va-gi-naaaa…
Non vi sembra che la parola stessa abbia un suono incantevole,
armonioso e luccicante? Pensateci bene: quando la si pronuncia a voce alta pare
infatti di avere a che fare con una canzone. Prevale la A, vocale aperta; e per
pronunciare bene il termine occorre spalancare le labbra e scandire il tutto quasi
sorridendo. In una esplosione di glitterata gioia.
Le mie amiche ed io siamo del resto vagine, e non ci
vergogniamo punto di definirci tali; anche perché in questi anni l’abbiamo usata
proprio bene, e ce ne siamo prese cura con dedizione. L’abbiamo regalata con disinvoltura
a coloro che la meritavano, amici, amanti o compagni. L’abbiamo però anche
coccolata, perché mica ce la siamo tenuta nascosta come una reliquia. E perché mai
avremmo dovuto farlo? Del resto, se la dai di solito non se la tengono e anzi
ti viene spesso anche poi restituita. Per lo più felice e rilassata, come dopo
una settimana di terme e Spa.
Ricordo quando per la prima volta ho scoperto la
sua esistenza. Che emozione... (scusate, sono sopraffatta…). Allora,
riprendiamo: avevo circa sei o sette anni, e facevo il bagno con due amichetti.
Le nostre mamme erano molto amiche e quindi capitava che noi bambini trascorressimo
molto tempo assieme, dormissimo nello stesso letto e condividessimo spazi e
giochi. Eravamo quindi nella tinozza, e abbiamo iniziato a spruzzarci col getto
dell’acqua della doccetta mirando con precisione alle parti intime. Fiiii, dei
veri cecchini! Devo dire che la cosa non mi ha lasciata indifferente, e credo
che lo stesso sia capitato ai miei occasionali amichetti (non vorrei
sbagliare, ma secondo me, a partire da allora, tutti e tre, nelle rispettive
camerette, ci siamo esercitati a quel nuovo gioco… tanto, tanto esercizio).
Dunque, la morale della favola mi pare sempre una: non condanniamo l’autoerotismo;
del resto, come sostiene Woody Allen, si sta solo facendo sesso con qualcuno
che si stima molto. Poi è venuta la sperimentazione scientifico-artistica, con noi
ragazze desiderose di guardare negli occhi il mondo ormai sempre più spesso guidate
dalle parole di un qualche cantautore-mentore. A fare l’amore alla boia di un Giuda e al freddo in una stanza di altri e
spoglia.. era più un fatto “di clima e non di voglia”. Chi ci ha aiutato allora
sono stati amici generosi e curiosi, dimenticando le raccomandazioni di nonne e
mamme in ansia per l’integrità del nostro imene. E alla fine, guardando oggi
indietro, devo dire che ce la siamo cavate più che bene.
Per tornare a LEI, quanta ignoranza c’è intorno
alla vagina?
Tanta, e non solo maschile. Basterebbe citare un
piccolo aneddoto. Quando frequentavo il primo anno di università avevo un’amica
terrorizzata per il test di gravidanza che avrebbe dovuto fare: il suo ragazzo,
con cui non aveva mai avuto rapporti completi, aveva infatti eiaculato in
prossimità della sua vagina. In prossimità? In prossimità quanto? Se non hanno
bisogno di google maps per arrivare a
destinazione allora forse c’è da preoccuparsi; però anche se giungessero al
punto, quei cattivoni di spermatozoi saranno poi dotati di materiale d’alpinista
per scalare in sicurezza la vulva? Mica saranno tutti emuli di Messner alla
conquista dell’Everest! Spero che nel frattempo la ragazza abbia ampliato le
sue conoscenze geografiche.
Vagine rilassate e vagine arrabbiate. Come quella
volta che ho seguito l’autorevole consiglio di un’amica viaggiatrice, di quelle
molto ma molto esperte in adventure
travel (se dovessi un giorno riferire di essermi iscritta a un viaggio
simile, per pietà abbattetemi subito… ve ne do facoltà), la quale enumerava i
vantaggi della depilazione completa Molto più igienica, mi diceva… e vuoi
mettere la comodità quando si tratta di staccare una qualche sanguisuga
maliziosa che proprio lì è andata a svernare.
