Chi lo
avrebbe mai detto che l’industria del Porno sarebbe stata messa in crisi da un
esercito di studentesse, casalinghe, da donne della porta accanto che, ogni
giorno, guadagnano la pagnotta davanti ad una web cam?
Dimenticatevi
tette rifatte, natiche sode delle porno dive, perchè Chatrubate, la più famosa chat a sfondo sessuale del momento, è un
vero talent show dove si possono esibire tutte: dalla vicina di casa, alla figlia dell’antennista
che, o per narcisismo o per arrotondare si cimentano in ammiccamenti e balletti
masturbatori. Insomma un vero e proprio reality all’interno di stanzette
adolescenziali, magari con i libri ancora aperti sulla scrivania e i poster dei
cantanti appesi alle pareti. E se sei una MILF? Ovviamente improvvisi uno
spogliarello nel soggiorno di casa, magari interrompendo la performance per correre
a girare il sugo. Non si sa mai che attacchi sul fondo del tegame.
Un
esercito di donne (anche giovani uomini) in coppia o single, in attesa che
qualche sconosciuto dall’altra parte dell’etere avanzi richieste tipo “togli lo
slip o abbassa la spallina del reggiseno” o “mettiti a novanta”. Ovviamente ad
ogni richiesta corrisponde la monetizzazione che avviene attraverso i token (gettoni).
Le cam girl non
sono sottoposte a orari di lavoro e decidono liberamente quello che vogliono o
non vogliono fare. Possono interagire con gli utenti del sito tramite la chat multipla (per i più generosi è
sempre disponibile uno show privato)
e accettano le richieste di coloro che tippano
ovvero elargiscono un certo numero di tokens per
veder realizzati in diretta i propri desideri. Le performers incassano 10
centesimi di dollaro su ogni gettone ricevuto, mentre il sito guadagna
all’incirca 40 centesimi per ogni gettone. Una cam girl
deve quindi cercare di restare online il maggior tempo possibile ma soprattutto
fornire un ampio menù di “extra” che sono molto più costosi. Oltre ad accettare denaro, alcune ragazze mettono
a disposizione una whishlist,
per cui gli utenti possono scegliere di regalare qualcosa a scelta
dalla lista degli oggetti: si va dalla sexy lingerie alle lavatrici. Il tutto
acquistabile comodamente online.
Poiché
le camgirls sono della generazione 2.0, hanno blog e spazi di incontro in rete
dove si scambiano informazioni sugli utenti e condividono i dubbi che possono
sorgere se inizi una professione così particolare. Navigando tra le chat, in
cui le ragazze dialogano, si resta stupiti nel notare come le nuove generazioni
vivano una sessualità disinibita, internettiana e materialista. Non c’è spazio
per i sentimenti. Quello che si offre in rete è solo uno spettacolo, una
versione erotica del Grande Fratello ad uso e consumo di un pubblico pagante.
Ho
seguito attentamente chatrubate e ammetto di essere rimasta sensibilmente
colpita dalla sicurezza con cui le ragazze single o in coppia (etero o lesbo)
si esibiscono. Che a noi femministe nate negli anni settanta sia sfuggito qualcosa?
Non è che mentre perseveriamo con i nostri modelli, le nuove leve ne abbiano dei
nuovi? Non è che le nuove generazioni di
donne abbiano raggiunto la piena consapevolezza del loro corpo e della loro
immagine da esporlo pubblicamente a scopi di lucro senza concederlo mai?
Ovviamente
per quanto mi riguarda dopo cinque minuti spesi ad osservare una camgirl
impegnata in un balletto sexy piuttosto sgraziato, in preda alla noia ho iniziato
a cercare indizi sulla sua vita osservando i pochi oggetti in vista durante la
ripresa: una cameretta come tante, rivestita da una banale carta da parati. Così,
mentre la fanciulla esaudiva svogliatamente qualche richiesta di un nickname mi
sono chiesta cosa spinge tanti uomini a preferire il sesso virtuale a quello reale
tanto da fare regali alle loro beniamine? A donne con le quali non hanno alcun
tipo di rapporto affettivo?
Secondo
alcuni studi la chat permette di soddisfare immediatamente i propri bisogni,
cosa non garantita in un approccio tradizionale. Inoltre, come già sottolineava
l’indagine “Antropologia della sessualità in rete” del 2006, in chat si
realizza una sessualità trasgressiva per cui nessuno si sente inibito a
utilizzare un lessico colorito e lasciarsi andare alle fantasie più strane. Eppure
qualcosa continua a sfuggirmi. Una volta c’era la posta delle riviste porno in
cui gli italiani si confidavano e raccontavano la loro sessualità vera o
presunta senza troppi giri di parola. Una volta c’era appunto la parola che
faceva da interfaccia tra realtà e fantasia. Scrivere implicava fatica anche
nella costruzione di un pensiero logico e si svelavano perversioni o abitudini
in camera da letto seguendo una sintassi. Oggi, invece, si guarda solo: manca un
plot narrativo che crei una attesa.
Chatrubate
non è altro che un racconto estemporaneo senza narrazione. Un racconto non
raccontato, cioè un racconto della sessualità dove, per dirla con Genette, manca una voce:
quella
del narratore.
Bibliografia e sitografia:
chatrubate.com
www.danielebarbieri.it/texts/RaccontiSenzaNarrazione.pdf
Daniele
Barbieri "Racconti senza
narrazione", Lexia n.5, marzo 1995
Cara
Lady, manie erotiche e vizi proibiti degli italiani nelle lettere alle riviste
porno, edizioni Anthropos Roma 1980
Gerard
Genette “Figure III. Discorso del racconto. Piccola biblioteca Einaudi 1986
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