Tutto quel che mi trasporta da un luogo all’altro
evidentemente m’ispira; così, dopo il treno e l’aereo, non potevo non inserire
nella mia top ten la cara e vecchia automobile. Del resto, ammetto candidamente
di nutrire una particolare simpatia, da sempre, per il “sesso in viaggio”, rocambolesco
e con quel tanto di pericolo da renderlo eccitante. C’è chi predilige un comodo
letto, e chi come la sottoscritta per anni non ha potuto mai disporne. Vi ho
già raccontato della mia vita precedente? Quando cioè mi aggiravo per l’Italia,
tra uno scavo e l’altro, come una sorta di Indiana Jones della cazzuola? Si
trattava di una vita affascinante, ma certo non semplice. Pala e piccone erano
i miei strumenti di lavoro, e la carriola la cosa che maggiormente si
avvicinava a un’autovettura; e se gli scarponi da cantiere facevano molto alternative, l’abbronzatura da muratore
s’incaricava di ripristinare la triste realtà delle cose. Ammetto che c’è stato
un periodo della mia vita in cui non solo avevo dimenticato l’esistenza di
trucchi, di creme e di abiti carini, ma anche quella del caro e vecchio letto.
Provate voi del resto a vivere decentemente in occasione di scavi in cui si
deve stare tutti, a volte più di decina, all’interno di una stessa casa! Perché
così tanti in un appartamento? Semplice, per ammortizzare le spese di affitto e
sopravvivere fino al sospirato pagamento. Molte volte mi capitava quindi di
dormire su brande o materassi di fortuna. Questo modo di vivere precario aveva
evidentemente un’influenza sulla mia vita affettiva; e mi aveva rafforzato
nella convinzione che fosse il caso di evitare ogni relazione stabile. Mi sarei
dedicata solo allo studio, per diventare una donnina seria e ineccepibile.
Tutti buoni propositi, puntualmente smentiti da qualche scivolata. Come ha
sempre detto una mia cara amica: non ci
si può negare ogni tanto un giro di giostra un po’ più lungo di altri. Ebbene
raccontiamolo. Lui era qualche anno più grande di me, aveva un lavoro serio - non
come la sottoscritta, sempre felicemente con il conto in rosso – e abitava in un
appartamento opportunamente dotato di stanza da letto e vasca da bagno con acqua
corrente. Non proprio come il mio tugurio, senza mobilio e con una doccia
comune moooolto condivisa. Per non farsi mancare nulla era pure gentile, raffinato
e di bell’aspetto. Dopo un po’ iniziavo però a sentire che la nostra storia era
arrivata ai titoli di coda: troppo diversi, lui abituato ad avere più che a
dare ed io… bhè io che non riuscivo più a sopportare le sue occhiate di
riprovazione tutte le volte che indossavo i miei cari pantaloni da cantiere. Lo sapevamo entrambi, stavamo soltanto
decidendo a chi toccasse esplicitarlo. Così, per evitare il solito teatrino di
lui che ti riporta a casa e poi ti lascia per sempre dicendoti le solite
ovvietà, una sera ho deciso di uscire di scena lasciando una chiarissima traccia
di me nella sua memoria. Una traccia indelebile, che avrebbe ricordato per
tutta la vita.
La macchina sfrecciava sull’autostrada deserta e io
inizio a sfilarmi un indumento dopo l’altro, seguendo il ritmo dettato dal
rombo del motore. Ormai quasi nuda, arrivata cioè all’indumento dopo il quale
nulla v’è più da sottrarre, ho scavallato il freno a mano e mi sono accomodata su
di lui, il quale nel frattempo continuava a guidare. Attonito e stupito per la
mia audacia. Con voce perentoria, iniziandogli a baciare il collo e leccare il
lobo dell’orecchio, gli ordino di fermarsi alla prima piazzola libera.
Bisognerà pure terminare quello che ho iniziato! Devo ammettere che a questo
punto l’abitacolo s’era ormai trasformato in un forno, con i vetri
completamenti appannati. Ansimando, il mio lui mi sussurra piano che vicino al
finestrino pare essersi fermato un uomo interessato allo spettacolo, al che io
mi giro e mi rendo conto che la piazzola nel frattempo s’era fatta molto
affollata. Al nostro arrestarci, l’auto che ci seguiva aveva deciso di fermarsi
anch’essa; ed ora il conducente, preso evidentemente da un sentimento di
condivisione eucaristica, mimava quel che noi si faceva. Fuori e al freddo,
poverino. Del soggetto in questione purtroppo non posso descrivervi il viso,
che proprio non riesco a ricordare. Ma se volete, in privata sede, vi racconto altre particolarità meno nobili. Alla fine possiamo
dire che non solo il mio prossimo ex, ma anche altri abitanti del luogo, hanno
potuto godere – e mai verbo fu più efficace – della mia ultima interpretazione
quale fidanzata appassionata. Meglio di Eleonora Duse, da quelle parti sono
ancora lì a domandare un bis…
#CarloVerdone#ClaudiaGerinifamolostrano
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