Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

lunedì 2 ottobre 2017

L’insostenibile leggerezza della vagina, Due libri a confronto.

L’Enciclopedia della donna. Aggiornamento (Valeria Parrella, Einaudi) e Il frutto della conoscenza (Liv Strömquist e S. K. Milton Knowles, Fandango)  

Di quello che preferiscono gli uomini non me ne frega niente

Si tratta di una citazione del libro di Valeria Parrella, un libro talmente irriverente e liberatorio che bisognerebbe prescriverlo come farmaco a tutte le donne, prima e dopo i pasti, specie quando si percepisca un iniziale sintomo di senso di colpa o vittimismo; un libro, insomma, che ammetto tranquillamente avrei tanto voluto scrivere io. Che sia un segnale di svolta? Mi scopro infatti a pensare che, se tra i banchi della libreria posso oggi trovare un libro come questo, allora ciò significa una cosa solo: che le donne hanno finalmente imparato, dopo le pionieristiche sollecitazioni date da Paura di volare, a farsi beffa dei pregiudizi e dei divieti morali. Magari scoprendo il piacere di non provare alcun rimorso ripensando alla notte prima, quando, novelle Emanuelle, ci si è allungate feline sulle poltrone alla ricerca di un qualche sconosciuto viaggiatore a cui dedicarsi. Iniziamo così col dire che si tratta di un libro divertente, che non infiocchetta la realtà delle cose e che parla molto semplicemente di sesso. Ferme lì, vi sento mugugnare a bassa voce; so bene come possa sembrare impossibile, nell’epoca di Pornhub, potere parlare in modo realmente innovativo di questo tema. Eppure è così, credetemi. Ad esempio, nella Enciclopedia della donna non troverete mai l’idealizzazione dell’atto sessuale, magari latamente associato all’immagine della felicità a due. Perché nel libro si tratta solo del piacere declinato al singolare, e neppure di quello “olistico” (che coinvolge e fa bene a tutto il corpo). Qui il fuoco dell’attenzione è unicamente centrato sulla F***. Si, avete proprio letto bene; e non fate quelle faccette allibite. Valeria Parrella ci svela infatti l’esistenza dell’acqua calda, ovvero che l’interesse della F*** non ha sostanzialmente nulla a che fare colle ragioni del cuore o del cervello. Del resto non è così che funziona per il collega maschile, quello cioè che condivide con la F*** sia la latitudine che la longitudine? Se al C**** non viene richiesto di farsi guidare dal sentimento, perché mai alla F*** non dovrebbe essere consentito di fare altrettanto? La cosa evidentemente un po’ ci turba, anche perché noi donne siamo le prime a sostituire questa incriminata parola col più accettabile e ginecologico lemma di “vagina”. Quindi riappropriamoci della parola F***, che spazza via tante ambiguità; perché il termine in questione è fisicità pura, con un valore denotativo che non ammette confusione, uso di vezzeggiativi o di immagini romantiche. Anche grazie a questa parola, così semplice e così immediata, il romanzo di Valeria Parrella si candida apertamente quale sfrontato aggiornamento della famigerata Enciclopedia della donna. Quel vecchio testo, largamente diffuso negli anni Sessanta, regalato dalle madri alle figlie con l’obiettivo esplicito di fornire loro un manuale che si potesse usare per impostare una sana familiare, condita di consigli per imparare a bene rammendare e a ben cucinare, per dimostrare di sapere accudire il prezioso maritino e gli ancor più favolosi pargoletti, aveva bisogno infatti di una bella spolveratina. Allora l’aggiornamento scritto da Valeria Parrella dovrebbe essere scaricato da tutte le donne, esattamente come si fa per l’ultima versione di Windows o di Android. Anzi, dirò di più: l’aggiornamento scritto da Valeria Parrella dovrebbe essere regalato e fatto leggere agli amici maschi, perché in realtà le donne da tempo sanno che l’immagine