è un canale muscolo-membranoso che collega l’utero alla vulva cioè alla parte esterna. Vulva, uretra, vagina e ano costituiscono il perineo che è la parte visibile dall’esterno.


Parlando con le donne mi è capitato spesso di sentire ancora tante inesattezze circa l’orgasmo vaginale o clitorideo. V’è addirittura qualche donna che pensa all’orgasmo clitorideo come un finto orgasmo. Oppure ci sono donne che sono convinte che solo il raggiungimento in contemporanea dell’orgasmo provi l’esistenza del vero amore. Ho anche raccolto confidenze di ragazze che non avevano mai provato il piacere, applicandosi al solo orgasmo del partner. A tuo parere esiste una “ginnastica” utile a favorire, anche durante il rapporto, il raggiungimento dell’orgasmo da parte della donna?  
I genitali femminili sono collegati alle ossa del bacino mediante alcuni muscoli, in gergo anche chiamati muscoli dell’amore. Durante la penetrazione del pene in vagina la contrazione di questi ultimi favorisce la lubrificazione, il rigonfiamento delle piccole labbra e della vagina, la trazione, vibrazione, stimolazione ed erezione della clitoride e contribuiscono al raggiungimento dell’orgasmo. Ma di questo ne parleremo nel prossimo incontro che faremo il 6 marzo.


Esiste veramente il fantomatico “punto G”?  
Certo che sì! È un’area di 1-2 cm sulla parete anteriore della vagina vicina alla vescica e uretra particolarmente sensibile alla stimolazione meccanica diretta. Durante l’orgasmo il muscolo elevatore dell’ano porta il corpo della clitoride in stretto contatto con la parte anteriore della vagina e questo potrebbe spiegare la particolare sensibilità del cosiddetto punto G. Le uniche strutture anatomiche identificate nel punto G sono le ghiandole di Skene che secernono un fluido durante la stimolazione sessuale, e favoriscono l’eccitazione e l’orgasmo.

Alcune giovani donne, specie se alle prime esperienze, mi confidano d’avere provato troppo dolore (o di non averne affatto provato); alcune dicono di sentirsi giudicate dal loro ragazzo perché, nel momento della deflorazione, non hanno versato sangue. Possibile che la “verginità” rappresenti ancora un problema per le stesse donne? E, parimenti, com’è possibile che gli uomini siano ancora così condizionati da tabù e credenze popolari?  
L’imene è una membrana sottile ed elastica che protegge l’entrata in vagina e dal punto di vista anatomico fa parte dei genitali esterni cioè della vulva. È visibile con l’uso di uno specchio. In genere l’imene viene lacerato durante il primo rapporto sessuale ma in alcuni casi è talmente elastico da non essere intaccato dalla penetrazione. Può essere lacerato durante il parto o con l’uso di assorbenti interni, uso della bicicletta, particolari attività sportive. L’imene ha caratteristiche diverse da donna a donna: sono state rilevate almeno otto conformazioni, anulare o circolare, semianulare, imperforato, ecc… La deflorazione, cioè la rottura dell’imene non è dolorosa e può portare un temporaneo sanguinamento. In alcune donne l‘imene è inesistente dalla nascita o poco sviluppato ma questo non comporta problemi a livello fisico o sessuale. L’estrema rigidità e resistenza dell’imene può rendere impossibile la penetrazione e può dare origine a varie problematiche come il vaginismo. L’imene non è un metodo anticoncezionale perché come così come il flusso mestruale e le secrezioni vaginali sono in grado di attraversare la membrana, anche il liquido seminale può penetrare all'interno della vagina e fecondare efficacemente l'ovulo. L’informazione è fondamentale perché l’idea che l’integrità dell'imene sia sinonimo di verginità femminile e che durante il primo rapporto sessuale ci debba essere una perdita di sangue costringe ancora oggi molte donne a vivere male la propria sessualità, a sentirsi ingiustamente accusate di non essere più vergini e a ricorrere per motivi sociali, culturali o religiosi ad una imenoplastica per ristabilire la verginità anatomica.


È vero che alcune ragazze si fanno chirurgicamente ritoccare la vagina?
È aumentata negli ultimi anni anche la chirurgia estetica vaginale per l’errata convinzione che la propria vagina abbia qualche difetto perché diversa da quelle viste sui giornali o sul web. Ogni vagina è diversa come sono diverse le mani, gli occhi, la statura, i piedi. Non esiste paragone. Non ci sono vagine di serie A e di serie B. Ogni donna deve essere ORGOGLIOSA dei propri genitali.

