Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

sabato 20 gennaio 2018

L'inconfessabile piacere

Un uomo e una donna, in un appartamento dalla cucina desolata e triste, priva di mobili e senza ricordi. Un appartamento che pare la cuccia vuota di una cagna, un giaciglio inutile senza più i latrati dei piccoli da accudire. Anche le pareti sembrano rifiutare d’ospitare anche solo lo spettro di un passato calore. Non ci sono quadri od orologi appesi, fotografie o segni dell’esistenza di un nido.
Non ha avuto tempo per osservare quanto sia spoglio e gelido quell'ambiente. Non un caffè di benvenuto, non una carezza né una parola gentile. Pochi istanti e le sue mani si sono ritrovate a tastare il pavimento, con le ginocchia sbucciate dal ruvido taglio delle piastrelle, laddove l’una s’innesta nell’altra. Queste sono fredde e lisce, dello stesso colore morto della neve corrotta dallo smog di mille e mille automobili. Su alcune di esse le gocce del caffè versato hanno donato un riflesso fugace di vivacità. Solo un riflesso temporaneo. Poco più in là stanno i vestiti, sparsi in terra alla rinfusa, come gli stracci invenduti di una bancarella ambulante a fine giornata. Non c’è stato calore nell’abbraccio iniziale, come se quel gesto non fosse altro che un atto rituale di saluto, prima dell’incontro mortale (e lei sa bene d’essere il gallo destinato a perire, decapitato dalla lama legata all’altrui zampa; ma non le importa ... perché per lei è sufficiente essere il preludio di una sinfonia che non avrà la possibilità di ascoltare per intero). Se ne sta così, seduta sul bordo del tavolo di quella sterile cucina, tra la carta d’imballaggio di un qualcosa ormai digerito, le briciole di pane, resti di fumo e cartine pronte ad un uso proibito), con le natiche indolenzite e infastidite dal pizzicore che cresce.
Vorrebbe essere amata come accade in quei film americani degli anni ’50 che tanto le piacciono, teneramente, immersa nel calore delle coperte e di un robusto abbraccio; ma sa che non lo può chiedere, e forse neppure in realtà davvero lo desidera. Del resto lei è una donna priva di identità, che conosce le regole ferree di una relazione nascosta: ha firmato il contratto col diavolo e non può avanzare richieste… E poi perché mai dovrebbe farlo? Non ha volontà, questa è la sua cifra distintiva. Ha accettato di soffrire, sapendo - fin dall’inizio - che solo così sarebbe stato: sofferenza del corpo, dolore dell’anima. Non perché lui sia irresistibile, ma perché quella che ha dentro di sé è una forza irresistibile. Ogni istante trascorso con lui è infatti una guerra che si alimenta del ricordo delle battaglie combattute nel passato, delle carneficine che l’hanno portata a vivere oggi come una sopravvissuta, che la fanno ora pregare che quelle mani, dure e cattive, non smettano di frugarle dentro con violenza. Prova dolore? Sì, da morire. Fugacemente un pensiero le attraversa la mente: possibile che non si renda conto delle ferite che lascerà al suo corpo? Possibile che un gesto d’amore, trasformandosi in esplicitazione della rabbia, possa tanto avvilire un altro essere umano (fino a renderlo uno strumento, una cosa passiva e senza resistenza)? Adesso sente i colpi ritmati del membro di lui, e li accetta arrendevole, del tutto priva di forze.
E mentre si aggrappa alla fantasia, per accelerare un piacere che tarda ad arrivare, si abbatte su di lei il primo schiaffo. Si sorprende, e il bruciore della pelle la strappa dal flusso di coscienza. Aspetta, perché è sicura che al primo ne succederà un secondo… Aspetta, ferma e complice…. consapevole che bacerà con gratitudine quella stessa mano ruvida. Il secondo alla fine arriva, anche più forte del primo, più secco e deciso, contraddistinto da un suono che si è fatto squillante. Sente il suo viso ardere, eppure è proprio la sua bocca a implorare d’essere colpita di nuovo, e più forte (cosa che lui non tarda a fare). Tutto il suo corpo le si ribella contro, abbandonando alla furia della tempesta, sulla scialuppa destinata al naufragio, il povero capitano Edward che implora di essere ragionevole… Rivoglio il mio corpo, si dice in silenzio. Ben sapendo che quello stesso corpo, così simile alla bambola di Hans Bellmer, disarticolata ed esposta a mani impietose, non intende obbedirle. E sa pure che l’accogliere la violenza, come strumento d’indagine di quel che si è, impone compromessi che non si possono aggirare: non emettere troppi gemiti, non piangere per il dolore, evitare di guardare negli occhi il tuo carnefice (che non deve cedere all’innato e malefico senso di colpa).
Colpisci, colpisci più forte perché non sento un male sufficiente e i tuoi schiaffi mi paiono soffici carezze. Voglio di più. Io voglio poter piangere; e questi schiaffi non sono nulla rispetto a quelli che nella vita io ho ricevuto
Lui del resto continua a giocare, e sa come produrre dolore; ne ha tenute tante tra le sue mani, tante da produrre i calli… Tante Nora, prigioniere volontarie della loro personale “Casa di bambola”.
L’ordine di girarsi arriva perentorio, e non ammette tentennamenti; anzi pretende gioia e dedizione.
Ora sono i seni a sfiorare la superficie del tavolo, e con le gambe leggermente divaricate gli offre tremante le natiche. E lui si avventa, con la foia del sadico sodomita.
No! Questo no, ti scongiuro…
Si è girata di scatto e le lacrime le scendono lungo le guance, vergognosa più della sua debolezza d’animo che per l’umiliazione del corpo. Poco male, sembrano pensare gli occhi dell’uomo. Prende così la cintura da terra e la colpisce, con rabbia e piacere, finché la pelle della donna appare del tutto priva di luoghi salvati dal dolore. Dovrebbe urlare, pregare che la smetta, imporre il rifiuto come ha fatto pochi minuti prima… ma non lo fa. Perché questo nuovo gioco le piace, ed il dolore ammesso l’aiuta a riemergere, a poco a poco. Il calore del sangue che scorre, sempre più veloce, irrora le parti offese e le fa rifiorire alla vita. Quel corpo che le si era ribellato contro, ora la incorona nuovamente quale regina, chiedendole di assaporare insieme le sensazioni estreme che tanto ama. Solo ora può permettersi di tremare, scoppiando in un pianto liberatorio. Tra le braccia del suo perfetto carnefice, che solo ora accetta di accoglierla. 

