Mia nonna
diceva sempre che il tempo è scarso, ed è peccato sprecarlo dietro a cose poco
importanti. Me lo ripeteva ogni volta che indovinava la presenza di una lacrima
nel mio cuore. Troppo cinismo? Chissà, di sicuro non aveva molta fiducia negli
uomini: lei, nata da un coito casuale, con un padre molto più simile a uno
stronzo che ad un padre, allevata da una madre coraggiosa quanto tremendamente
sola, aveva del resto una spessa esperienza del mondo. Si può dunque affermare
che avesse ragione, non foss’altro per la ricca conoscenza del genere umano.
Non che li disprezzasse, gli uomini; tutt’altro. Solo che ne riconosceva la fragilità
e l’insicurezza; ne scorgeva l’infelicità quali mariti insoddisfatti e senza
più fuoco. Anche per questo aveva sempre una parola gentile per tutti, non
sottraendosi mai al compito di ascoltare con pazienza un lamento. Esisteva però
un limite: se si accorgeva che qualcuno s’approfittava della sua disponibilità,
impiegava meno di un secondo per metterlo alla porta. Mi sono spesso domandata
come avrebbe reagito vendendo la mole di traffico social a cui ciascuna di noi risponde? Forse avrebbe riso della classificazione
che ora vi propongo, rigorosamente basata su oggettivi criteri tassonomici. Al
primo posto? Sul gradino più alto s’ergono gli asciugoni depressi; ovvero quelli che, non avendo evidentemente le
risorse per pagarsi uno straccio di psicologo, scelgono per l’appunto il
lettino di casa tua per sdraiarsi a
scrocco. Al posto d’onore seguono gli asciugoni
sex addict, cioè coloro che indefessi ci provano con tutte. Basta che
respirino. Medaglia di bronzo: gli asciugoni
“vorrei ma non posso”, ovvero tutti quelli che, pur desiderando una donna, sono
evidentemente terrorizzati dalla gestione delle possibili relazioni. Giù dal
podio? A poca distanza, ben posizionati per scalare la classifica, ecco che si
avanzano gli asciugoni intellettuali.
Chi sono? Tutti coloro che paiono interessati solo a dimostrarti l’ampiezza
enciclopediche delle loro conoscenze… ovviamente fino al momento in cui arriva,
preciso e puntuale con una bolletta del gas, una richiesta di appuntamento. Cara nonna mia, che pazienza che ci vuole…
NB. Per una fenomenologia dell’asciugone
Dicasi
asciugoni quegli uomini che scrivono
noiosi dragoni assorbi pazienza.
Cos’è un dragone? Ovvio, un lungo soliloquio maschile che ha come unica
finalità quella di arrivare a domandarti un appuntamento (a cui tu, ovviamente,
rinunci). Quindi, cari ometti, se mi riempite la bacheca di inopportuni
messaggi, in cui sciorinate la vostra tenebrosa vita, non siete più
interessanti. Siete solo più noiosi. Morfologicamente l’asciugone ha una certa
età, e di solito pensa che scrivendo una lettera tradizionale, sul modello di
Jacopo Ortis, sia garantita la conquista della gentil donzella (non funziona
così carissimo, il mio tempo è prezioso e ho ben altro a cui pensare che non
alla distinzione tra apollineo e dionisiaco). Quindi, se volete conquistare una
donna, cari asciugoni, vi prego: evitate di raccontarvi come rocker maledetto o
il novello Baudelaire, siate voi stessi e soprattutto imparate l’arte del
riassunto.
Odiami pure ma: "si dicono", "si vendono"... volendo usare una forma desueta (ma fa tanto "colto") diventano "diconsi", "vendonsi", etc.. Non perdono, cioè, il plurale. Chi più donchisciottesco di me, in un' epoca in cui pure gli accademici della Crusca escono cani?
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