La natura umana offre
infiniti esempi d’adattabilità e ingegnosità, specialmente quando sono gli individui di genere maschile ad applicarsi per combattere la dura lotta per la riproduzione. Devo quindi dire grazie, mille volte grazie, all’esemplare maschile
che mi ha appena contattato per offrirmi – bontà sua – un lavoro da modella
(ovviamente aggiungendo che AS-SO-LU-TA-MEN-TE necessario che gli inviassi per wapp anche mie fotografie in intimo…).
Lo ringrazio anzitutto perché mi rassicura sul fatto che una parte dell'umanità – non la migliore, ahimè lo riconosco – sarà in grado di sopravvivere, in
compagnia di scarafaggi e grilli, agli effetti di un’eventuale esplosione
nucleare; e lo ringrazio perché lo stesso soggetto mi offre un argomento interessante per la pagina settimanale del nostro affezionato blog. Grazie al nostro fenomeno possiamo infatti riflettere sulla vacuità degli approcci in rete, sulla insostenibile
pesantezza dell’inganno seriale (quello che si ripete sempre uguale a se stesso
e privo di qualsivoglia inventiva creatrice) e fare alla fine risuonare un campanello
d’allarme circa l’esistenza di tale genere pericoli (specialmente per le giovani,
che potrebbero anche essere indotte a credere d’avere facilmente trovato la via
lastricata di mattoncini d’oro).
Il soggetto in questione
questa volta è stato decisamente sfortunato, perché la sottoscritta non è “nata
ieri”; e perché l’ambiente un poco lo conosco (ebbene sì, lo ammetto: per
mantenermi agli studi, oltre che per sentire tintinnare qualche soldo in tasca
da trasferire immediatamente nella cassa della parrucchiera, in passato ho
sfilato, indossando abiti e lingerie, e mi sono concessa all’occhio meccanico
del fotografo di moda). Ciò nonostante non ricordo proposte strane o inviti a
cena particolarmente pressanti. Forse era il mio sguardo truce a dissuadere, forse
il fatto che quel lavoro fosse per me del tutto “funzionale”. Di certo quel
mio ripetere in modo autistico i verbi irregolari della lingua greca doveva
avere poi qualcosa di spiazzante: e se magari, nel bel mezzo di un approccio,
avessi loro chiesto di ripetermi l’intero paradigma di φέρο?
Di sicuro sono stata anche
fortunata, perché in un periodo delicato come è quello della gioventù,
naturalmente esposto ai venti dell’entusiasmo e dell’irresponsabilità, a me
sono capitati solamente seri professionisti. Ed un serio professionista non è
il fotografo che ti domanda di posare in biancheria intima (magari la sera dopo
l’orario di lavoro canonico), bensì quello che adotta un preciso modo di
lavorare (quello cioè che si affida ad una agenzia, valutando prima di ogni
cosa il book dalla stessa inviatogli).
Dunque attenzione care amiche, diffidate e all’occorrenza spernacchiate! Perché
mai, infatti, si dovrebbe inviare a uno sconosciuto, che si è presentato addirittura online, propri scatti in lingerie? Perché ha detto di essere un
grande fotografo, pronto ad aprirti le porte di una carriera dorata in cambio
di alcune innocenti pose? Ma dai…, e dire che i film dei Vanzina dovrebbero ormai
averci insegnato tutto! Però, però… Se è vero che a me, fascinosa …enne, il
Boldi di turno fa solo sorridere, è altrettanto vero che ci sono ragazze in
fiore, appena uscite dall’adolescenza, che nella trappola potrebbero caderci. Mentre
ero impegnata al telefono, estenuata e divertita da questa surreale
conversazione, mi sono infatti venute in mente alcune sequenze del film Ricordati di me; e, in particolare, mi
sono ricordata della tristezza provocatami dalla figura di Valentina/Romanoff, la
diciottenne apparentemente priva di scrupoli disposta a tutto pur di divenire velina della televisione. Allora tutto
il divertimento è sparito, spazzato via da una sana indignazione; e allora ho
troncato, sbattendo in faccia il telefono all’aspirante Weinstein.
Ho pensato molto a questo piccolo episodio e ne ho tratto un paio di conclusioni. Pur non essendo contraria a utilizzare i social per dare più sapore alla quotidianità, la sola idea di inviare a sconosciuti o semisconosciuti fotografie in mutanda di pizzo e fare ammiccante mi sconcerta. Non solo mi rattristerebbe ritrovare casualmente il mio fondoschiena appiccicato a mo’ di poster nella cabina di un qualche camionista, ma mi fa paura l’impossibilità di cancellare qualsiasi minimo errore dalla rete. E se proprio devo inviare fotografie, queste le mando esclusivamente al mio uomo: in reggicalze nere, con guanti in velluto e mascherina di pizzo. Parbleu, il mondo è talmente volgare che un semplice pizzico di classe può illuminare il cammino della redenzione!