#amoreviolento #noracasadibambola #sessoedolore  #gliammutinatidelbounty  #hansbellmer

mercoledì 17 gennaio 2018

Rotolando verso Est.., alla scoperta dell’arte di Saturno Buttò; ovvero l’equilibrio precario tra sacro e profano


Lungo la strada non si incontrano che capannoni dismessi, e accanto a quest’ultimi strane abitazioni, chissà come tirate su alla bell’e meglio (cribbio, si vede la mano creativa del geometra amico di famiglia!!!). Stiamo attraversando una delle zone più ricche d’Italia, eppure non si direbbe: paesi desolati e deserti, casette a schiera dai muri scrostati, vecchietti a spasso colla carrozzella spinta da gentili e massicce signore ucraine. Ma non mi interessa: sta infatti seguendo un esaltante segno, e la strada che si srotola sotto le gomme dell’auto mi pare in tutto e per tutto simile al sentiero dai mattoni dorati della piccola Dorothy.
Chissà quanta gente passa per Bibione d’estate, e chissà come è differente dalla cittadina deserta che ti accoglie a dicembre. I palazzoni sono desolati, un solo bar ha le insegne al neon accese e ti guarda di sbieco come per chiederti cosa mai tu fai a Bibione d’inverno. Ma non mi interessa, io ho una missione e svolazzo sostenuta dall’aria, spiegando le mie ali da fenicottero mediterraneo, alla ricerca della casa di Saturno Buttò, un artista dai temi che paiono tratti direttamente da una puntata di American Horror Story. Il maestro mi accoglie nel suo studio, un luogo che pare un set fotografico di Vogue; qui nulla è fuori posto e tutto rimanda al mondo oscuro dell’altra metà della luna. Lo so, lo so… dovrei stare in guardia e diffidare di una persona di nome Saturno, ovvero di un uomo che si chiama come una divinità antica e crudele. Ma poiché riconosco l’esistenza di passatempi più crudeli che non il mangiare i propri figli (ah, ve l’ho già detto che ho la tessera numero uno dell’Erode Fans Club?), allora è facile farvi comprendere che quello stesso nome in me non evoca disgrazie o terribili cataclismi. Nonostante ciò devo ammettere di avere provato un brivido quando mi ha accolto sull’uscio dandomi la mano, un brivido di piacere e di felicità però: io amo la sua arte, fin da quando ho per la prima volta scoperto l’insostenibile attrazione del sangue confuso nel calice col rosso del vino; fin da quando ho assaporato il piacere della rappresentazione della liturgia orgiastica. Perché cosa c’è di intellettualmente più attraente dell’ossimoro che si fa carne, della profana misticità dell’uomo che si eleva fino al divino? Non puoi non provare un brivido che corre lungo la schiena se ti soffermi ad osservare le sue composizioni, così come avviene in questo momento a me in contemplazione dei magnifici stivaletti in pelle che Buttò indossa (ecco, per un paio di queste preziose calzature – segno inequivocabile dell’esistenza in terra del divino – sarei disposta a posare per lui tutta ignuda, stretta da corsetti fino a soffocare e straziata dalle spine dei rovi….).