di loro proposta dalla pubblicità non esiste più. Toccherebbe allora all’altra metà del mondo rendersi conto di come noi donne non crediamo più da tempo alle storie proposte da Liala, e se pure quei romanzetti leggiamo è solo perché speriamo sempre che dopo il bacio appassionato con l’aviatore in divisa bianca leggeremo del momento in cui la protagonista gli toglierà di dosso tutti i vestiti. La notiziona che dunque mi sento di dare è che, alle donne, la “scopata senza cerniera” di Erica Jong piace solitamente assai più che il romantico abbraccio tra gli innamorati del Titanic. Stavo leggendo questo simpatico inno all’erotismo ironico e leggiadro, quando mi è venuto spontaneo associare tale testo ad un altro libro: Il frutto della conoscenza di della fumettista svedese Liv Strömquist. Cosa li accomuna? Anzitutto il fatto che entrambe le autrici, la Parrella attraverso il romanzo, la Strömquist usando il linguaggio della graphic novel, rivendicano il diritto della donna a non provare vergogna rispetto al desiderio di godere di una vita sessualmente attiva e spregiudicata. Al pari della Parrella, anche Liv non si fa dunque distrarre dalle voci esterne. Punta così il fascio di luce direttamente sull’organo femminile, quello che da sempre è l’oggetto morboso del desiderio maschile (e che, paradossalmente, le donne finiscono invece assai spesso per dimenticare; come se non appartenesse al loro corpo, per sbaglio dislocato alla congiunzione delle due cosce). Così, ripercorrendo le diverse fasi storiche dell’umanità, l’autrice denuncia le credenze popolari e le opinioni malsane; così come rimprovera le costrizioni che soffocano il naturale rapporto tra la donna e la sua vulva, le limitazioni che impongono divieti castranti e pratiche mediche ingiuriose. Come quella che considerava l’orgasmo alla stregua di una malattia che la donna doveva assolutamente evitare. E così la storia è purtroppo costellata di uomini in camice, che dall’alto del loro stetoscopio propongono l’asportazione del clitoride come mezzo necessario per calmare il “naturale” isterismo delle donne. L’obiettivo di entrambe le autrici è dunque il medesimo: fare tornare la donna ad essere pienamente consapevole del suo diritto di essere padrona del proprio corpo. Si veda allora la figura urticante proposta nel romanzo della Parrella, perché la cinquantenne Amanda è una donna in carriera, madre di due gemelli adolescenti, che non ha alcun problema col proprio corpo. Non teme gli anni che passano, anzi si sente sempre più libera e gestisce con abilità la sua vita privata. Per lei il sesso è continua sperimentazione, fonte di conoscenza di sé e dell’altro. Così Amanda decide di bandire la parola amore, preferendovi un sesso vissuto come «sempre e solo un presente», una cosa che «esiste finché c'è, poi svanisce, che meraviglia, come l'alcol di un profumo, e lascia solo una vaga essenza sul corpo». Amanda rifiuta qualsiasi svenevolezza femminea, concedendosi al completo appagamento dei sensi; non prova alcun tipo di gelosia, e pretende di non essere limitata nel suo desiderio di libertà e ricerca sessuale. Usando moltissima ironia, in un profluvio di battute rapide ed incisive, Valeria Parrella ci rende più consapevoli, sicure e dotte; esattamente come fa Liv Strömquist, che, sdoganando il ciclo mestruale, denuncia l’ipocrisia del linguaggio usato nelle pubblicità per gli assorbenti. Insomma, si tratta di due libri che ci ricordano come si forse giunto il momento di rispolverare i gonnelloni, ritrovarci tutte assieme in una piazza ed urlare felici ancora una volta: l’utero è mio e lo gestisco io!

Ops, credo che serva l’aggiornamento… forse si dovrebbe urlare, con coraggio e spudoratezza, la F*** è mia è come io voglio la do’ via!

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