Ilaria Cerioli |
In un pomeriggio di autunno,
col treno sparato a mille verso Termini, percepisco le piccole rughe che
segnano il mio viso. All’improvviso il mio pensiero si blocca, gelato dall’idea
che potrebbe anche esistere, da qualche parte, nascosto sullo scaffale di una fascinosa
profumeria, un miracoloso fondotinta. Che magari consenta di nascondere quell’orrido
segno di bisturi che campeggia tronfio sul mio ventre di madre.
Non ho più vent’anni, ripeto
come una litania durante il viaggio.
Non ho forse lasciato un po’
troppo spazio a questo barlume di compiaciuta vanità? Permettendogli di correre
spensierato per le assolate praterie del desiderio di vita?
Non ho più vent’anni, mi
sono ripetuta poche ore fa, quand’ero ancora nella mia stanza di Ravenna,
intenta a selezionare le sete ed i pizzi da sistemare con cura nella valigia.
Subito però arriva in aiuto
una vocetta, dal profondo della mia pancia, che mi rassicura; e dice sicura: don’t worry baby, …hai ancora un bel
volto, e pure col corpo te la cavi niente male!
Lo so, lo so… quante volte
ho sentito ripetere che Anna Magnani andava fiera delle sue rughe, io però ne
farei oggi volentieri a meno. Anzi no, mi correggo: io le mie rughe le odio, ad
una ad una; ed ho iniziato ad odiarle fin dal momento della loro prima comparsa,
quando ho virato la boa dei trenta (appena qualche giorno fa, sia ben inteso). Le
odio talmente tanto da avere loro dato un nome, come si affibbia un
dispregiativo epiteto al nemico che ti vuole male. Quella in mezzo alla fronte
è la Bastarda, quelle che irriverenti e gemelle si accampano agli angoli delle labbra
sono la Zoccola e la Maledetta. Alle zampette a baffo di gattino, che si
nascondono attorno agli occhi, spetta il titolo di Grandissime Fetenti.
Ma chi ho voluto ingannare,
quando ho acconsentito a farmi fotografare? Perché qualcuno, dotato di senno e
di crudeltà non mi ha fermato, ricordandomi che il ritrovarsi davanti ad un
obiettivo può trasformarsi, specie per una ex belloccia, in una nemesi degna di
uno sgradevole girone dell’Inferno dantesco; una vendetta malignamente ordita
da parte di chi pensa che la donna matura debba necessariamente indossare un
mezzo tacco e una gonna al ginocchio.
No, no, no…
Ecco che dal ricciolo che
copre l’orecchio esce un diavoletto simpatico, dalla chioma perfetta e ben
ornata di impeccabili extensions; un diavoletto che urla gioioso come occorra
fregarsene delle preoccupazioni, perché – se dio vuole – hanno inventato photoshop! Infatti, se così non fosse,
saremmo sommersi di immagini di pancette dovute a stipsi e di primi piani gommosi.
Inoltre, non sto mica preparandomi a posare per Novella 2000; io, Ilaria Cerioli da Fidenza, sto per offrire il mio
corpo – la mia anima no, quella è bella che andata da tempo… – all’arte raffinata
di un fotografo pluripremiato. Per lui certo la bellezza canonica non conterà,
perché ciò che importa è l’essere capaci di esprimere altro dalla perfezione
delle forme. E poi quel che ocorre è l’essere fotogenici, e su questo punto
sono sicura di potere giocare al meglio le mie carte.
Il treno è partito, e nella
tratta da Bologna a Firenze riesco ancora a fingere indifferenza. Mi dico che
sto scendendo a Roma soprattutto per realizzare una fantastica intervista a Turi Avola, e solo secondariamente per
dare il corpo in pasto alla bestia travestita da macchina fotografica. Poi il
paesaggio che scorre dal finestrino muta, e le arrotondate colline mi dicono
che sono ormai a pochi chilometri dalla meta. Allora inizio una dotta
conversazione col vicino, intrecciando rudimenti di fotografia e di Estetica,
scivolando allegramente sui presupposti teorici e fenomenologici dell’arte… e
tutto ciò – lo so benissimo, perché quando voglio sono una spietata critica di
me stessa – solamente per rassicurarmi: quasi che l’intervista non mi interessasse
più, perché l’intera mia anima è ora avviluppata dal terrore dell’obiettivo digitale.
E comunque, se proprio non dovessi venire bene, avrò in ogni caso avuto l’occasione
di conoscere un uomo intelligente e arguto, di sicuro affascinante. Il che non
guasta mai... E poi quel che conta è l’intervista!
Seee… a chi la voglio
raccontare?
Così l’ansia e la curiosità
crescono, mentre il parallelepipedo di Termini mi sta già accogliendo.
La valigia pesa una
tonnellata, ma non è un limite. Quella valigia contiene infatti tutto quel che
serve a fare di Ilaria una nuova donna: un po’ giornalista e un po’ blogger, e
forse anche un po’ modella.Et voilà, sono arrivata allo
studio di Turi Avola (https://turiavola.carbonmade.com/).
Turi Avola |
Tutto è semplice, sia
l’intervista (professionale e appassionata) che lo shooting (il giorno dopo, tra sottovesti di seta e corpetti in
pizzo). Tra l’altro colgo l’occasione per girare, allegra e spensierata, per il
quartiere del Pigneto, lasciandomi cullare dalla sua atmosfera bohemienne,
ricordando Pasolini e celebrando la vita con un bicchiere in mano.