Allora entriamo nello studio. La prima cosa che mi colpisce è la perfezione, ricercata fino ai più piccoli dettagli: la centralità nello spazio dell’impianto stereo, perché la musica non può non accompagnare ogni passaggio della creazione artistica; la scrivania che pare un altare pronto a svolgere la sua funzione cerimoniale, con gli enormi due ceri a limitare lo spazio del grande schermo che al piano s’appoggia; le realizzazioni dell’artista tutt’intorno, appese alle pareti come per ricordare chi sia il proprietario, il signore e padrone, di quel regno oscuro e scarlatto.
Saturno mi fa accomodare, e mi parla con la voce pacata e tranquilla di chi ha raggiunto la coscienza di sé e della propria arte. La sua è un’eleganza innata, germogliata in Accademia a Venezia, negli anni della contestazione della sperimentazione, rubando segreti a maestri come Emilio Vedova, e stratificata poi nella lunga sua carriera. Dall’informale Saturno è poi tornato al figurativo, senza porsi troppi inutili problemi. Nella sua arte c’è così il Michelangelo dei corpi in torsione insostenibile, mentre un po’ di Caravaggio fa capolino nel disagio della luce che cala dall’alto (per non parlare della umana drammaticità dell’iconografia delle sante secentesche). Le sue opere non contengono però il senso di colpa tipico del cattolicesimo di Santa Romana Chiesa, perché il peccato, il piacere e la redenzione nel dolore sono tutti ugualmente protagonisti; e in contemplazione dei suoi quadri non si può non provare il brivido del dionisaco, affidandosi al subconscio per partire alla scoperta del luogo in cui tutte le più profonde paure si sposano colle inibizioni, litigando aspramente con le pulsioni e, infine, riconciliandosi tra loro. Nel talamo, ovviamente…. 

Notizia Notizia! Da oggi trovate Spocchiosamente Ilare anche su youtube. A questo link potete vedere il video dell'intervista a Saturno Buttò. 
https://www.youtube.com/watch?v=R3j9pM_jPgc

pagina facebook
https://www.facebook.com/Saturno-Butto-60953827784/

per poter ammirare il "Trittico delle Meraviglie" attualmente esposto a Cremona assieme ad altre opere di Saturno Butto, visitare la pagina
http://www.vitaprivatahg.it

Esposizione collettiva a Tokyo cui partecipa Buttò con alcune opere
"An intimate collection" The book from Vanilla Gallery Tokyo Japan
http://www.vanilla-gallery.com/archives/2017/20171206ab.html

#saturnobutto #spocchiosamenteilare #dionisiaco #redenzione #annunciazione #stivaletti #emiliovedova #ilariacerioli

sabato 6 gennaio 2018

la ciccia baffetta piace a tutti... (cit.)

Ragazze, siate sincere… a quante di voi è capitato un partner con insormontabili difficoltà nel disegnare un otto colla lingua?
Vero è che si può ovviare al terribile handicap ricorrendo ad altre inventive soluzioni, ma sono ben tristi palliativi... e alle donne emancipate come noi siamo, sicure di noi e della nostra sessualità, subito ci si piega in giù il sorriso. 
Un po’ come se ci regalassero i biglietti per Disneyland, ma alla fine scoprissimo che sono validi solamente per un giro sul Brucomela di uno scalcagnato parco divertimenti; e l’esperienza fantastica subito decade,  trasformata nel più prosaico e affollato giro domenicale all’Ikea (un po’ come quando ti aspetti di vedere i fuochi di artificio … e invece poi piove!).   