Pur non avendo alcuna intenzione di avventurarmi al
di fuori di paesi di comodi bidet (ed è molto dura, ormai… parbleu), quel consiglio ho finito per farlo mio approdando alla pratica
estrema della depilazione brasiliana. Mannaggia a me, non l’avessi mai fatto e
mi fossi tenuta il mio pelo riccio da barboncina di lusso. Adesso mi ritrovo a spendere
patrimoni al fine di conservare lo stato della pelouse, rinnovando a frequenza settimanale la potatura (piccola
avvertenza per le giovani naviganti: se si inizia con la ceretta totale, poi non
c’è più luce in fondo al tunnel e ne diventi schiava). Per farsi perdonare
dalla povera nostra compagna di viaggio e di giochi la tortura della forzata tosatura
diviene poi opportuno non farsi mancare copiosi acquisti di biancheria in seta,
impalpabile e delicata, che accarezzi le parti intime arrossate e ne accompagni
il ristoro come una carezza birichina. Adesso però basta parlare dei miei
ricordi e del rapporto con la migliore amica che ho, passo la parola a Donatella
Tarozzi, che molto più seriamente di me è in grado di spiegare come funziona e
quali accortezze donne e uomini debbano avere per maneggiarla con cura.
Liv
Stromquist ha creato un fumetto sulla vulva. La disegnatrice svedese,
femminista convinta, affronta, con intelligenza e grazia, un tema spinoso: la
vulva nella storia. Le donne sono state quasi sempre identificate, un’epoca
dopo l’altra, come soggette sottomesse ai desideri irrazionali espressi dalla loro
vulva, come se questa vivesse di una vita propria. A tuo parere quanti conoscono
realmente cosa sia questo spazio delle delizie, ben protetto in mezzo alle gambe
femminili?
In realtà la vagina è solo una parte
dell’organo sessuale femminile. La parte esterna dei genitali femminili si
chiama VULVA e comprende l’area dal monte di Venere all’ano cioè clitoride,
piccole labbra, grandi labbra e vestibolo vaginale cioè l’entrata in vagina. La vulva è composta da tessuto erettile
elastico e spugnoso ricco di vasi sanguigni e gioca un ruolo fondamentale nelle
sensazioni sessuali e nell’eccitamento. La clitoride è formata dal glande che è
la parte esterna lunga 1-2 cm circa particolarmente sensibile alla stimolazione
manuale ed orale e da una parte interna che misura 3-4 cm a riposo fino a circa
7 cm in erezione. E’ simile al corpo spongioso del pene e la sua stimolazione
contribuisce alla lubrificazione della vagina essendo a stretto contatto con la
parete vaginale anteriore. Pertanto solo la parte interna dei genitali
femminili è chiamata VAGINA ed è un canale muscolo-membranoso che collega
l’utero alla vulva cioè alla parte esterna. Vulva, uretra, vagina e ano
costituiscono il perineo che è la parte visibile dall’esterno.
Parlando
con le donne mi è capitato spesso di sentire ancora tante inesattezze circa l’orgasmo
vaginale o clitorideo. V’è addirittura qualche donna che pensa all’orgasmo clitorideo
come un finto orgasmo. Oppure ci sono donne che sono convinte che solo il
raggiungimento in contemporanea dell’orgasmo provi l’esistenza del vero amore. Ho
anche raccolto confidenze di ragazze che non avevano mai provato il piacere, applicandosi
al solo orgasmo del partner. A tuo parere esiste una “ginnastica” utile a favorire,
anche durante il rapporto, il raggiungimento dell’orgasmo da parte della donna?