Per approfondire e discutere insieme tutti questi temi ci troviamo al Tribeca caffè di via Trieste, a Ravenna, a partire da 20 febbraio, dalle ore 20.30. Durante serata l’attrice e scrittrice ravennate Francesca Viola Mazzoni reciterà brani scelti da “I monologhi della vagina”




#evulvendo#vagina   #vaginaedintorni #spocchiosamenteilare        #guccini   #woodyallen    #tribecacaffè #francescaviolamazzoni #donatellatarozzi

martedì 6 febbraio 2018

Polvere di stelle

La natura umana offre infiniti esempi d’adattabilità e ingegnosità, specialmente quando sono gli individui di genere maschile ad applicarsi per combattere la dura lotta per la riproduzione. Devo quindi dire grazie, mille volte grazie, all’esemplare maschile che mi ha appena contattato per offrirmi – bontà sua – un lavoro da modella (ovviamente aggiungendo che AS-SO-LU-TA-MEN-TE necessario che gli inviassi per wapp anche mie fotografie in intimo…). Lo ringrazio anzitutto perché mi rassicura sul fatto che una parte dell'umanità – non la migliore, ahimè lo riconosco – sarà in grado di sopravvivere, in compagnia di scarafaggi e grilli, agli effetti di un’eventuale esplosione nucleare; e lo ringrazio perché lo stesso soggetto mi offre un argomento interessante per la pagina settimanale del nostro affezionato blog. Grazie al nostro fenomeno possiamo infatti riflettere sulla vacuità degli approcci in rete, sulla insostenibile pesantezza dell’inganno seriale (quello che si ripete sempre uguale a se stesso e privo di qualsivoglia inventiva creatrice) e fare alla fine risuonare un campanello d’allarme circa l’esistenza di tale genere pericoli (specialmente per le giovani, che potrebbero anche essere indotte a credere d’avere facilmente trovato la via lastricata di mattoncini d’oro). 
Il soggetto in questione questa volta è stato decisamente sfortunato, perché la sottoscritta non è “nata ieri”; e perché l’ambiente un poco lo conosco (ebbene sì, lo ammetto: per mantenermi agli studi, oltre che per sentire tintinnare qualche soldo in tasca da trasferire immediatamente nella cassa della parrucchiera, in passato ho sfilato, indossando abiti e lingerie, e mi sono concessa all’occhio meccanico del fotografo di moda). Ciò nonostante non ricordo proposte strane o inviti a cena particolarmente pressanti. Forse era il mio sguardo truce a dissuadere, forse il fatto che quel lavoro fosse per me del tutto “funzionale”. Di certo quel mio ripetere in modo autistico i verbi irregolari della lingua greca doveva avere poi qualcosa di spiazzante: e se magari, nel bel mezzo di un approccio, avessi loro chiesto di ripetermi l’intero paradigma di φέρο?
Di sicuro sono stata anche fortunata, perché in un periodo delicato come è quello della gioventù, naturalmente esposto ai venti dell’entusiasmo e dell’irresponsabilità, a me sono capitati solamente seri professionisti. Ed un serio professionista non è il fotografo che ti domanda di posare in biancheria intima (magari la sera dopo l’orario di lavoro canonico), bensì quello che adotta un preciso modo di lavorare (quello cioè che si affida ad una agenzia, valutando prima di ogni cosa il book dalla stessa inviatogli). Dunque attenzione care amiche, diffidate e all’occorrenza spernacchiate! Perché mai, infatti, si dovrebbe inviare a uno sconosciuto, che si è presentato addirittura online, propri scatti in lingerie? Perché ha detto di essere un grande fotografo, pronto ad aprirti le porte di una carriera dorata in cambio di alcune innocenti pose? Ma dai…, e dire che i film dei Vanzina dovrebbero ormai averci insegnato tutto! Però, però… Se è vero che a me, fascinosa …enne, il Boldi di turno fa solo sorridere, è altrettanto vero che ci sono ragazze in fiore, appena uscite dall’adolescenza, che nella trappola potrebbero caderci. Mentre ero impegnata al telefono, estenuata e divertita da questa surreale conversazione, mi sono infatti venute in mente alcune sequenze del film Ricordati di me; e, in particolare, mi sono ricordata della tristezza provocatami dalla figura di Valentina/Romanoff, la diciottenne apparentemente priva di scrupoli disposta a tutto pur di divenire velina della televisione. Allora tutto il divertimento è sparito, spazzato via da una sana indignazione; e allora ho troncato, sbattendo in faccia il telefono all’aspirante Weinstein.

Ho pensato molto a questo piccolo episodio e ne ho tratto un paio di conclusioni. Pur non essendo contraria a utilizzare i social per dare più sapore alla quotidianità, la sola idea di inviare a sconosciuti o semisconosciuti fotografie in mutanda di pizzo e fare ammiccante mi sconcerta. Non solo mi rattristerebbe ritrovare casualmente il mio fondoschiena appiccicato a mo’ di poster nella cabina di un qualche camionista, ma mi fa paura l’impossibilità di cancellare qualsiasi minimo errore dalla rete. E se proprio devo inviare fotografie, queste le mando esclusivamente al mio uomo: in reggicalze nere, con guanti in velluto e mascherina di pizzo. Parbleu, il mondo è talmente volgare che un semplice pizzico di classe può illuminare il cammino della redenzione!