Il tema dell'abituale aperitivo colle amiche ieri sera è stato proprio il seguente; con una domanda che così recitava: e se ti imbatti in un partner che non osa avventurarsi sotto la linea dell’equatore?
Facce sbigottite e smorfie di disgusto, vero e proprio thriller a tinte splatter… E tuttavia, a qualcuna di noi è purtroppo accaduto. E la sua reazione?
La prima volta ha magari perdonato; ma al ripetersi della débâcle ha giustamente pensato bene di togliere le tende (e pure molto velocemente, perché la nostra vagina non solo è sacra ma è pure bellissima; e se ad un uomo non piace, il rischio connesso a quell’abominio è quello di ritrovarsi a pagare mesi di counselor al fine di superare il trauma dell’insensato rifiuto). 
Abbiamo così elaborato, tra un bicchiere ed uno stuzzichino, la seguente regola sacra: 

se alla nostra richiesta di prendere un bel respiro ed immergersi nelle profondità dell’abisso l’omuncolo in questione traccheggia e alla fine risponde di non sapere nuotare… allora la prima cosa da fare è quella di rivestirsi in tutta fretta e fuggire a gambe levate

A volte però capita di parlare con qualche amica che, vuoi perché innamorata dell’uomo sbagliato, vuoi perché sempre disposta a perdonare, non è risoluta come si dovrebbe; e candidamente ammette di non riuscire a far valere i suoi legittimi desideri, raccontando di ritrovarsi spesso a contare le ragnatele negli angoli del soffitto mentre il suo "lui" sbuffa e ansima sopra di lei. 
Scatta a quel punto l'imperativo morale di operare il "resettaggio" della sfortunata, che solitamente ha come motivo ispiratore la seguente massima: 

se tu chiedi a me che io m’avventi sul tuo sesso come se fosse un calippo ghiacciato a ferragosto, non vedo perché il favore non debba essere ricambiato.

Devo ammettere che siamo brave nel riportare sulla giusta strada l’amica confusa, anche perché abbiamo nel tempo elaborato una precisa casistica rispetto alla tipologia maschile; e facendoci da quest’ultima guidare abbiamo stabilito che, rispetto al problema specifico dell’incontro ravvicinato tra lingua e aiuola da curare (i cultori della grande musica cantautorale italiana avranno immediatamente colto il riferimento colto… va beh… per chi non ci fosse arrivato: https://www.youtube.com/watch?v=6zwKUsDQHdM), gli uomini da evitare sono i seguenti:

1. quello che proprio non sa di cosa si stia parlando (l’ignoranza non è mai una bella cosa, in questo caso è pure criminale)

2. quello che sa bene di cosa si stia parlando, ma che afferma di non scendere mai nelle sue esplorazioni gustative al di sotto dell’ombelico perché spaventato dall’idea di perdersi nella ben nota caverna platonica (e se poi ne esco che non so più chi sono, cos’è la verità e cosa la finzione?)

3. quello timido che non osa avvicinarsi, contemplando da lontano e solo con esasperante lentezza abbozzando qualche mossa d’approccio (istruzioni per l’uso, da allegare alla scatola dell’imballaggio e da leggere con attenzione: ci si gioca anche senza leggere le istruzioni, non è pericolosa e soprattutto non morde!)

4. quello che associa la tua vulva un mistero da esaminare con fare professionale, la cui conoscenza è assolutamente da approfondire attraverso la compilazione di un preciso questionario sul funzionamento dell’organo (giuro sulla Madonna nera di Cracovia: ho già fatto il pap test, non ho quindi motivo di ripetere un’ecografia vaginale)

5. quello che vi si butta come un goloso obeso si lancerebbe su di un dolce alla panna (oh… va bene che trattasi di oggetto importante, ma la sottoscritta non è solamente vagina… ci sono anche altre parti del mio corpo da solleticare, mordicchiare ed esplorare!)

6. quello che usa la lingua come un serpente, concentrando tutto il suo ardore in un unico punto che, come il terreno perforato dal martello pneumatico dell’operaio, viene sollecitato senza sosta (il rischio di tutto ciò è che nel frattempo noi si passi la limetta sulle unghie, dal momento che non è quel centimetro quadrato di spazio a farci tremare i polsi di noi donne)

7. quello esperto di numerologia, convinto di potere insegnare in Accademia come docente di sessuologia applicata al “Sessantanove” (in questo caso specifico il problema è che la composizione ardita rischia di produrre un eccesso di confusione… e caspita… come faccio ad ascoltare la mia sensazione bella se devo concentrarmi sul tuo “coso”…)

8. quello freudiano, che cioè esplicitamente aspira ad un ritorno all’utero materno (e dunque cerca di fare entrare nello spazio – di per se limitato – ben più che la sola lingua)

9. lo Stakanov della vibrazione modello scacciapensieri siculo, che cioè persevera nell’atto anche dopo che tu hai ormai espresso con vigore la tua soddisfazione (ebbasta…. Che il tutto sta rapidamente trasformandosi in incubo!)   