Mi ricordo del resto ancora
quando ho scoperto le opere di Turi Avola, per caso qualche tempo prima alla Galleria Nero, dove esponeva Excessus Mentis. È stata una vera
folgorazione, lo ammetto; tanto da indurmi a volere conosce l’autore. Quale ne
è stato il motivo? Senza dubbio il riconoscimento di un’affinità di riferimenti
culturali, perché anch’io amo il Surrealismo di Man Ray, le atmosfere
allucinate di Tim Burton e l’immagine della donna sospesa tra sacro e profano, tra
sensualità trasgressiva e candida innocenza. Cosa dire di più? Sono emozionata
di fronte allo spettacolo dell’ossimoro, così evidente ed esasperato nella
retorica visiva di Avola. Del resto sono una bilancia, coi piatti evidentemente
mal tarati.
Ma è giunta finalmente
l’ora, di smettere i panni della professionale reporter per indossare quelli, lo
ammetto assai più succinti, di una distratta Amélie d’inizio Novecento; di un
angelo in bustier e autoreggenti, che
pare aver gioisamente smarrito la strada del paradiso. Senza mostrare alcun
pudore, ma lasciandomi guidare dall’esperienza dell’uomo che sa; perché posare
è in fondo come fare del buon sesso: deve esserci sintonia tra fotografo e
modella, per evitare che lo shooting si
trasformi nella meccanica riproposizione della veloce missionaria del sabato
sera. Mi rivedo adesso nello studio, seduta come Emmanuelle, ammiccante e scomposta
sulla poltrone di velluto rosso, guardando con desiderio sconfinato il
fotografo. Perché l’uomo dietro a quella macchina altri non è che un amante da
sedurre, ammaliato dall’assoluta mia sottomissione al suo volere. Ho così giocato
all’innocenza perduta, ballando a piedi nudi sulle note rosa e cremisi di Edith
Piaf.
Ma dimmi un po’, cara Cerioli,
quanto ti sei divertita?
Un mondo, un mondo intero! Soprattutto
quando mi sono, a poco a poco, resa conto che non esisteva più alcun confine
tra la realtà e la finzione; perché in quel momento io ero solo femminilità,
niente altro che pura femminilità. Così penso debba essersi sentita anche Alda
Merini, quando offrì il suo corpo all’occhio meccanico di Giuliano Grittini.
Orgogliosa di quel suo corpo di donna impudica, colle grosse e bianche mammelle
esposte. Ricordo che molti l’accusarono di pornografia… Ma io sorrido di tanta
stupidità, perché la pornografia è ben altro e nulla ha a che fare con
l’esposizione fiera della propria carne sgraziata, imperfetta, eppure
terribilmente vera e attraente. L’immagine di Alda, colla camicia aperta e le
labbra rosse, mi ha così accompagnato e resa forte, rendendo polvere e volo di
mosca il parlare malevolo di chi ha cercato di sminuirmi e di ferirmi; ha
folgorato e reso cenere le voci di chi affermava che una madre, se è tale, non
può farsi fotografare in autoreggenti. Come se non fosse anche una femmina. Del
resto sono nata donna, e solo dopo sono diventata madre.
E se non mi sono mai
preoccupata di nascondere il quadro che un giorno un’amica pittrice mi regalò, con
me ritratta completamente nuda, colla mano appoggiata, lieve e fugace, appena
sopra all’incavo delle cosce, non vedo il motivo per cui ora dovrei
rattristarmi di essere divenuta un angelo. Per un pomeriggio, in uno studio
fotografico appena fuori Roma.
#turiavola #spocchiosamenteilare #gallerianero #fotografiaerotica
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Ciao, sono Theresa Williams. Dopo anni di collaborazione con Anderson, lui si è rotto con me, ho fatto tutto il possibile per riportarlo indietro, ma tutto era inutile, lo volevo tornare così a causa dell'amore che ho per lui, Gli ho pregato con tutto, ho fatto delle promesse ma lui ha rifiutato. Ho spiegato il mio problema al mio amico e lei mi ha suggerito che dovrei piuttosto contattare un incantesimo che potrebbe aiutarmi a lanciare un incantesimo per riportarlo indietro, ma sono il tipo che non credo mai in magia, non avevo altra scelta che provarlo. inviò il cinguettino e mi disse che non c'era nessun problema che tutto andrà bene prima di tre giorni, che il mio ex tornerà da me prima di tre giorni, lancia l'incantesimo e, sorprendentemente, nel secondo giorno, era alle 16.00. Il mio ex mi ha chiamato, sono stato così sorpreso, ho risposto alla chiamata e tutto quello che ha detto è che lui era così dispiaciuto per tutto quello che è accaduto che voleva che io torni a lui, che mi ama tanto. Sono stato così felice e sono andato a lui che è stato come abbiamo iniziato a vivere insieme felicemente felicemente. Da allora, ho promesso che chiunque conosco che abbia un problema di relazione, sarei d'aiuto a tale persona, facendo riferimento a lui o lei all'unico vero e potente cronometro che mi ha aiutato con il mio problema. email: drogunduspellcaster@gmail.com potrai inviarlo via email se hai bisogno della sua assistenza nel tuo rapporto o in qualsiasi altro caso.
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