I’Am Unbeatable (io sono imbattibile): questo è il
titolo della campagna di Donna Ferrato, in sostegno delle donne sfuggite ai
loro aguzzini.
Il
suo è un impegno che dura nel tempo; fin dagli anni Settanta, quando la donna,
oltre ad indossare le gonne lunghe e a portare i fiori nei capelli, iniziava
anche a dialogare colla propria vagina. Scoprendo affascinata come non dovesse
sentirsi in colpa se – horribile dictu
– magari provava anche piacere. Si tratta di una mostra straordinaria, che
lascia un segno indelebile nell’animo di chiunque si avventuri nelle segrete
della fortezza per vederla. Non si può non rimanere toccati dagli scatti di
Donna, che ti graffiano dentro e ti esortano a “tornare alla vita”. Come Dante,
così l’uscire “a riveder le stelle” assume le sembianze della rinascita dalla
morte.
Donna americana: 40 anni
(1970- 2010) è la
mostra allestita presso la Fortezza di Cortona, nell’ambito del Festival On the move 2017.
La
storia per immagini si svolge lungo l’arco di quattro decenni, avendo al centro
il racconto della vita di donne americane, tra lavatrici e frigoriferi, piscine
e villette con giardini, simboli di una middle
class via via impoverita. Gli scatti, crudeli e impietosi, dedicati alle
dinamiche della coppia, fanno poi emergere l’intreccio ambiguo, inevitabile,
pieno di umori corporali, tra sesso, amore e violenza.
Abbiamo
a che fare con un viaggio che inizia nei favolosi Seventies, vale a dire nel
periodo in cui la donna americana iniziò a divenire davvero padrona del proprio
corpo; poi si corre incontro agli anni Ottanta e Novanta, imbiancati della neve
artificiale che distrugge la volontà e annichilisce le inibizioni, durante i quali
quello stesso corpo finisce per divenire pietanza di un artificiale banchetto,
fatto di uomini rapaci e donne annichilite; fino ai nostri giorni, che urlano l’esigenza
di un vero risveglio delle coscienze. Anche a costo di ferirsi, lacerarsi,
vergognarsi e vomitare il proprio disprezzo per se stessi. Così, foto dopo
foto, il cammino s’inerpica per sentieri sconnessi; fino al limite dell’impraticabile,
specie per chi, come me, si pregia di avere avuto un’educazione femminista.
Come non soffrire quindi davanti allo spettacolo della violenza sessuale e dell’umiliazione
prodotta dallo scambismo (swingers)? Come
si può rimanere insensibili rispetto allo spettacolo di una donna
apparentemente libera, perché convinta d’avere scelto di vivere al di fuori della
morale comune, che, in realtà, non è che vittima dello sguardo dell’uomo.
Quando no, spesso, della violenza delle sue mani?
Cosa
è avvenuto nel frattempo? Si può ancora parlare di raggiunta emancipazione? Io
non credo.
Perché
ancora Donna Ferrato, documentarista di grande fama, da sempre impegnata sul
fronte dei diritti, è convinta che il suo lavoro non sia finito; come un cecchino
che prende la mira, così lei punta la sua macchina fotografica e colpisce.
Spara senza pietà, specialmente per l’osservatore maschio (ancora del tutto impreparato
a cogliere la complessità della sessualità femminile).
Per
questo, care amiche, occorre ripeterci sempre “siamo imbattibili”.