Mi è poi venuto anche in mente che si può fare utile “servizio sociale”, e che si può usare un blog di facezie per aiutare tante ragazze a non farsi accalappiare da questi sedicenti pigmalioni. Ecco allora che ho interessato un’amica come Eleonora Anna Bove, una professionista vera, che alterna l’attività di fotomodella a quella di fotografa, perché ci aiuti a comprendere meglio quel che succede in questo mondo. Pur giovanissima – classe 1991, meglio non ricordarmi cosa stessi facendo all’epoca… - Eleonora collabora colla rivista d’arte on line D-Art ed è una vera fucina di idee, progetti e realizzazioni.


D.      Cara Eleonora, prima di tutto vorrei che ci raccontassi di te e della tua formazione di artista. Da dove nasce questa formidabile passione per la fotografia, arte che pratichi sia come modella sia come fotografa?
R.       Ho iniziato a posare un po' tardi, a 18/19 anni, poiché in molti mi facevano notare che nelle foto apparivo sempre molto fotogenica ed espressiva.  Effettivamente era qualcosa che mi veniva naturale e, col tempo e l'esperienza, ho iniziato a crederci veramente. Come dico sempre a chi me lo domanda, le due cose non sono poi così lontane: sono semplicemente due facce della stessa medaglia. Con gli anni sono cresciuta e ho capito la potenza della fotografia come forma espressiva e, da qui, ha preso vita la voglia di fotografare e guardare in prima persona. Mi sono esercitata tantissimo allo specchio e nel fotografarmi da sola, per catturare l'espressione e comprendere se potessi esprimere qualcosa. Spero di riuscirci, nel mio piccolo.

D.   L’essere belli – una vecchia battuta di Zoolander aggiungerebbe “belli, belli in modo assurdo” – è davvero un biglietto da visita capace di aprire mille porte?
R.       Sicuramente l'aspetto fisico è un biglietto da visita innegabile, ma è sempre un qualcosa a doppio taglio. C'è ancora il luogo comune "piacente e stupida". Durante un colloquio di lavoro comereceptionist, mi son sentita dire che le due attività non sono conciliabili. Da una figura universitaria mi è stato detto: "Se è bella, sarà probabilmente stupida". Intravedo molti pregiudizi, onestamente.

D.     Nel mondo della moda è molto frequente venire a sapere di storie sgradevoli, di attenzioni non gradite o di false promesse di lavoro. Cosa consigli ad una ragazza che voglia intraprendere la tua carriera?
R.       Quello che posso consigliare personalmente è di avere sempre gli occhi aperti, di non dare mai nulla per scontato. Quando si inizia a posare, è sempre meglio presentarsi accompagnate ad un set o a un casting.  Quanto alle agenzie, bisognerebbe far attenzione a chi domanda soldi: se un'agenzia è interessata veramente a voi, ha interesse a farvi lavorare. Ogni fotomodella ha dei punti di forza; è quindi essenziale capire in quale ambito può inserirsi o meno. Quest'ambiente è colmo di gente poco professionale, e perdersi in un bicchier d'acqua è molto facile.

D.     Tutte noi ragazze siamo cresciute avendo alcune icone femminili. Tu, col viso e il portamento da icona della nouvelle vague, a quali modelli ti ispiri quando posi per un servizio?
R.       Sono contenta che qualcuno ci sia arrivato. Sì, le figure femminili dellaNouvelle Vague hanno sempre esercitato un fortissimo fascino su di me. A 20 anni, ho iniziato a vestirmi prendendo esempio da Jane Birkin, Nico dei Velvet Underground e Anna Karina. Seguo molto anche Kate Moss, ma indubbiamente gli anni 70 sono grande fonte di ispirazione per me. Attualmente, invece, adoro Louise Follain. Chiaramente sono solo punti di riferimento, poi subentra la propria personalità. Darsi uno stile, indubbiamente, è fondamentale. Ho una grande stima verso l'italiana Monica Vitti.

D.      Quale forma d’arte preferisci, e quale pensi di privilegiare nel tuo futuro prossimo professionale?
R.       Credo di essere poliedrica, quindi è una domanda difficile. Direi La fotografia. Vorrei continuare a posare finché mi è possibile, studiando approfonditamente per poter fotografare a livello professionale. Non mi dispiacerebbe una preparazione in recitazione o una seconda laurea al DAMS.   
#eleonorannabove     #fotomodella     #fotografiadimoda     #approccinrete