Consigli per una vita di coppia felice e per una singlitudine serena, senza troppi sensi di colpa.

lunedì 9 ottobre 2017

Anatomia del triangolo. Istruzioni per l'uso

Giulio Perrone, Consigli pratici per uccidere mia suocera (Rizzoli, 2017)


Con l’età che avanza ritenevo d’essere diventata finalmente saggia; invece eccomi qui a raffigurarmi come una “simpatica canaglia” quel gran fetente di Leo, il protagonista del romanzo di Giulio Perrone. 
Film già visto, il mio. E mi chiedo: sarà mai possibile che debba venire come al solito attratta da questi uomini-bambini, incorreggibili Peter Pan che proprio nulla paiono poter fare contro il richiamo del testosterone? Perché questo è Leo, un fascinoso scrittore, perennemente indeciso tra l’amore per due donne, insopportabile eppure accattivante. Insomma, avete capito benissimo del soggetto di cui stiamo parlando: del simpatico stronzo. Sì, proprio dell’uomo che ti conquista col suo occhio da triglia; e che, nell’istante stesso dell’ottenuta vittoria, inizia già a pianificare le mosse per raggiungere la nuova preda.
Conosco il soggetto, anche perché ho sperimentato entrambi i ruoli, sia quello della “seconda donna in campo”, costretta ad occultare le tracce (ma con la quale, ovviamente, ci si diverte parecchio), sia quella che finisce per essere inevitabilmente abbandonata, sostituita dalla più giovane sciacquetta (ma tanto cara, praticamente per la badante a cui non devi neppure pagare i contributi…). Mi ripeto quindi che un libro siffatto non dovrei neppure aprirlo, in quanto troppo simile ad una fotografia della mia vita; e perché so già che, se dovessi anche solo sfogliare la prima pagina, finirei di sicuro per trovare giustificazioni anche per la condotta di Leo. 
Come direbbe Ben Volpeliere-Pierrot, Curiosity killed the cat… 
E la curiosità ha finito per far lasciare lo zampino anche alla sottoscritta. Quindi, nonostante la bile che montava, paragrafo dopo paragrafo, borbottando come una vecchia – no, vecchia proprio no… diciamo vintage – pentola a pressione, mi sono fatta prendere dalla vita rocambolesca del Leo protagonista. Un tombeur des femmes navigato, eppure incasinato come pochi altri, stretto tra una giovane compagna, fresca come una limonata ghiacciata in pieno agosto, ed una ex moglie ammaliante, strega di bellezza e d’incandescente erotismo. E sia! Alla fine ho letto tutto d’un fiato, curiosa di comprendere come si sarebbe alla fine conclusa questa storia di amori triangolari, sgarrupato come pochi altri, vissuta con lo sfondo bohémien del quartiere di San Lorenzo a Roma.
Partiamo dai fondamentali, ovvero il protagonista. Leo è uno scrittore quarantenne, che si lascia vivere surfando con leggerezza sull’onda degli eventi che gli capitano Il grande fatto della sua vita è la separazione da Marta, donna affascinante e sensuale, che lo ha sbattuto fuori di casa dopo averne scoperto il tradimento; così, quasi per necessità, Leo inizia una convivenza poco coinvolgente con la giovane e bellissima Annalisa. 
Nulla di nuovo sotto il sole, sapeste voi care amiche quanti ne ho incontrati nella mia vita di questi narcisisti senza speranza, molto più attratti dall’autocommiserazione che dallo spirito d’azione…. Il profilo di Leo è del resto tracciato dalla la sua psicologa, la quale afferma che lui «sembra proiettare le sue emozioni solo sulle persone che non potrà vivere veramente, lasciandosi andare a quello che accade con l’inconsapevolezza di uno sciocco che in realtà non è».
Ma lasciamo perdere Leo, perché forse le vere protagoniste del romanzo sono le due donne, figure antitetiche come più non si potrebbe. Da un certo punto di vista, poli alternativi della femminilità. Da una parte c’è la donna matura, forse troppo cinica e disincantata, ma dal fascino forgiato dall’estrema sicurezza in se stessa (a partire dal cospicuo conto in banca posseduto); dall’altra c’è la giovane, di grande avvenenza ma incapace di operare la muta da quell’esoscheletro irritante della sua perfetta bellezza. Insomma, troppi sorrisi e troppi “ti amo”, troppa poca cellulite sulle chiappe e troppe poche rughe in viso (proprio non si può reggere!). Leo finisce per fungere da metronomo, perennemente in bilico tra l’una e l’altra; tra una storia appagante in virtù di un sesso veramente ben fatto e una storia tranquilla che vezzeggia l’ego assai più che il membro.
Ah sì, dimenticavo che Leo è uno scrittore, e, tra un amplesso e l’altro, deve anche lavorare… Tra le pagine più spassose vi sono sicuramente quelle in cui si racconta la vita di redazione, squadernando un repertorio di bozzetti umani senza pari, dal Leopardi che ha salvato la casa editrice grazie al romanzo colla casalinga veneziana sessualmente disinibita come protagonista; al Cristiano vegano, oltranzista e ipocondriaco. Tutti quanti, nessuno escluso, si sforzano di compiacere il capo presuntuoso, inconsapevolmente privo di doti artistiche, assecondandone il tentativo di trovare sempre nuovi e surreali modi per eliminare una suocera (questo dovrebbe essere il soggetto del romanzo giallo che si vuole mettere in produzione). Alla base di tutto pare esserci il desiderio di Leo di non decidere, di mantenere la dolce e comoda ambiguità della relazione a tre, fatta di sesso pirotecnico con l’ex moglie e di sereni abbracci colla giovane di lui adorante. Accanto alla trama divertente e spumeggiante, colpisce infine il ritmo incalzante e la spontaneità del linguaggio. E nonostante il tema pruriginoso, che parla di relazioni amorose complesse, di crescita personale, voluta o imposta, di perdono tra consanguinei e di infinite possibilità di riappacificazione tra generazioni, la sensazione che ci pervade, dall’inizio alla fine, è quella di avere a che fare un romanzo garbato e in cui prevalgono i buoni sentimenti. La conclusione? Io certo, care amiche, non ve la dirò… ma sappiate che la conquista dell’uomo Peter Pan è sempre effimera, e nonostante tutti i vostri sforzi il lupo perderà sempre il pelo ma certo non il vizio!

Pertanto, care amiche una volta che vi siete liberate di un ex, perché riprenderselo? Lasciamolo pure alla giovane badante tanto motivata che, a differenza nostra, sembra decisamente più portata per una vita davanti all’asse da stiro. 

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