Insomma, dalla classifica sopra riportata deriva che l’uomo ideale – almeno per quel che riguarda questo “fondamentale” dell’amore – rimane colui che sa dedicarsi, con devozione e senza esibizionismo, alla migliore amica della sua compagna.
....
E non sto parlando della gattina persiana che dorme sul divano!




“Io faccio l’amore con tutto il mio corpo”
Come già annunciato Spocchiosamenteilare ha il piacere di ospitare a scadenza regolare bisettimanale un contributo di Donatella Tarozzi, esperta in counseling di coppia e relazionale; in counseling familiare. Non solo aiuta in casi di separazioni, lutti, traumi in genere, abbandoni e disagi ma, da diversi anni, ha concentrato parte della sua attività di ricerca nella consulenza sessuale  (A.I.S.P.A. associazione italiana sessuologia psicologia applicata, il cui presidente è prof. Willy Pasini)  


Cara Donatella facciamo ordine: quale la differenza tra una pratica e l'altra?
Il cunnilingus, consiste nell’accarezzare il sesso femminile con la bocca, praticando addirittura una specie di penetrazione linguale, eccitando soprattutto la clitoride, piccole e grandi labbra, l’ingresso della vagina e l’area circostante l’ano. Questa pratica provoca nella donna un intenso piacere che spesso sfocia nell’orgasmo.
La fellatio consiste nell’introdurre il pene nella propria bocca, per succhiarlo, leccarlo e accarezzarlo con la lingua. Contemporaneamente con le mani si possono accarezzare e stimolare i testicoli e l’area perianale.  Movimenti a onda e leggermente rotatori della testa simulano la penetrazione della vagina, e sono fonte di piacere intenso per l’uomo, un piacere che può portare all’orgasmo e quindi all’eiaculazione.

Molti uomini hanno difficoltà a praticare sesso orale alle loro compagne; alcuni perché conoscono poco l’organo femminile e finiscono per essere influenzati dalla visione dei film pornografici. A questo proposito, tu cosa ne pensi?
Per accrescere il piacere l’ideale è cominciare con baci, carezze e sfioramenti con le labbra partendo da altre parti del corpo e lentamente raggiungere le zone intime. Consigliabile bere un bicchiere di acqua per avere labbra e mucose sufficientemente inumidite. Bacia, mordicchia (ma attenzione a non usare i denti!), succhia, sfiora e lecca con lingua “a paletta”, movimenti lenti, respiri profondi.
Anche l’alito caldo gioca un ruolo importante: la bocca proprio  grazie al suo calore e all’umidità è più intima e le carezze risultano più dolci della penetrazione, in quanto colme di sensualità. Il sesso orale gioca un ruolo fondamentale nello svolgimento dell’atto sessuale, non solo come fonte di piacere ma soprattutto come strumento di conoscenza del proprio corpo e di quello dell’altro.

Hai qualche consiglio da dare per far sì che anche questo esercizio sia per entrambi piacevole e fonte di gioia?
Un’igiene perfetta è indispensabile per il rapporto orale.  È necessario farsi sempre una doccia prima e lavarsi bene gli organi genitali. Questo permette di lavare via il sudore e le piccole perdite naturali. Se, però,  si trova comunque insopportabile l’odore delle parti intime, esistono in commercio gel lubrificanti profumati.
Inoltre è utile ricordare che l’odore del sesso cambia con il tipo di alimentazione e con il tipo di tessuto che si indossa.

Perché si rifiuta il sesso orale?
C’è ancora molta disinformazione.  Le nuove donne sono sì più disinibite, ma non dimentichiamoci che per alcune di esse ammettere di godere grazie alla stimolazione orale dei propri genitali rimane ancora un tabù. Per molte può essere considerata “una cosa sporca”.
Inoltre, aprire le gambe e donarsi completamente comporta una notevole dose di fiducia nel partner.