I genitali femminili sono collegati alle
ossa del bacino mediante alcuni muscoli, in gergo anche chiamati muscoli
dell’amore. Durante la penetrazione del pene in vagina la contrazione di questi
ultimi favorisce la lubrificazione, il rigonfiamento delle piccole labbra e
della vagina, la trazione, vibrazione, stimolazione ed erezione della clitoride
e contribuiscono al raggiungimento dell’orgasmo. Ma di questo ne parleremo nel
prossimo incontro che faremo il 6 marzo.
Esiste veramente il fantomatico “punto G”?
Certo che sì! È un’area di 1-2 cm sulla
parete anteriore della vagina vicina alla vescica e uretra particolarmente
sensibile alla stimolazione meccanica diretta. Durante l’orgasmo il muscolo
elevatore dell’ano porta il corpo della clitoride in stretto contatto con la
parte anteriore della vagina e questo potrebbe spiegare la particolare
sensibilità del cosiddetto punto G. Le uniche strutture anatomiche identificate
nel punto G sono le ghiandole di Skene che secernono un fluido durante la
stimolazione sessuale, e favoriscono l’eccitazione e l’orgasmo.
Alcune
giovani donne, specie se alle prime esperienze, mi confidano d’avere provato troppo
dolore (o di non averne affatto provato); alcune dicono di sentirsi giudicate
dal loro ragazzo perché, nel momento della deflorazione, non hanno versato
sangue. Possibile che la “verginità” rappresenti ancora un problema per le
stesse donne? E, parimenti, com’è possibile che gli uomini siano ancora così
condizionati da tabù e credenze popolari?
L’imene è una membrana sottile ed elastica
che protegge l’entrata in vagina e dal punto di vista anatomico fa parte dei
genitali esterni cioè della vulva. È visibile con l’uso di uno specchio. In
genere l’imene viene lacerato durante il primo rapporto sessuale ma in alcuni
casi è talmente elastico da non essere intaccato dalla penetrazione. Può essere
lacerato durante il parto o con l’uso di assorbenti interni, uso della
bicicletta, particolari attività sportive. L’imene ha caratteristiche diverse
da donna a donna: sono state rilevate almeno otto conformazioni, anulare o
circolare, semianulare, imperforato, ecc… La deflorazione, cioè la rottura
dell’imene non è dolorosa e può portare un temporaneo sanguinamento. In alcune
donne l‘imene è inesistente dalla nascita o poco sviluppato ma questo non
comporta problemi a livello fisico o sessuale. L’estrema rigidità e resistenza
dell’imene può rendere impossibile la penetrazione e può dare origine a varie
problematiche come il vaginismo. L’imene non è un metodo anticoncezionale perché
come così come il flusso mestruale e le secrezioni vaginali sono in grado di
attraversare la membrana, anche il liquido seminale può penetrare all'interno
della vagina e fecondare efficacemente l'ovulo. L’informazione è fondamentale
perché l’idea che l’integrità dell'imene sia sinonimo di verginità femminile e
che durante il primo rapporto sessuale ci debba essere una perdita di sangue
costringe ancora oggi molte donne a vivere male la propria sessualità, a
sentirsi ingiustamente accusate di non essere più vergini e a ricorrere per
motivi sociali, culturali o religiosi ad una imenoplastica per ristabilire la
verginità anatomica.
È vero
che alcune ragazze si fanno chirurgicamente ritoccare la vagina?
È aumentata negli ultimi
anni anche la chirurgia estetica vaginale per l’errata convinzione che la
propria vagina abbia qualche difetto perché diversa da quelle viste sui
giornali o sul web. Ogni vagina è diversa come sono diverse le mani, gli occhi,
la statura, i piedi. Non esiste paragone. Non ci sono vagine di serie A e di
serie B. Ogni donna deve essere ORGOGLIOSA dei propri genitali.
Per approfondire e discutere insieme tutti questi
temi ci troviamo al Tribeca caffè di
via Trieste, a Ravenna, a partire da 20 febbraio, dalle ore 20.30. Durante
serata l’attrice e scrittrice ravennate Francesca Viola Mazzoni reciterà brani
scelti da “I monologhi della vagina”
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