Mi è poi venuto anche in mente che si può fare utile “servizio sociale”, e che si può usare un blog di facezie per aiutare tante ragazze a non farsi accalappiare da questi sedicenti pigmalioni. Ecco allora che ho interessato un’amica come Eleonora Anna Bove, una professionista vera, che alterna l’attività di fotomodella a quella di fotografa, perché ci aiuti a comprendere meglio quel che succede in questo mondo. Pur giovanissima – classe 1991, meglio non ricordarmi cosa stessi facendo all’epoca… - Eleonora collabora colla rivista d’arte on line D-Art ed è una vera fucina di idee, progetti e realizzazioni.
D. Cara Eleonora, prima di tutto vorrei che ci raccontassi di te e
della tua formazione di artista. Da dove nasce questa formidabile passione per
la fotografia, arte che pratichi sia come modella sia come fotografa?
R. Ho iniziato a posare un po' tardi, a 18/19
anni, poiché in molti mi facevano notare che nelle foto apparivo sempre molto
fotogenica ed espressiva. Effettivamente era qualcosa che mi veniva
naturale e, col tempo e l'esperienza, ho iniziato a crederci veramente. Come
dico sempre a chi me lo domanda, le due cose non sono poi così lontane: sono
semplicemente due facce della stessa medaglia. Con gli anni sono cresciuta e ho
capito la potenza della fotografia come forma espressiva e, da qui, ha preso
vita la voglia di fotografare e guardare in prima persona. Mi sono esercitata
tantissimo allo specchio e nel fotografarmi da sola, per catturare
l'espressione e comprendere se potessi esprimere qualcosa. Spero di riuscirci,
nel mio piccolo.
D. L’essere
belli – una vecchia battuta di Zoolander aggiungerebbe “belli,
belli in modo assurdo” – è davvero un biglietto da visita capace di aprire
mille porte?
R. Sicuramente l'aspetto fisico è un biglietto da visita innegabile,
ma è sempre un qualcosa a doppio taglio. C'è ancora il luogo comune
"piacente e stupida". Durante un colloquio di lavoro comereceptionist,
mi son sentita dire che le due attività non sono conciliabili. Da una figura
universitaria mi è stato detto: "Se è bella, sarà probabilmente
stupida". Intravedo molti pregiudizi, onestamente.
D. Nel
mondo della moda è molto frequente venire a sapere di storie sgradevoli, di
attenzioni non gradite o di false promesse di lavoro. Cosa consigli ad una
ragazza che voglia intraprendere la tua carriera?
R. Quello che posso consigliare personalmente è
di avere sempre gli occhi aperti, di non dare mai nulla per scontato. Quando si
inizia a posare, è sempre meglio presentarsi accompagnate ad un set o a un
casting. Quanto alle agenzie, bisognerebbe far attenzione a chi domanda
soldi: se un'agenzia è interessata veramente a voi, ha interesse a farvi
lavorare. Ogni fotomodella ha dei punti di forza; è quindi essenziale capire in
quale ambito può inserirsi o meno. Quest'ambiente è colmo di gente poco
professionale, e perdersi in un bicchier d'acqua è molto facile.
D. Tutte
noi ragazze siamo cresciute avendo alcune icone femminili. Tu, col viso e il
portamento da icona della nouvelle vague, a quali modelli ti ispiri
quando posi per un servizio?
R. Sono
contenta che qualcuno ci sia arrivato. Sì, le figure femminili dellaNouvelle
Vague hanno sempre esercitato un fortissimo fascino su di me. A 20
anni, ho iniziato a vestirmi prendendo esempio da Jane Birkin, Nico dei Velvet
Underground e Anna Karina. Seguo molto anche Kate Moss, ma indubbiamente gli
anni 70 sono grande fonte di ispirazione per me. Attualmente, invece, adoro
Louise Follain. Chiaramente sono solo punti di riferimento, poi subentra la
propria personalità. Darsi uno stile, indubbiamente, è fondamentale. Ho una
grande stima verso l'italiana Monica Vitti.
D. Quale
forma d’arte preferisci, e quale pensi di privilegiare nel tuo futuro prossimo
professionale?
R. Credo
di essere poliedrica, quindi è una domanda difficile. Direi La fotografia.
Vorrei continuare a posare finché mi è possibile, studiando approfonditamente
per poter fotografare a livello professionale. Non mi dispiacerebbe una
preparazione in recitazione o una seconda laurea al DAMS.
#eleonorannabove #fotomodella #fotografiadimoda #approccinrete
Intimamente efficace nel raccontare la cornice dove la fauna umana si esprime con l'intento di fare un gool...artistico, sensuale, sessuale o goollonzo nella maggior parte dei casi.Daltronde dopo migliaia d'anni di educazione ingannevole sarebbe strano se i goollonzi fossero la minoranza...ma è proprio così che andrà, la maggioranza farà gool stupendi una volta educati secondo natura.Intanto...resti salvo chi può.Ottimo articolo perchè scritto su riflessione di esperienze vissute.
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