Qualche amica mi dice che prova fastidio. Per quale motivo?
A volte la donna non prova piacere, ma fastidio, perché l’uomo non sa come praticare il cunnilingus.
Può essere poco delicato, ignorando che la clitoride è estremamente sensibile. Spesso la donna non ha il coraggio di spiegargli come procedere perché si vergogna. Molte ragazze hanno informazioni sbagliate  da video porno o internet e confusione in testa… pensano che la loro vagina abbia qualche difetto o non sia bella e che non piaccia. È importante che le donne conoscano e amino la propria vagina come gli uomini il loro pene.

È possibile che esista, anche per l’uomo, una forma di tabù rispetto la pratica del cunnilingus?
Per molti uomini fin dall’antichità, praticare il cunnilingus è sinonimo di sottomissione.  Un gesto così semplice, come quello di inginocchiarsi tra le gambe di una donna, li fa sentire minacciati. Di fronte alla vagina, infatti, temono di perdere la loro parte dominante. Così preferiscono la penetrazione, che nella loro testa è più indirizzata al piacere maschile.
Altri uomini non fanno “certe cose” con la madre dei propri figli… e magari cercano fuori alimentando cosi l’idea che il sesso orale sia “fuori dalla coppia”.
Oppure non sopportano i peli anche se questi esistono per un motivo ben preciso e cioè proteggere gli organi genitali.
 Concludendo, anche se ci sarebbero tanti altri aspetti da approfondire, il sesso orale è una pratica PULITA ed EMOZIONANTE dove occorre DELICATEZZA . Ogni vagina è diversa come ogni pene. Non ci devono essere paragoni. Siamo pezzi unici. Il mio sesso ha lo stesso valore dei miei occhi e delle mie mani, non esistono parti di serie B. Tutte le parti del mio corpo sono di serie A e io faccio l’amore con tutto il mio corpo.

        

martedì 2 gennaio 2018

Sesso in sauna? … SI-PUÒ-FA-RE!

Ammettete che non aspettavate altro…

E l’Ilare spocchiosa che fine ha fatto? Cosa avrà mai combinato in vacanza nel noto complesso termale sloveno?

