Poliamore,
poliamore... ma di cosa stiamo parlando? Di un malattia rara o di un disturbo
della personalità? Di un animale esotico o di una setta esoterica? Mettetevi
comode, care amiche mie, che proviamo a ragionarne assieme.
A
furia di frequentare playboy, playgirl, trav, trans, scambisti, sexy shop,
sensual shop, ghost players, locali alternativi e Comuni hippie in mezzo alle
montagne, ho finito per imbattermi anche in persone che abitualmente esercitano
il poliamore. Veri e propri guru che si dedicano alla cosiddetta affettività aperta, senza vincoli e
generosa, spontanea e disponibile alla reciprocità. Lo so, lo so… vi vedo,
pronte a storcere il naso con l’aria di avere già capito tutto: no, non si
tratta del classico, e in fondo obsoleto, scambio di coppia; e non si tratta
neppure di un modo gentile per definire la classica orgiona in allegria. Al contrario,
con questa locuzione s’intende la condizione per la quale si rifiuta
consapevolmente l’obbligo sociale dell’avere un solo partner alla volta. Non
solo quindi il rifiuto dell’aborrita monogamia, ma l’orgogliosa rivendicazione della
pubblicità del “tutti insieme appassionatamente” (nelle infinite varianti, dal
tutti insieme qui ed ora al tutti
insieme a giorni alternati). Un refrain del Sessantotto? Un ritorno al
gioioso e carnale fango di Woodstock? A me questa cosa ispira parecchio, tanto
che ho deciso di approfondire l’argomento e dedicarci un articolo. E mentre
studio il significato, leggendo le dichiarazioni di chi vi si dedica, mi sento
vieppiù conquistata. Vuoi vedere che sono stata un’inconsapevole pioniera del
poliamore? Vuoi vedere che quel mio comunicare allegra al fidanzato di turno di
non essere il solo a scaldarmi i piedi gelati nelle fredde notti d’inverno altro
non era che un manifesto alla maniera di Dada? Vuoi vedere che la funambolica abilità
nel pormi sempre al centro delle diversificate geometrie della carne rappresentava
una bandiera avanguardista?
La
cosa mi intriga, e quindi vado oltre le prime cose che trovo in rete. E se, una
volta tanto nella vita, mi ritrovassi ben inserita, come un pisello nel suo
baccello (chi ha riconosciuto la citazione?), in una precisa categoria sociale?
Senza essere biasimata, e neppure considerata con l’epiteto di… “quella strana”.
Grazie alla sociologia innovativa potrò mostrare una bella patente, una targa
di riconoscimento che certifichi la naturalità di quella mia inveterata propensione
all’amore libero. Finalmente posso supportare, con un solido ragionamento
filosofico di tipo maieutico, basato sul sillogismo, il mio rifiuto dell’idea stessa
di “appartenenza”. Il significato infatti che ne dà il dizionario è:
La posizione filosofica
che ammette la possibilità che una persona abbia più relazioni intime
contemporaneamente, nel pieno consenso di tutti i partner coinvolti, in
opposizione al postulato della monogamia sociale come norma.
Detta
così mi pare davvero una figata pazzesca!
Fammi
capire, significa che posso davvero avere più relazioni contemporaneamente,
senza dovere nascondere nulla di quel che accade e nell’attesa comprendere – per
decantazione, direi quasi – di chi io sia realmente innamorata? Il tutto alla luce
del sole, senza alcun senso di colpa? E soprattutto senza rischiare di finire
davanti agli avvocati, a litigare per chi debba tenere il cane? Se è così
allora faccio outing: vostro onore,
signori e signore della giuria, ammetto di essere sempre stata una poliamorosa.
Inconsapevole forse, ma dotata di grandissime potenzialità. Anzi, se solo lo avessi
saputo prima... probabilmente mi sarei evitata la fatica di troppi sotterfugi, lo
sforzo mnemonico delle tante bugie inventate all’impronta; e avrei evitato le patetiche
scenate di gelosia, accompagnando con signorilità inglese alla porta chi avesse
preteso di farmi l’uomo addosso.
