Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

giovedì 12 ottobre 2017

11 ottobre, tra giornata del Coming out e giorno delle ragazze

Qual è il mio personaggio preferito del Delta di Venere
Su questo non ho alcun dubbio, si tratta di Bijou: la donna più sensuale della letteratura (quanto meno per me); quella col fare da bambola arrendevole, dolce e plastica, impossibile da dimenticare per uomini che desiderano tanto raccontarsi come conquistatori. Una figura che Anaïs Nin ha disegnato in maniera indimenticabile, proprio per l'immediata e irriflessiva disponibilità al piacere, per il desiderio di offrirsi alle mani maschili quale pasta da modellare, per l'assoluta dedizione, santa ed al tempo stesso puttana. E Bijou si lascia attraversare dall’emozione, senza opporre alcuna resistenza; e senza commettere nessun tipo di peccato. Ecco, a mio parere Bijou è perfetta per assurgere a simbolo della giornata internazionale del coming out e delle ragazze.
Ma quale relazione può esservi tra questi due “memento”, che ieri affollavano le bacheche di mezzo mondo?
Forse non esiste relazione; oppure una relazione c'è, ed è quella data dall'esistenza in noi di una trama fatta di mille sottili fili rossi, che s’intrecciano e si stringono tra loro, fino a formare spesse gòmene. 
A volte ne riconosciamo la presenza, altre volte preferiamo fingere indifferenza. 
Per quel che conta entrambe le “ricorrenze” mi solleticano, e mi parlano al profondo. 
Giornata internazionale delle ragazze?  
Ce l'ho, indubbiamente; è la biologia a dirlo, oltre che l'appena superata maggiore età. 
Giornata internazionale del coming out
Ce l'ho! Da appartenente al genere femminile è del resto quasi inevitabile che mi senta coinvolta anche dal coming out
Perché dico questo? Perché da tanto tempo penso che l’amore non risponda ai confini, e che le distanze sono sempre percorribili (basta avere scarpe sufficientemente resistenti). Sono convinta pure che le carezze non abbiano sesso, e che le mani, che prendono e danno, siano sempre generose. Anche quando quelle mani sono femminili. Chi del resto, tra noi ragazze impertinenti, non ha mai provato attrazione per un’amica? Una forte passione che, improvvisamente, ti fa dubitare della tua appurata eterosesualità? 
A me è capitato, e questo mi ha convinto, in modo definitivo, che in amore non esistono confini, e che gli unici elementi architettonici degni di considerazione sono i ponti (quelli belli, a tante arcate, che uniscono rive tra loro anche molto lontane). 
Alla stazione di partenza del viaggio che si chiama amore il primo treno che mi attirò fu ad esempio un treno rosa, colle sembianze allegre di un'amica del tempo dell'infanzia. No, non fate quella faccia: il sesso proprio non c’entrava nulla, perché in quel caso il problema stava piuttosto nell'imparare a gestire quella materia incandescente che sono i sentimenti. 
A partire dalla gelosia soffocante che mi prendeva alla gola quando lei prestava attenzione ad altri, fermandosi all'intervallo a chiacchierare con altri e non con me. 
Perché con me, e solo con me, doveva stare!
Non è forse questo un amore fortissimo? Cos’altro può far decidere di condividere i vestiti, le canzoni, gli interessi, i desideri e le paure? Io volevo essere lei, e lei – ne sono sicura – voleva essere me. Il tempo ci è amico, e oggi tutto ciò ci pare meno strano e morboso. Siamo più abituate a riconoscere questi sentimenti, anche grazie alle pagine scritte da autrici come Elena Ferrante (che trovo geniale, per la capacità nel cogliere, nella tetralogia dell'Amica geniale, la complessità di queste arabescate dinamiche femminili).
No, astenetevi dallo scuotere la gravemente testa; e non dite che le mie parole rischiano di aggiungere confusione nelle menti delle giovani fanciulle. Perché noi donne sappiamo bene, anche quando ci rifiutiamo di ammetterlo pubblicamente, che è tutto, davvero tutto, tremendamente vero; e conosciamo la terribile costrizione del sentimento dell'esclusività, anche quando si tratta di scegliere la migliore amica in prima elementare (e da quel momento riversiamo su di lei dolcezza e sadismo, in personalissimo blend che proprio impariamo allora a creare). Ci sono inoltre terribilmente abituali i tormenti vergati in mille pagine di diario, le confidenze ed i giuramenti, magari stretti nelle lunghe notti dei pigiama party, ed i malumori improvvisi e le odiose ripicche. 
Tuttavia ogni cosa serve, ed ogni cosa ti fa alla fine comprendere come l’amore altro non sia che amore; e come vi sia una dannata, enorme, clamorosa differenza tra quel magnifico sentimento ed il terribile desiderio di “possedere”. 
Quanta fatica però, che devi scontare goccia a goccia. A partire dai corridoi della scuola, quando in una frazione di secondo interpreti il tono di un saluto (e da quella traduzione dipende il resto della tua giornata). Per fortuna arrivano alla fine i ragazzi, e quel mondo assolutamente binario inizia a frantumarsi, travolto da un richiamo decisamente più brutale (quasi ancestrale, si potrebbe dire). Sei ad una svolta; alla svolta (vale forse la pena di dire che ho sempre pensato a quel preciso momento, quando cioè la curiosità di sperimentare le emozioni “lette” su giornaletti prevale sulle emozioni fin lì direttamente vissute, che si decida dell'orientamento che avrai in futuro).
Ma torniamo a me. 
La mia cara amica d'infanzia trovò il suo primo ragazzo, ed improvvisamente prese il largo da me, come un gommone improvvisamente trasportato via dalla corrente; ed io avrei seguito dopo qualche anno, combattuta tra ripulsione per rospi che non si desiderava baciare e desiderio di principi che proprio non parevano avere intenzione di palesarsi. E la vita fece il suo corso, con le fasi sempre uguali e sempre differenti che tutte noi viviamo.
L’intensità di quegli anni di iniziazione li porto tuttavia sempre con me, nel profondo del mio cuore; ed è proprio nel loro ricordo che mi sono col tempo convinta della giustezza di quel che oggi credo. A cosa credo? Che l’amore non è mai uno scontro tra due opposti, bensì una palestra che consente di imparare sempre cose nuove; che l’amore è un donarsi l'uno all’altro, con rispetto e con riconoscenza, smussando qualche angolo ed accettando tanti compromessi, senza mai tradire noi stessi e quello che siamo.
Ah, un'altra cosa credo di avere imparato bene; e cioè che non si deve mai avere paura delle emozioni, e non si deve mai rinunciare ad amare chi ci pare. Uomo o donna che sia.

E questo Bijou ce l’ha insegnato molto, ma molto bene. 

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