Bene, partiamo dai fondamentali: a meno che non prenotiate in un’esclusiva località delle Alpi svizzere, di quelle che devi arrivare in slitta trainata dalle renne di Babbo Natale altrimenti nemmeno ti aprono la baita, la certezza in una vacanza alle terme è quella di ritrovarsi circondati da marmocchi, torme di marmocchi, legioni di marmocchi... 
Devo ammettere che, da qualche anno, ho sviluppato una strana allergia nei confronti dei luoghi molto frequentati, specialmente dalle famiglie con prole vociante al seguito; se poi questi luoghi sono le terme, allora mi trasformo in vate dei bei tempi andati, quando ai bambini veniva cioè riservato un bel mese di confino marittimo (ops, volevo dire sana e felice colonia elioterapica…) e agli adulti era concesso di svagarsi tra pari in spazi adeguatamente predisposti a favorire il benessere. Oggi è invece tutta una distesa di barbarie; e la presenza di ragazzetti e pupi vocianti, invero piuttosto molesta, finisce per rendere del tutto irrealizzabile la propagandata mission del rilassamento post-lavorativo. Sì, insomma, provateci voi a leggere l’ultimo volume della vostra scrittrice preferita attorniata da urla dei simpatici infanti…
Ed è tempo di ripristinare il vero, da troppo tempo seppellito sotto montagne di spot televisivi ingannevoli: i bambini, il 99% di essi (ho tenuto l’1% in modo che ciascuno possa riconoscere in esso il proprio pargolo), sono proprio maleducati. Così il cartello vietato tuffarsi viene letto come un invito a imitare la bravura di Tania Cagnotto; così l’avvertimento vietato giocare a palla in piscina si trasforma in esortazione a formare le squadre per un epico scontro Italia-Croazia che neanche alle Olimpiadi… (orsù, preparate la fronte; perché è praticamente certo che arriverà entro poco una pallonata assassina!). 
Ed il meritato relax? 
Tutto diventa merce preziosissima, che neanche il migliore Indiana Jones riuscirebbe a recuperare dalle profondità del Tempio maledetto; ed anche il nuotare senza sbattere contro un gruppo di ragazzini vocianti, che invadenti si spruzzano acqua, diventa la tredicesima fatica di Ercole. 
O tempora, o mores…
Ma di chi è in fondo la colpa? Della gioventù italica male addestrata dai genitori oppure degli albergatori che, puntando sul nazional-popolare all inclusive, hanno dimenticato la sana abitudine dell’energumeno in ciabatte a bordo vasca che prendeva il moccioso per le orecchio e lo portava nella saletta coi ceci a riflettere sulle colpe commesse?
Alle terme si va insomma per rigenerarsi, con massaggi, saune e bagni turchi, tisane detox e musica suffusa… Ergo, i branchi a pascolo libero di Viola, Giulia, Rocco, Stefano, Piergiorgio e Domitilla sarebbero pregati di andare a brucare un po’ più in là. Non dico nelle piazzole di sosta dell’autostrada, ma quanto meno ad un paio di chilometri buoni dal lettino su cui pigramente ha la bontà s’adagiarsi la mia persona.
Attendo parlamentari novelli disposti a tradurre questo ragionamento di civiltà in un adeguata proposta di legge!
In attesa, per non rischiare di emulare quel santosubito di Erode, penso bene di trascorrere il resto del mio pomeriggio nel settore sauna e bagno turco.
C’è una cosa bella dei paesi al di là delle Alpi, e cioè l’assoluta naturalezza con cui s’espone il proprio corpo nudo; specie se si tratta di prendere un salutare bagno di umidità o di accedere all’ambiente secco della sauna. Lo amo, e lo trovo assolutamente democratico: davanti alla nudità non ci sono distinzioni di ceto; ed ognuno è specchio dell’altro, un po’ come lo erano Adamo ed Eva nell’Eden. Quando sono in vacanza all’estero frequento quindi assiduamente la sauna, cosa che non faccio quando approfitto del relax offerto da una località turistica italiana. Perché? La ragione è semplice: non solo in Italia si rischia una denuncia per atti osceni in luogo pubblico se solo ti azzardi a svestirti nudo nello spogliatoio, ma pare sia obbligatorio tenere addosso il costume anche dentro al nebbioso impianto rivestito di legno. Ma vi pare adeguato? A 90° non solo i costumi, in genere fatti di materiale sintetico, finiscono per rilasciare sostanze tossiche dannose, ma soprattutto finiscono per rovinarsi irrimediabilmente… Ora, poiché in genere io non indosso un semplice pezzo di stoffa bensì una vera e propria opera d’arte in tessuto, state pur certi che non lo metterò a rischio per una decina di minuti di calore intenso.
La Slovenia, per grazia di Dio, appartiene al novero dei paesi civili in fatto di saune e affini; così, dopo essermi tolta il mio splendido intero, posso entrare nella zona rigorosamente interdetta ai minori. Dopo qualche ohm di chiusura della seduta meditativa nel bagno turco, mi traghetto nella più impegnativa delle saune: quella finlandese, dove a 90° a secco si suda davvero molto. E per ammazzare il tempo canonico di soggiorno, sollecitata dalla presenza di un'altra persona, devo dire piuttosto affascinante, inizio a riflettere sui massimi sistemi filosofici; chiedendomi nello specifico se si riesca a praticare sesso anche in condizioni così estreme