Forse
il mio punto di vista è drogato dal fatto che all’epoca ero io a sfuggire come
la peste la stabilità; ma se mi fosse capitato di ritrovarmi dall’altra parte
della barricata? Cioè nella condizione di innamorarmi di un uomo inflessibilmente
votato alla libertà? Pensandoci bene, ciò in effetti mi è successo. Ed è stata un’esperienza
impegnativa, specie per chi come me detesta essere seconda… (figuriamoci terza
o quarta!). All’epoca ho messo da parte l’orgoglio, e mi sono imposta una
strategia di più lungo respiro, lavorando ai fianchi l’inconsapevole preda,
usando l’intelligenza ed evitando di fare nascere in lui il sospetto che
pretendessi più di quello che era disposto ad offrirmi. Mi cercava? Io mi negavo.
Mi inseguiva? Io scappavo. Mi diceva che aveva proprio in quell’istante nel suo
letto l’altra? Io ridevo e gli auguravo di divertirsi anche per me, sparendo
poi per giorni senza dare notizie e lasciandolo a rodersi nella domanda su chi
fosse in mia compagnia.
E
allora, care amiche, ecco due consigli sempre validi:
1)
se volete un uomo che vi veneri, lasciate pure perdere il devoto del poliamore;
il narciso individualista, egocentrico e autoreferenziato, non è proprio il
vostro tipo.
2)
se proprio non riuscite ad allontanarvi da lui, almeno evitate di offrirgli
troppo presto sul classico piatto d’argento l’ambita pietanza. Anzi, non
dategliela proprio. Del resto è pieno di donne pronte a concedersi, quindi cosa
se ne dovrebbe fare di un’altra vagina? Siate diverse, siate furbe! Perché,
come dicevano gli antichi, l’asino insegue sempre la carota.
Ciò
detto, rimane in piedi la domanda delle domande: è possibile gestire più
relazioni contemporaneamente? Magari innamorandoci pure perdutamente dell’uno e
dell’altro? A molte amiche è capitato di vivere intensamente emozioni forti,
senza dovere necessariamente fare scelte. Oddio, non devo neppure andare troppo
lontano nella casistica di riferimento; perché alla sottoscritta è successo più
volte. In particolare, ho avuto due grandi amori in contemporanea. Persone
fantastiche, in gamba e intelligenti, e potenzialmente, tutti e due, “uomini
della mia vita”. Mi sono anche chiesta se l’uno non fosse il complemento dell’altro.
Così, ho coltivato la doppia relazione finché mi è stato possibile; senza
sotterfugi e bugie. No, non si trattava del triangolo alla Renato Zero: i miei
due fidanzati non si conoscevano, non si sono mai incontrati e non avevano la
minima intenzione di farlo. Hanno resistito per un po’, poi la gelosia ha
prevalso, compendiandosi nella più classica delle affermazioni: O con me, o con lui! A quel punto ho
deciso di esercitare la disciplina olimpica che mi vede indiscussa primatista:
la rapida fuga, con immediata migrazione verso pascoli più verdi. Del resto,
dal momento che proprio non potevo scegliere tra l’uno e l’altro, allora
entrambi avrebbero dovuto uscire dalla mia vita.
Credo
che praticare il poliamore sia tutt’altro che facile, perché occorre una formidabile
maturità. Nella gran parte delle situazioni capita infatti che quando si ama
veramente sia quasi inevitabile concentrarsi solo su un’unica persona. E se il
poliamore non fosse che una raffinata giustificazione della scelta, più che
legittima ovviamente, di coltivare con coerenza la singletudine. Insomma, un’evoluzione
della più prosaica teoria dell’allegra trombamicizia?
#poliamore #trombamico #amorelibero #iltriangolono #renatozero
Nel buio del rapporto amoroso ci sono lampi di luce e succede che si vede per un attimo qualcosa che prima sfuggiva e quel qualcosa sono io che abbraccio uno spazio più grande o uno più piccolo...Nel leggere il tuo articolo non ho trovato risposta al quesito ancora aperto ma qualche lampo ha messo alle corde il buio e ho visto che la luce avrà l'ultima parola.Sapendo che non finisce qui ti polisaluto a nome di tutti.Ciao Ilaria.
RispondiEliminaCosa dire del poliamore:siamo tutti molto confusi,semplicemente ed eternamente indecisi..e un po' stronzi...poi,quando ci troviamo dall'altra parte,siamo tutti sofferenti e puritani....la realtà, è che la fedeltà è una pretesa che chiediamo agli altri e non necessariamente a noi...
RispondiEliminagrande profffff<3<3<3<3<3<3<3<3
RispondiEliminasono matteo abbate suo ex alunno
RispondiEliminaciao matteo
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