Ammetto che il pensiero mi è venuto in mente a causa di un ricordo, che tira in ballo una puntata di Beautiful, quella dove il bel Ridge ansimava tra i vapori assieme alla bionda Brooke Logan (quella cioè che, nel giro di qualche stagione, si sarebbe sposata con tutti i membri maschili della modaiola famiglia Forrester). Rappresentazione di una possibile realtà oppure reificazione di un pensiero erotico ai limiti della fisica? Fino ad oggi tendevo a propendere per la seconda ipotesi, pensando che quei due fossero eroici fino alla santità (perché io, dopo cinque minuti di rosolatura a quella temperatura, avrei come unico pensiero quello di immergermi nella pozza d’acqua gelata che mi attende fuori). 
Scaccio dunque l’impudico pensiero, impegnandomi stoicamente nell’obiettivo minimo della sopravvivenza. E se proprio il sogno erotico deve alimentarsi, che lo faccia grazie ai movimenti dello sconosciuto aitante, dagli attributi ben in vista, che siede sul telo accanto a me. Vedi un po’ che non riesca a risolvere – solo a fini scientifici, ovviamente – il problema del comportamento di due corpi che si fondono l’uno contro l’altro in un ambiente ostile e inospitale come è quello in cui ora io sono.
Nel frattempo il calore della sauna mi illanguidisce, e fiacca la resistenza del mio corpo, tanto da rendere complesso anche il più piccolo movimento. Devo restare immobile, per non disperdere le ultime energie che mi sono rimaste (soffro da sempre di pressione bassa, oserei dire inesistente, hélas). Sono talmente concentrata sul mio respiro d’avere quasi dimenticato la presenza del bell’uomo seduto una fila sopra la mia. Ne sento i movimenti, ed immagino che anche lui stia cercando di sopravvivere. Siamo entrati insieme, scambiandoci una rapida occhiata; ed insieme ci siamo tolti i costumi, lasciandoli appesi vicino agli accappatoi, sorridendo l’uno all’altro, probabilmente increduli della fortuna di ritrovarci da soli in un ambiente di solito troppo affollato.  
Chiudo quindi gli occhi, in modo da rimanere concentrata solamente sul mio respiro; e mi ripeto che, in fondo, si tratta solo di un quarto d’ora: resistere è la sfida; il premio sarà quello di ritrovarsi poi con una pelle liscia come nella canzone degli Afterhours. (https://www.youtube.com/watch?v=7HqSRYs0TZI)
Sbircio la clessidra, che sembra sempre terribilmente piena, e l’uomo si muove; adesso è proprio dietro di me e le sue gambe sfiorano le mie spalle. Io tengo dritta la schiena, fingendo indifferenza. E perché mai?  L’imbarazzo è bandito dal galateo non scritto della sauna! E poi suvvia, sono una donna di mondo, che ha girato tanto e che non teme nulla. 
Però il suo respiro si è proprio avvicinato – parecchio – al mio collo, e leggeri brividi cominciano a corrermi lungo la schiena. 
Forse sarebbe opportuno girarmi, urlandogli in faccia il mio schifato porco, andandomene per lasciarlo solo colla sua erezione. Lo penso solamente, tuttavia. In realtà rimango ferma, e mi chiedo fin dove possa arrivare l’arroganza di un uomo.
Ma non è soltanto quello, è anche che percepisco salire in piacere languido, intessuto di brividi che s’arrampicano dal collo fino alle orecchie, incuneandosi come soffi di aria gelata tra le sensazioni, tra pelle arroventata e alito fresco.
Scende e mi cinge con le gambe; sento il suo desiderio contro la mia schiena. Al punto che, se anche ora lo volessi, farei fatica ad alzarmi. Sono quindi imprigionata, implacabilmente stretta tra le sue gambe. E le mani iniziano a massaggiarmi le spalle, sfiorandomi i capezzoli. Mi sussurra di non muovermi, ma sa che non lo farò…
La sua voce è calda e bella, avvolgente. Dice che mi desidera. Ancora una volta mi dico che dovrei, ma poi non faccio. Il mio corpo si rifiuta del resto di reagire, lasciandosi accarezzare da quelle mani grandi e abituate all’amore. Inizia a leccarmi il collo, muovendosi con la velocità di un serpente che annusa l’aria prima di attaccare la preda. E mi assaggia, con piccoli morsi che vanno dalla nuca fino alle scapole, sussurrandomi che so d’estate e che altro non sono che una sirena celata ai comuni mortali. Poi mi costringe a girare la testa, prendendola colle mani forti e gentili assieme, e mi rapisce con un lungo bacio: ha il sapore del sale, il medesimo sapore di quando da bambina intingevo le dita nel mare, succhiandole con curiosità per assaporarne l’intenso gusto.
Eccomi inginocchiata come una geisha, nell’angusto spazio. E se dovesse entrare ora qualcuno? È un pensiero fugace, perché già mi offre con una mano la sua virilità turgida e opalescente. Non ha più bisogno di parole, e porgo le mie labbra ubbidienti al suo maschio volere. E la paura di essere sorpresi? Chi se la ricorda più; anzi essa finisce per aumentare quella che è l’eccitazione di entrambi. I movimenti, quelli miei e quelli suoi, sono lenti e graduali, come per risparmiare le forze; allo stesso modo degli astronauti in orbita, senza gravità e scarsi di ossigeno.
Mi risveglio dal torpore. La clessidra è finalmente arrivata al suo termine, con la pancia superiore oscenamente sgravata di peso; ed è il mio stesso corpo, sfinito da calore, ad implorarmi di abbandonare il mio sogno per uscire al fresco della realtà. Lo faccio, anche se una strana e leggera eccitazione continua a inseguirmi, appiccicata addosso come il randagio trovato lungo la strada. Che strani sogni si possono fare, specie con la pressione bassa…

L’uomo sconosciuto è dietro di me, mi guarda e, mentre m’allontano, mi sussurra un lieve e intenso grazie.      


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